Editoriali

Savona interno, dramma del Lungobormida

Ponte Romano sulla Bormida (6)

Condizionato da varie situazioni, in apparenza semplici, che cerco di tenere in secondo piano, sempre in equilibrio tra animalità ed educazione sociale, tra sesso e norma, tra carne e spirito, tra puro e impuro, tra alto e basso, tra colto e incolto, tra prima e dopo, tra caldo e freddo, tra grande e piccolo, tra idealismo e concretezza; non c’è traccia di decadenza ma la ricerca di forme grezze, essenziali, asimmetriche, trasformazione che spazza fronzoli e ripetizioni inefficaci, cammino sulla selva di teste per vedere meglio la luce, per non perdere l’orientamento, sempre difficile nella confusione del cambiamento. Procedo a zigzag, scendo e salgo, faccio giri tortuosi, rallento il passo o mi fermo come in attesa dell’ispirazione, entro ed esco, ritorno sui miei passi. Entro di nuovo, scartabello, tiro fuori e metto dentro, apro e chiudo, scrivo e cancello. Uscendo lascio il cancello aperto e mi porto dietro i miei fogli di appunti, mentre cammino li infilo in tasca.

Ogni azione fuori di casa mi procura maggiori informazioni, mi apre il cervello, mi cresce il numero delle sinapsi attive, mi amplia, mi bendispone, mi integra nel nuovo, mi predispone. A Rocchetta c’è oggi un venticello di primavera precoce, soffia leggero tra i rami dei pini, spande un profumo balsamico di natura silvestre; qualcuno però dice che non esistono più le mezze stagioni, infatti è già quasi la stagione di erborare lungo le strade di campagna e a bordo campo.

Ruotano come girandole dove spira il vento, piegano la schiena ai comandanti, chiudono gli occhi al bello, tappano le orecchie al canto, sono come scimmie mute. Affina l’aria fredda di mattina mentre polmoni respirano con cautela. Serenità nel cielo sfila d’azzurro, primi raggi solari rischiarano il paese, la terra è lustra di neve residua. Testi a frammenti sui manifesti, acque chete nel corso del fiume Bormida. Non alberi sulle sponde né cespugli per gli uccelli e ricci: dove manifesta natura? Ottusi hanno raso al suolo alberi giganti, arbusti, cespugli; che sia passato uno o più sterminatori indebitamente autorizzati? Acque traboccheranno (a suo tempo) oltre le sponde rasate?

Che tempi incompetenti, che decisioni irresponsabili, che scarsa considerazione verso i cittadini dei Lungobormida. Ruotano girandole come spira il vento, piegano la schiena ai comandanti, chiudono gli occhi al bello, tappano le orecchie al canto, sono come scimmie mute.

Bruno Chiarlone Debenedetti

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