Arresto a Vicenza, Fsp Polizia: “Ma quale razzismo”
Arresto a Vicenza, Fsp Polizia: “Ma quale razzismo, c’è l’arresto per chi delinque. Polemiche aberranti, si rispettino le regole e chi porta la divisa”
“Le polemiche sorte a proposito dell’arresto del 21enne che ha opposto resistenza ai colleghi di Vicenza è addirittura aberrante. Gridare al razzismo, fare nientemeno che accostamenti con il caso Floyd e contestare come al solito a priori l’operato delle Forze dell’ordine sulla scorta dei soliti fotogrammi sparsi a piene mani in rete è vergognoso e non più tollerabile. E’ indispensabile ritrovare il senso di ciò che dovrebbe essere ovvio: chi delinque viene arrestato, opporre resistenza a un poliziotto che fa il proprio lavoro significa delinquere, insultare, aggredire, picchiare, sputare, e qualsiasi altra modalità con cui ci si oppone al lavoro di un poliziotto non è ammesso, dalla legge, dalla civiltà, e da ogni regola di buon senso. Non c’è alcun valido motivo per farlo e non si può fare. Invece che leggere come al solito le cose al contrario, si pensi prima di tutto a ritrovare il giusto rispetto per le regole, per il lavoro altrui, e per chi porta la divisa in virtù di ciò che rappresenta”.
Così Valter Mazzetti, Segretario Generale della Federazione Fsp Polizia di Stato, a proposito delle polemiche sorte dopo la diffusione sui social di alcune immagini dell’arresto di un 21enne cubano che, a Vicenza, ha opposto resistenza agli agenti intervenuti per una rissa rifiutandosi di farsi identificare.
“Un arresto convalidato dall’autorità giudiziaria – conclude Mazzetti – è la prova provata della bontà dell’operato dei poliziotti di Vicenza, su cui peraltro non avevamo alcun dubbio. Come non è giusto averne per la solita odiosa caccia alle streghe nei confronti delle migliaia di donne e uomini che indossano la divisa e vanno in strada per fare cose buone, non cattive. E lo fanno con professionalità e umanità impareggiabili, motivo per cui la Polizia italiana da lezioni a mezzo mondo. Questo deve essere ben chiaro, perché è proprio questo che non consente di ammettere in alcun caso gli atteggiamenti di chi, di fronte a un agente che fa il proprio lavoro, reagisce, si oppone, dileggia, contesta, aggredisce”.