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Domenica 5 aprile è stata issata sulla terrazza del Museo MACC la bandiera della Resistenza, attraverso la performance del suo creatore, l’artista Nicolò Bruno, trasmessa sui canali social della Fondazione MACC.

Nicolò Bruno, classe 1989, è un giovane artista che dopo la sua formazione alla Nuova Accademia di Brera si perfeziona in Svizzera a Basilea dove lavora attualmente.

Approdato a Calasetta a fine febbraio per il progetto della Fondazione MACC delle residenze interazionali, si ritrova coinvolto nel lockdown dato dall’emergenza del COVID19.

Questa mutazione di esistenza che tutti stiamo vivendo, trasforma quindi la residenza di Nicolò in una sorta di particolare, inaspettata, travolgente e inimmaginabile resistenza.

Da questa imprevista circostanza nasce il lavoro di Bruno che, insieme al direttore del Museo MACC Efisio Carbone, dialoga sul valore dell’arte e della sua fruizione ai tempi del CoronaVirus.

La riflessione suggerisce come il concetto di resistenza è applicabile a tutte le realtà museali che in questo momento hanno dovuto chiudere le porte al pubblico cercando nuove forme di interazione, trovandole prevalentemente nelle nuove tecnologie e nel web.

In questo sforzo di passaggio tra l’analogico e il digitale, dell’implementazione dei contenuti culturali in rete necessari a non interrompere la relazione con il pubblico, si inserisce anche il MACC.

“La Bandiera mi è sembrata subito il vessillo perfetto, nella forma e nella sostanza. Un oggetto che per sua natura veicola un messaggio politico e sociale.” afferma l’artista Nicolò Bruno, non nuovo all’utilizzo della bandiera come strumento di rivendicazione sociale. Nicolò è anche l’ideatore del logo di Milano Pride che ha sventolato dal balcone di Palazzo Marino nel 2016 e ancora oggi è il simbolo ufficiale della parata LGBT.

Per il tema figurativo da rappresentare ha scelto un grande cuore rosso sormontato da un arcobaleno, inserito all’interno di uno spazio fumetto che ricorda le strutture tipiche delle conversazioni WhatsApp, nel momento in cui quest’ultimo diventa il mezzo privilegiato di incontro tra le persone che vivono il trauma più forte del distanziamento sociale. Un distanziamento che è anche distanziamento dagli affetti, che restituisce una forma di solitudine che si radica dentro di noi e che rende difficile resistere. L’artista sceglie così il carattere universale degli emoji di WhatsApp, che è l’elemento emotivo che si inserisce all’interno di un testo, per suggerire il proprio stato d’animo alla persona che riceve il messaggio. Le emoji intervengono a dare carattere a ciò che scriviamo, esprimendo quelle emozioni che non possono essere tradotte verbalmente ma che mai come ora vengono tradotte con forme sempre più simboliche.

I cuori e gli arcobaleni “piovuti” dai balconi e disegnati sin da subito dai bambini con la scritta #andràtuttobene, vengono recuperati dall’artista che così facendo riprende anche la forma storica dell’ex-voto cuoriforme. L’ex voto, soprattutto nelle sue forme anatomiche, è simbolo devozionale che parte dal basso restituendo quella dimensione di confine tra arte e artigianato troppo spesso dimenticata dalla storia. L’ex-voto cuoriforme tra le altre cose gode, in questi tempi, di particolare notorietà essendo passato da oggetto di preghiera, ad elemento estetico del glamour contemporaneo.

“Questo non è un progetto Site Specific, ma Time Specific. Per sua natura non appartiene a Calasetta ma ai tempi che stiamo vivendo.” scrive Nicolò Bruno.

Con queste premesse e con la consapevolezza che chiunque operi nel settore culturale stia facendo un grande sforzo di comunicazione la bandiera vuol essere un veicolo per creare una rete di rapporti con gli altri musei in particolare con i musei della Regione Sardegna chiamati a ricercare connessioni per rendere disponibili pratiche sperimentali relative alla divulgazione digitale. Una bandiera può diventare il simbolo che unisce permettendo l’incontro dei presidi culturali per dimostrare che la cultura sopravvive.

 

Il canale Instagram www.instagram.com/fondazionemacc/ ospita le dirette con l’artista in residenza, all’interno del sito www.fondazionemacc.it si possono trovare i contenuti video più lunghi delle diverse iniziative.

Ma il MACC si racconta anche attraverso le pillole giornaliere su Facebook, all’indirizzo www.facebook.com/macccalasetta/, con approfondimenti sulle opere della collezione permanente recentemente riallestita dagli artisti Lea Gramsdorff e Simone Dulcis nella mostra “The artista as curator”. Ed è sempre Facebook, arricchito in questo caso dalla piattaforma YouTube, ad ospitare le interviste in diretta con i protagonisti del comparto culturale dell’Isola. Il primo ospite è stata lo scorso 1 aprile, Maria Paola Zedda, co-curatrice dell’Across Asia Film Festival. L’incontro doveva svolgersi in presenza del pubblico negli spazi del Museo MACC, ma il giusto distanziamento sociale che siamo tutti tenuti a rispettare si è trasferito sul palcoscenico digitale dove la riflessione si è concentrata sugli sconfinamenti tra arte e cinema nei movimenti artistici del dopo guerra in Giappone presentando una selezione di corti Pop Art Shots, oltre alle frontiere della sperimentazione nel cinema indipendente filippino e il programma #AcrossAsiaFilmFestival4quarantine.

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