Società

Un’insolita “Guida” su Isole e Penisola

Guida filosofica dell’Italia costituisce una sorta di unicum nel panorama editoriale italiano, perché qualcosa di simile non è facile trovarlo negli scaffali di librerie e biblioteche. Non è propriamente una guida, non nel senso classico di questa parola, almeno. È, più che altro, un saggio sull’esperienza del viaggio che molti filosofi, artisti e letterati soprattutto europei hanno fatto nel Belpaese tra la fine dell’800 e l’intero ‘900. Quasi una sorta di rovesciamento e di rilettura in chiave filosofica del gran tour di Goethe, impostato su un itinerario che comprende questa volta anche la Sardegna.

Come detto, il libro ha una certa originalità nel mercato editoriale, perché sembrano non esserci pubblicazioni simili in circolazione. Nel libro viene raccontata l’Italia secondo la percezione che ne ebbero personalità come Freud, Nietzsche, Simmel, Kafka, Ezra Pound, Oscar Wilde, Hesse (non solo filosofi, quindi), Simone Weil, Junger e Benjamin, ma la lista è molto più lunga. Le loro impressioni aiutano a vedere con occhi diversi ciò che forse abbiamo più volte passato in rassegna nel corso della nostra vita: il cenacolo di Leonardo, la fontana del Tritone di Roma, i carruggi di Genova, i vulcani del sud Italia, i nuraghi. A titolo di esempio, giusto per dare un’idea del registro stilistico ed espositivo adottato, si propone la lettura di qualche brano del libro e la segnalazione di qualche aneddoto particolare riportato nel libro.

Episodi “curiosi”: la maniacale attenzione dedicata da Nietzsche alle note di spesa, servendosi delle quali programmava i suoi lunghi soggiorni in Italia (Genova, Roma, Napoli, soprattutto Torino) dai quali si riprometteva di ottenere benefici per le sue malconce condizioni di salute. Altro episodio: Simone Weil racconta di come si potrebbe ammirare la volta della Cappella sistina godendo al massimo della sua bellezza: per la filosofa francese, di cui si raccontano nel libro soprattutto i viaggi che fece a Firenze e Assisi, il capolavoro di Michelangelo Cenacolo andrebbe ammirato stando possibilmente sdraiati supini su una panca, con gli occhi rivolti verso l’alto, così da non farsi sfuggire nemmeno un particolare dell’opera. Una prospettiva che, a quanto pare, adottò davvero in uno dei suoi viaggi a Roma. Può dare luogo a un “gioco” di prospettive visionarie anche la visita dell’interno di un nuraghe, come racconta a proposito dei suoi viaggi in Sardegna Carlo Levi. Terzo episodio “curioso”: lo strano rapporto tra filosofi e vulcani (il caso di Nietzsche dimostrerebbe, ad esempio, che se ne sentono spesso attratti, ma che raramente li visitano pur vivendo a lungo nei loro pressi).

Dall’INTRODUZIONE

Forse non tutti saranno d’accordo nell’ammettere che il pregio di una guida dovrebbe essere quello della sua inesaustività. Se dicesse veramente tutto, se ci accompagnasse passo dopo passo in ogni luogo e fosse sempre con noi (come promette e, nello stesso tempo, lascia minacciosamente intendere la parola “vademecum”), una guida non sarebbe uno strumento utile come pretende di essere. La guida non si sostituisce alla persona che deve essere “guidata”, non le riempie la testa di mille nozioni e, tantomeno, le sottrae il piacere della scoperta dei luoghi di cui si occupa. Non è, insomma, una piccola enciclopedia tascabile. Questo vale soprattutto per una guida insolita come la presente. Una guida “filosofica”, come recita il titolo, perché ha a che fare esplicitamente con la filosofia. Più esattamente con quei filosofi delle cui osservazioni si serve.

MILANO

Perdersi è come trovarsi. Lo è, verrebbe da dire, perché per perdersi realmente, ci si deve almeno una volta ritrovare. Ci si perde sempre all’interno di uno spazio; si perde lo spazio, e ci si ritrova all’interno di un altro spazio. Uno spazio caleidoscopico, fatto di numerosi spazi; tanti, forse, quante sono le possibilità di perdersi. Per ogni spazio perso potrebbe, quindi, essercene sempre un altro pronto a subentrargli. Lo spazio è nello spazio, è come un’invisibile rete di salvataggio sospesa sotto i nostri piedi, e questo deve essere il confortevole segreto di quei viaggiatori che amano abbandonarsi alla casualità della scoperta o che, sprovvisti di un buon senso dell’orientamento, si concedono all’esperienza dello smarrimento, consapevoli che, prima o poi, potranno, comunque, ritrovarsi. Forse perdersi tra le vie di Milano non è cosa tanto frequente, ma anche la città più ordinata potrebbe trasformarsi in un caotico intrico. Al talento di chi sa sempre come orientarsi e dove dirigersi, quasi avesse una sorta di bussola incorporata, Walter Benjamin oppone la sottovalutata capacità di chi riesce a perdersi, come si suol dire, in un bicchiere d’acqua, di chi, per ritrovare la strada di casa, avrebbe bisogno di fare come Pollicino, tracciando il percorso compiuto per calcare a ritroso, passo dopo passo, le impronte del primo passaggio. «Non sapersi orientare in una città non vuol dire molto. Ma smarrirsi in essa come ci si smarrisce in una foresta, è una cosa tutta da imparare. Ché i nomi delle strade devono suonare all’orecchio dell’errabondo come lo scricchiolio dei rami secchi e le viuzze interne gli devono scandire senza incertezze, come le gole montane, le ore del giorno». Perché allora considerare banali, come a volte si tende a fare, le città? Due dei viaggiatori di cui in questo capitolo proveremo a seguire le orme – ci riferiamo a Walter Benjamin e Simone Weil – non la pensavano così, e per quanto il loro soggiorno milanese si sia limitato a pochi giorni, entrambi trovarono la città lombarda un luogo degno di considerazione.

