La damnatio ad metalla Storie dei prigionieri dell’impero austro-ungarico nella Sardegna della prima guerra mondiale
Il volume di Giorgio Madeddu – geologo ed appassionato studioso della storia mineraria – ricostruisce una pagina poco nota della Prima guerra mondiale: in Sardegna, come nel resto d’Italia, numerosi prigionieri di guerra austro-ungarici vennero impiegati, secondo le norme della Convenzione dell’Aja del 1907, in attività produttive, sostituendo i centomila sardi richiamati per il conflitto. In numero di oltre ventimila, vennero utilizzati soprattutto nell’industria mineraria (in particolare nell’Iglesiente e nel Sarrabus) ma anche in attività agricole, finendo sparsi in oltre settanta comuni.
Sono tristemente note le pessime condizioni in cui si trovarono i prigionieri italiani, e sardi, caduti in mano austriaca e tedesca; per quanto meno duro, il trattamento dei prigionieri in Sardegna fu comunque assai severo e ispirato all’obiettivo di sfruttarne al massimo le capacità produttive. I rapporti con la popolazione furono peraltro corretti ed ancora numerosi piccoli centri tramandano nella memoria comunitaria il ricordo di questi “nemici” venuti da lontano. Molti ne conservano ancora la sepoltura e li hanno ricordati con cippi e lapidi. In provincia di Nuoro li si ritrova soprattutto in Baronia, dove lavoravano nel settore agricolo.