“Il fronte europeista casomai lo dovremo formare il giorno le elezioni in Parlamento- continua Sassoli – quando si giudicherà la nuova Commissione europea. E i governi di destra stiano molto attenti a chi candideranno perché li rimanderemo a casa. Certo, alle elezioni i partiti politici europeisti avranno bisogno di allargare i loro campi, ma senza snaturare la loro proposta. Mi sembra ormai acquisito – prosegue l’europarlamentare – che il Pd dovrà rappresentare il campo largo di centrosinistra, tenendo ben ferma la sua collocazione all’interno del gruppo dei Socialisti&Democratici. Chi si candiderà con noi dovrà impegnarsi a rafforzare la famiglia socialista europea. Le liste, d’altronde, non saranno un tram del desiderio verso non si sa quale destinazione. La cosa interessante invece di questo passaggio sono i riferimenti dei nazionalisti italiani, dispersi in molteplici liste. FDI ha aderito al gruppo dei Conservatori, Salvini e LePen non riescono ad attirare nuove forze nel gruppo ENF, i grillini non hanno ancora trovato casa e difficilmente la troveranno col rischio di sciogliere la propria forza nei Non Iscritti, che al Parlamento europeo non è un gruppo parlamentare. Le difficoltà della destra – conclude Sassoli – sono evidenti e credo che dovremmo concentrarci più sui contenuti che sulla costruzione artificiosa di pseudo fronti europeisti”.