Usi alternativi del pluriball, nell’arte e nella sartoria
Con un ossimoro si potrebbe dire che il più tradizionale utilizzo alternativo del pluriball – l’imballaggio a bolle che protegge le merci fragili dagli urti – è quello antiansia: schiacciarne compulsivamente i mille piccoli palloncini d’aria per liberare il cervello e scaricare lo stress. Al di là dei viaggi introspettivi alla ricerca del sé, però, oggi il pluriball conosce un’espansione d’uso un tempo insospettabile, con declinazioni artistiche e addirittura sartoriali. Versatile e creativo per la varietà di grammature e formati, lo scoppiettante materiale incontra dunque nuove fortune, e qualche spunto potrebbe anche essere utile a divertenti guizzi di fai-da-te. Prima di vedere qualche esempio vediamo dove è possibile acquistarlo.
Il Pluriball come anche tutti gli articoli per l’imballaggi si possono acquistare in varie tipologie di negozi. Uno di questi è la famosa Ikea, dove si trova tutto per la casa ed offre una vasta gamma di prodotti per l’imballaggio. In alternativa si trova qualcosa nella classica “cartoleria sotto casa” oppure per una scelta più dettagliata si può guardare online. Su Amazon si trovano prodotti per l’imballo oppure su siti specializzati come Arix Imballaggi che propone tutto il materiale per imballi.
Ora che abbiamo visto dove acquistare i vari prodotti, vediamo qualche esempio di Pluriball.
Bolle d’arte
Un foglio millebolle passato di vernice nelle tinte preferite: ed è subito arte astratta. Sia pensando di dipingere sul pluriball qualcosa di figurativo, sia andando a utilizzarlo già colorato per imprimerne l’impronta su un’altra superficie, l’effetto che si ottiene è quello di un puntillismo postmoderno e gigantizzato. Tra i campioni della ricerca di tecnica pittorica col millebolle senz’altro spicca l’opera del newyorkese Bradley Hart che del pluriball ha fatto la sua tela prediletta. In 3D, però. La sua onda creativa lo ha infatti spinto a riempire di colore acrilico le palline normalmente gonfie d’aria. Sfumatura dopo sfumatura, bolla dopo bolla resa gonfia di tinte definite sulla base di complessi algoritmi, con questa tecnica avanguardistica Hart ha ripercorso la maniera dei maggiori capolavori dell’arte rigenerandoli come in pixel materici.
La Gioconda di Leonardo da Vinci, il cui originale è custodito al Louvre, la Ragazza dall’Orecchino di Perla di Jan Vermeer, l’Autoritratto di Vincent van Gogh sono solo alcuni dei dipinti celebri che, nell’opera di Hart, ritrovano una nuova spinta vitale tutta pop, un nuovo spessore – è il caso di dire – affidato all’effimero. Già perché fissata l’immagine ‘a pallini pieni’, segue nel processo artistico il deterioramento degli stessi. Ma quel che resta su tela, raschiato l’eccesso di colore, è nuova opera che, come sia stata carezzata troppo forte dal vento della storia, si ripropone pronta a sfidare altri tempi e altre memorie. Burla scultorea, invece, per Olympia Scarry. L’artista di origini svizzere ha pensato di dedicare un monumento all’effetto antistress dello scoppiare le palline d’aria. Lo ha pensato come un’opera sulla noia e l’ha ricreato su marmo. Dura da scoppiettare anche per i più pluriball addicted, l’opera – realizzata nel 2014 in onice rosa iraniano – si chiama The Bubble Wrap Painting.
Mille bolle, non tutte blu
Fuori dai perimetri dell’arte blasonata e dai circuiti delle gallerie avanguardistiche, il pluriball si presta anche ad attacchi d’arte più quotidiani con tecniche adatte anche a far divertire i bambini, sia quelli veri che quelli ormai grandicelli ma che dentro non crescono mai. Colorato con tempere o acquerelli o smalti in tutti i colori preferiti, il materiale si dimostra capace di una miriade di effetti su cui la fantasia si scatena: comporre immagini a suon di palline colorate, oppure disgregarle disegnando direttamente sui fogli pluriball è il primo approccio. Ma: e se nell’imprimere gocce di colore la porzione di millebolle venisse ruotata sulla superficie sottostante? Onde perfette e perfettamente equidistanti. Differentemente colorate danno luogo a effetti oltre le frontiere del consueto sia in uso singolo, sia per creare texture originali da ripetere finché si ha voglia perché no? Anche su una maglietta impiegando colori a stoffa, o sull’anta di un vecchio mobile per restituirlo all’attualità con un tocco a prova di imitazione. Da provare per un inedito effetto Rorschach (il padre dei test psicologici con le macchie) è l’impiego a mo’ di spugna: intinto nel colore desiderato, il pluriball poi si appallottola casualmente e con questo tampone colorato si picchietta la superficie da decorare. Alberi, rosoni, ortensie e gerani saranno tutte realizzazioni a portata di pallino. Niente alzate di genio pittoriche? Da provare il calendario: si fanno coincidere i numeri del mese su cartoncino o tavolato di legno coi pallini del foglio di pluriball che andrà poi montato sul canovaccio del calendario. Ogni giorno si fa scoppiare una bolla per far comparire la data, iniziando la giornata con un gesto calmante.
Un look scoppiettante
L’impiego sartoriale del pluriball, oggi apparentemente innovativo, è in realtà un ritorno alle origini. Proprio come abito, ma per le pareti, il nuovo materiale fu pensato negli Anni 50 del Novecento dai suoi inventori Alfred Fielding e Marc Chavannes. Una carta da parati, in sostanza. A sceglierla per le proprie decorazioni furono davvero in pochi. Servirono quattro anni perché negli ideatori si accendesse la lampadina della riconversione a imballo protettivo di oggetti fragili come noi lo conosciamo e che ha fatto poi la fortuna di questo materiale. Beh, si può ben dire che i due inventori ci avevano visto lungo.
E’ tempo di collezioni autunno-inverno 2017/2018 quando, sulle passerelle milanesi tempio della moda, la sfilata di Moschino presenta abiti e accessori ispirati al riutilizzo e all’ecologia in cui il creativo Jeremy Scott propone anche abiti e accessori in pluriball. La portabilità quotidiana resta magari un po’ sacrificata, ma l’effetto glamour è assicurato. E se Moschino lo fa, allora a Firenze Pitti Uomo rilancia di slippers millebolle, mentre Parigi va come sempre oltre con Thom Browne che, nel 2019, crea per uomo volumi femminili nell’involucro pluriball. Dal cappello all’orlo del pantalone la materia scandisce forme morbide ed impressioni tridimensionali con dettagli e finiture che rimangono impettiti nell’alveo della tradizione, magari in pelliccia. Pianeta accessori? Si fanno notare le shopping bag stilose declinate in tinte pastello.