
L’Accordo quadro per il mais (valido per le politiche agricole 2020-22) rappresenta un primo passo verso la ripresa produttiva di questo prezioso cereale in Italia, ma è fondamentale che la filiera non venga lasciata sola in un momento così difficile. Se i Paesi a cui l’Italia è solita rivolgersi per il proprio approvvigionamento di mais destinato all’agricoltura e alla zootecnia dovessero decidere di sospendere tali forniture allo scopo di garantirsi un maggiore periodo di autonomia per sopravvivere all’isolamento imposto dall’attuale emergenza coronavirus, il nostro Paese si troverebbe ad affrontare una situazione senza precedenti, privo delle riserve di magazzino che gli consentirebbero di sostenere il settore zootecnico e, di conseguenza, l’approvvigionamento di prodotti animali sulle tavole degli Italiani. La zootecnia italiana è eccessivamente dipendente dall’importazione di mais e soia: se tale scenario si verificasse davvero – e si tratta di uno scenario assolutamente possibile – non saremmo in grado di sostenere il settore e le conseguenze sarebbero catastrofiche. “Il momento di agire è ora – ammonisce Manara, Presidente di Compag. Se, con i dovuti incentivi da parte del Governo, gli agricoltori procederanno immediatamente alla semina, essi saranno già in grado di raccogliere a settembre. Non è troppo tardi, ma se ci lasceremo sfuggire quest’occasione non saremo in grado di avere approvvigionamenti fino al prossimo anno, decisamente troppo tardi…”
Quella che per Compag era iniziata semplicemente come una battaglia per risollevare le sorti delle DOP e delle eccellenze alimentari italiane è diventata un’impresa ben più importante: far sì che la zootecnia italiana sopravviva e che il Bel Paese torni finalmente ad essere autonomo nell’approvvigionamento di mais, a garanzia e a beneficio di tutta la filiera agro-zootecnica-alimentare nazionale.