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Diventare autotrasportatore: meglio dipendente o padroncino?

Quella dell’autotrasportatore è una professione molto particolare, di cui fanno parte sia coloro che lavorano nel mondo di trasporti come dipendenti di un’azienda sia gli autonomi, o padroncini.

Se da una parte il trasporto su gomma rappresenta una fetta consistente di tutta la movimentazione merci, offrendo sulla carta buone possibilità di guadagni, dall’altra parte le imprese individuali, le micro-imprese o le imprese di tipo familiare spesso patiscono una pressione fiscale piuttosto elevata. Inoltre, la concorrenza con trasportatori che arrivano da paesi dell’est, sottoposti a regole meno restrittive di quelle dell’unione europea, limita la possibilità di guadagno. 

Il cosiddetto padroncino, per svolgere la sua professione in autonomia, deve diventare un vero e proprio imprenditore, accettando anche di affrontare difficoltà burocratiche e legali. 

Come diventare autotrasportatore

Per avere l’abilitazione alla professione di autotrasportatore, oggi è necessario, secondo le normative europee, conseguire la Carta di qualificazione del conducente. Si tratta di un requisito obbligatorio, per gli autotrasportatori con patente di categoria C e D, che si ottiene attraverso un percorso di qualificazione professionale. 

Per ottenere questa qualifica è necessario seguire un corso di 150 ore, all’interno della quale alcune ore sono dedicate alla attività pratica. Si tratta di un tipo di formazione intensiva: infatti il percorso di studi si completa in sole quattro settimane, con lezioni quotidiane di tre ore. La frequenza è indispensabile, in quanto il numero massimo di ore di assenza concesse è sei, superate le quali il corso deve essere ripetuto dall’inizio.  Alla fine delle lezioni, l’aspirante autotrasportatore deve sostenere un esame presso la Motorizzazione del territorio. Il superamento dell’esame consente di ottenere la carta di qualificazione, che ha una durata di cinque anni. Per il rinnovo, è previsto un ulteriore corso di aggiornamento che dura 35 ore.  

Diventare padroncino: che cosa comporta

Sia che si scelga di diventare un padroncino, sia che si preferisca essere dipendente di un’azienda più grande sostanzialmente sussistono gli stessi obblighi di legge, almeno per quanto riguarda lo svolgimento dell’attività di trasporto: in particolare in relazione ai tempi di guida e di riposo. 

Tuttavia, mentre il lavoratore dipendente deve solo occuparsi di svolgere correttamente il suo lavoro, il padroncino deve assolvere a tutta una serie di obblighi fiscali, amministrativi e organizzativi. 

Inoltre, una volta ottenuta la qualifica professionale di autotrasportatore, chi vuole svolgere l’attività di padroncino deve dimostrare di possedere diversi requisiti:

Contratto da dipendente: come funziona

Anche nel settore dei trasporti, così come in tutti gli altri, i contratti di lavoro subordinato sono regolati da un contratto nazionale collettivo. 

Si tratta del CCNL Logistica e Trasporti, che include i dipendenti delle aziende di logistica, delle aziende che operano nel trasporto su strada e di altre imprese ausiliarie del trasporto, oltre che i lavoratori subordinati del trasporto aereo e marino. 

Il contratto regolamenta gli stipendi, le ore di lavoro, le ferie, i permessi e i licenziamenti. 

Per poter diventare dipendente, l’aspirante autotrasportatore deve dimostrare di possedere i seguenti requisiti:

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