Dopo più di 4 giorni di calvario, Rayan è morto. Cordoglio del Re Mohammed VI
Il piccolo Rayan di 5 anni, caduto in un pozzo martedì scorso nella provincia di Chafchaoune in Marocco, è morto, ha confermato un comunicato stampa del Gabinetto Reale sabato 05 febbraio. Sarebbe deceduto a causa delle ferite riportate durante la caduta.
In seguito al tragico incidente costato la vita al bambino Rayan, il Re Mohammed VI ha telefonato ai genitori del defunto, Khalid Ouram e Ouassima Khaarchich.
In questa dolorosa circostanza, il Sovrano ha espresso le sue più sentite condoglianze e la sua sincera compassione a tutti i membri della famiglia del defunto.
Il Sovrano ha assicurato di aver seguito da vicino gli sviluppi di questo doloroso incidente e di aver dato le sue Alte istruzioni alle autorità interessate di prendere le misure necessarie e di impiegare tutti gli sforzi possibili per salvare il defunto, ma davanti alla volontà inarrestabile di Dio, il bambino ha risposto al richiamo dell’Altissimo.
Il Sovrano ha espresso la sua considerazione per gli instancabili sforzi compiuti dalle diverse autorità, forze pubbliche e attori associativi, nonché per l’effusione di solidarietà e l’ampia simpatia manifestata nei confronti della famiglia del defunto da parte delle diverse categorie e famiglie marocchine, in questa dolorosa circostanza.
Da ricordare che i medici erano entrati nel tunnel scavato dai soccorritori per raggiungerlo. Ad aspettarlo vicino all’uscita del tunnel c’era un’ambulanza, allestita per le cure di terapia intensiva e un elicottero della Gendarmeria Reale pronto a portarlo all’ospedale.
Per salvarlo le squadre dei soccorsi avevano scavato un tunnel con sei escavatori e sono avanzate all’interno. Il bambino era a una profondità di 32 metri, in un punto in cui il pozzo senza acqua è largo da 20 a 30 centrimetri.
Nelle operazione di salvataggio sono state impegnate forze dell’ordine, protezione civile e tecnici come ingegneri, topografici. Dato che il pozzo è troppo stretto e nessun adulto poteva calarsi fin lì, per raggiungere il piccolo si è deciso di scavare un cratere di 30 metri parallelo al pozzo e poi un corridoio orizzontale. Ma oltre al tempo, un altro fattore di difficoltà è stato il terreno roccioso.
I soccorritori hanno lavorato senza soste, giorno e notte, spinti anche dall’onda emotiva che si è levata fortissima dal Paese ma che ha coinvolto quasi tutto il mondo, in appressione per le sorti del bimbo.
Era stato calato nel pozzo un tubo per fornirgli l’ossigeno, l’acqua e un po’ di cibo.
Intorno alle 13.30 di sabato è stato completato il tunnel scavato per salvare il bambino e i soccorritori sono entrati insieme a una squadra di medici.
Nel primo pomeriggio di sabato tutto sembrava pronto. Poi però i tempi si sono dilatati, i soccorsi si sono trovati di fronte a un’altra roccia.
Alle 17.30 c’erano ancora 80 centimetri di masso da sgretolare.
Un’operazione difficilissima che ha mobilitato le forze marocchine, gli speleologi, i volontari sostenuti dalla comunità locale che per giorni ha preparato il cibo e offerto riparo.
Intorno alle 21.30 i soccorritori sono riusciti a tirare Rayan fuori dal pozzo, ma per lui non c’era più nulla da fare.
La vicenda di Rayan ha suscitato una grande attenzione mediatica fuori dai confini nazionali e molti hanno usato i Social per supportare la famiglia. Migliaia di persone sono arrivate al posto da diverse città del Marocco e tutte pregavano.
Anche in Italia la vicenda ha colpito l’opinione pubblica, che è subito tornata con la mente alle immagini di oltre quarant’anni fa, ricordando ciò che accadde al piccolo Alfredino Rampi, caduto in un pozzo alle porte di Roma.