COLLEZIONE D’ARTE SIAMESE STEFANO CARDU: RACCONTI INEDITI
I Musei Civici di Cagliari, nell’ottica del programma di valorizzazione delle proprie Collezioni hanno predisposto un nuovo lavoro di studi sui preziosi materiali conservati nei depositi, per quel che riguarda la Collezione d’Arte Siamese Stefano Cardu.
La storia della Collezione d’Arte Siamese inizia con la donazione di Stefano Cardu (Cagliari 1849 – Roma 1933) a Cagliari, sua città natale, di una preziosa raccolta di oggetti d’arte provenienti dall’Estremo Oriente. Stefano Cardu, assiduo viaggiatore e raffinato collezionista dell’arte d’Oriente, ha acquisito nel corso di circa trent’anni oltre milletrecento manufatti di squisita qualità e fattura, databili tra il XIV e il XIX secolo, provenienti dal Siam e dal Sud Est asiatico, da Giappone, Cina e India. Con grande generosità, il 22 luglio 1914 egli offre in dono alla città di Cagliari parte cospicua di questa collezione.
Il Museo Siamese è finalmente aperto al pubblico nel 1918, in una sala dedicata al piano nobile del Palazzo civico Ottone Bacaredda. Lo stesso Cardu si occupa dell’allestimento e del catalogo della mostra, i cui proventi, per sua volontà, verranno destinati agli orfani della Prima guerra mondiale.
Trasferita per essere salvata dai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale nelle grotte dei Giardini Pubblici, la collezione fu riordinata dall’orientalista Gildo Fossati ed esposta nella Galleria Comunale d’Arte fino al 1981.
L’ultima ricognizione delle opere della Collezione è stata effettuata nel 1998 in occasione dell’inaugurazione dell’attuale allestimento del museo presso la Cittadella dei Musei. Da allora i circa ottocento pezzi non esposti sono stati scrupolosamente conservati e preservati. Tuttavia, essendo passati ormai più di vent’anni, si è reso necessario verificare lo stato di conservazione, unitamente ad una nuova catalogazione e a nuovi studi, possibili grazie alle nuove scoperte storico-scientifiche sull’arte orientale.
Di questo delicato e importante lavoro è stato incaricato il dottor Ruben Fais, storico dell’arte orientalista, esperto dell’area indocinese, già curatore della collezione nel 2007 e autore di numerose monografie e articoli sulla Collezione Cardu pubblicati nelle più prestigiose riviste di settore, incluso il “Journal of the Siam Society”.
Come sottolinea l’Assessore alla Cultura Paola Piroddi in conferenza stampa «È un’operazione importantissima che risponde al programma dell’Amministrazione di valorizzazione delle nostre Collezioni. Il Museo Stefano Cardu è uno dei gioielli della storia della città, per via degli oggetti che conserva e della straordinarietà della vita del Collezionista che la donò a Cagliari a seguito dei suoi esotici viaggi e della sua capacità d’essere apprezzato e accolto all’interno della Corte del Siam. Una Collezione che avvicina mondi e culture, che incuriosisce e affascina, che si presta ad aprire nuove visioni di conoscenza dandoci la possibilità di restituire al pubblico una fetta della storia cittadina e dei suoi illustri protagonisti»
Gli oggetti, facenti parte della raccolta, studiati in maniera approfondita negli anni Settanta dal professor Fossati, ordinario di Storia dell’Arte Orientale all’Università di Genova, su incarico dell’allora direttore del museo Ugo Ugo, furono inventariati con criteri pioneristici, a causa della quasi totale mancanza di bibliografia specifica presente all’epoca, soprattutto per certi ambiti.
Da qui la necessità dell’Amministrazione Comunale, ormai giunti nel 2021, di rivalutare e aggiornare gli studi scientifici, soprattutto per quegli oggetti che sono rimasti conservati nei depositi così a lungo, alla luce delle sempre più numerose pubblicazioni scientifiche, rese disponibili anche dall’impiego di nuove tecnologie e da internet.
Ciò che lo studioso Fais ha rinvenuto all’interno dei depositi è un vero e proprio tesoro, costituito da manufatti di grandissima e rara bellezza, nonché di notevole importanza storica e documentaria: basti pensare alle medaglie commemorative di alcuni episodi avvenuti durante la presenza di Stefano Cardu a Bangkok sul finire del XIX secolo, testimonianze di vita e di morte di alcuni personaggi della corte reale. E poi ancora suppellettili siamesi in avorio, candelabri cinesi in bronzo, delicate pitture su carta, gioielli e, addirittura, un ventaglio in seta ricamato in oro.
Questo importante e indispensabile lavoro di studi, ancora nella sua fase preliminare, sovente, passa in sordina tra le tante attività museali, ma è la base stessa della mission dei Musei senza la quale non sarebbe possibile la creazione di nuovi allestimenti, mostre oltreché dei vitali ed essenziali scambi con le altre Istituzioni museali del mondo.
Un’attività che, tra le altre cose, contribuisce alla conoscenza di culture lontane da noi, sia in termini cronologici che geografici, accorciando le distanze soprattutto in un momento come questo, dove la ripresa dei viaggi e dei contatti sociali è momentaneamente interrotta.
Il contenuto delle casse sarà valorizzato attraverso la rotazione degli oggetti, a partire da lunedì 29 marzo presso il Museo Stefano Cardu ogni mese fino a settembre 2021, man mano che procederà il lavoro dell’orientalista Ruben Fais, per dare la possibilità al pubblico di conoscere ed approfondire uno dei capitoli più belli della storia della città scritto da un cagliaritano dalla vita affascinate e ricca di avventura nei primi del Novecento.
Un’opportunità per i cagliaritani e per i sardi in generale per “viaggiare” lontano pur restando in città.