VENEZIA

Terra e mare

Viene prima la terra o viene prima il mare? Il mare che può inghiottire la terra o la terra che, per riemergere oltre la superficie violata, deve attendere la risacca dell’onda? Quanta distruzione e quante civiltà vengono dal mare? Quanto mare la terra ha prosciugato agli oceani? E quanta terra verrà sempre più sommersa dall’usurante meccanica dell’onda? Le città di mare sono come gli avamposti di una linea che si vorrebbe invalicabile. Non a caso, molte di queste conservano ancora oggi l’aspetto un po’ arcigno e pittoresco di antichi baluardi. Un tempo, per toccare terra, si doveva procedere per mare, ma ora, si sa, non è più così. E poi, chiediamoci ancora una volta, è la terra che tocca il mare o è questo che bagna la terra? Se si trattasse di un enigma o di un gioco di parole, Venezia potrebbe essere la soluzione. O un tentativo, almeno.

SARDEGNA

Possiamo ammirarli dall’esterno e, là dove è possibile, visitarli anche dall’interno. Una volta dentro, se le circostanze lo consentissero, potremmo provare quella sensazione che si ha quando, ad esempio, entriamo in una casa vuota e disabitata e immaginiamo la disposizione dei mobili, l’andirivieni degli inquilini e le tante relazioni di cui è capace una calda convivialità quotidiana. Dentro i nuraghi, la cui forma richiama quella delle fornaci, ci si riscaldava per proteggersi dal freddo e si dava ospitalità a chi cercava protezione dai nemici o un riparo per la notte. Dentro i nuraghi si montava la guardia e, come fece forse Talete quando cadde nel pozzo, si guardavano le stelle e lo spettacolo del cielo. Dentro i nuraghi, come fa presente Carlo Levi, si può approfittare dell’ombra e del silenzio. Gli effetti di questo esercizio di estraniamento dallo spazio e di sospensione del tempo sarebbero straordinari.

Il libro cita le esperienze e i ricordi dei viaggi fatti in Italia di decine di filosofi, artisti e scrittori. Tra i tanti: il teologo antinazista Bonhoeffer, Ernst Bloch, Theodor Adorno, Benjamin, Ceronetti, Löwith K., Nietzsche, Mounier, Max Jacob, Kafka, Ernst Jünger, Grenier, Freud (nei cui sogni I luoghi dell’Italia ricorrono spesso), Alain, Schopenhauer, Georges Sand, Lou Salomé, George Simmel, Weininger, Paul Ricoeur, Rilke, Pratolini, Paul Valery, Elio Vittorini, Richard Wagner, Goethe, Simone Weil, Oscar Wilde, Virginia Woolf, Maria Zambrano, Stephen Zweig, Herman Hesse, Michel de Unamuno, Marc Twain, Max Picard.

NOTE SULL’AUTORE

Giuseppe Pulina (Sassari 1963) insegna Filosofia e Storia presso il Liceo “Dettori” di Tempio Pausania e Antropologia filosofica presso l’ISSR-Euromediterraneo di Sassari-Tempio. Direttore responsabile della rivista “Diogene magazine” e direttore redazionale di “Mneme-Ammentos”, rivista scientifica dell’ISSR Euromediterraneo, è giornalista e autore di numerose pubblicazioni. Diversi suoi testi sono stati pubblicati da alcune delle maggiori case editrici nazionali, tra i quali: Animali e filosofi (Giunti, 2008), La cura. Anche tu sei un essere speciale (Zona, 2008), Auschwitz e la filosofia. Una questione aperta (Diogene Multimedia, 2015). Alcuni suoi testi commemorativi sono stati interpretati a teatro da Caterina Murino. Ha partecipato a convegni con noti studiosi e intellettuali come Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, e Bachisio Bandinu. Ha pubblicato saggi in collaborazione con Francesca Rigotti, docente di Filosofia politica presso l’Università di Lugano, e Gian Franco Saba, arcivescovo di Sassari.

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