Non è sicuramente una novità che in Italia la lettura non sia una delle attività più amate. Molto spesso si parla del nostro paese sottolineandone la scarsa partecipazione alla vita culturale, che passa anche per la lettura: le persone si dedicano poco ai libri. In un mondo in cui l’avanzamento della tecnologia è all’ordine del giorno, rendendo la vita quotidiana sempre più smart, sembra che attività che richiedono tempo e anche un po’ di impegno, come la lettura di un libro, siano destinate a perdere terreno. Ma è davvero così oppure è un luogo comune che va approfondito? Di seguito proponiamo alcune statistiche che coinvolgono i lettori italiani e l’andamento del mercato editoriale, per presentare un quadro generale della situazione e le prospettive per il futuro, soprattutto a seguito della pandemia da Covid-19.
Produzione e lettura di libri in Italia
Il fatto che molti italiani abbiano una vita culturale abbastanza povera è vero. Un italiano su cinque non svolge alcuna attività culturale, dove per attività culturale si intende la frequentazione di musei, cinema e via dicendo, oltre alla lettura. Il fenomeno è preoccupante soprattutto nel Sud, dove la percentuale di persone con una vita culturale attiva sfiora solo il 30%. Fa riflettere anche il fatto che queste statistiche interessino gli studenti, che stanno svolgendo un percorso formativo con cui dovrebbero acquisire una certa sensibilità nei confronti della cultura. I dati statistici, però, sfatano un mito: non è vero che i libri sono un’alternativa ad altre attività. Di solito le attività culturali sono tra loro collegate, e così i lettori vanno al cinema e frequentano i teatri più della media.
È molto interessante notare le differenze tra i vari paesi riguardo l’approccio alla lettura. Dai dati emerge che le condizioni socioeconomiche agevolano la lettura, in quanto i paesi più ricchi risultano essere anche i più aperti alla lettura e all’attività culturale in generale. La media europea di persone che leggono almeno un libro l’anno si aggira intorno al 68%, mentre in Italia il dato non supera il 60%. Vediamo in modo più approfondito quali sono i dati statistici sull’andamento del mercato librario in Italia.
I dati sul mercato del libro dal Novecento ad oggi
Il fatto che i dati statistici sulla lettura siano legati alle condizioni socioeconomiche non è un caso, e ci dice molto anche sulla storia dei libri e dell’editoria in Italia. Pensiamo che al momento dell’Unità d’Italia, nel 1861, la maggioranza della popolazione italiana era analfabeta. Analizzando le statistiche degli ultimi cinquant’anni, vediamo chiaramente come la produzione libraria sia proporzionale allo sviluppo della società. A titolo di esempio, negli anni Sessanta è aumentato il numero di libri pubblicati ogni 10.000 abitanti, toccando il valore di 1,7: questo si deve alle vicende storico-culturali del periodo, come l’emancipazione femminile, l’aumento degli iscritti nelle università per le riforme scolastiche e così via. Questo dato è salito molto velocemente nel corso degli anni, fino a raggiungere il valore di 10 libri pubblicati ogni 10.000 abitanti nel 2005.
Ad oggi, ogni anno vengono stampati oltre 60.000 titoli in Italia. Questo significa che si stampano più libri e quindi si legge di più? Si tratta di una questione un po’ contraddittoria. All’aumento dei titoli non corrisponde un aumento dei lettori. Ad acquistare i libri sono soprattutto i lettori forti, espressione con cui ci si riferisce per convenzione a coloro che leggono più di 12 libri l’anno. Sono loro a far salire i dati statistici sull’editoria, e questo significa che in ogni caso rimane irrisolto un problema a livello culturale: chi legge, legge tanto, ma chi non legge è la maggioranza.
L’avvento degli acquisti online
Non è un segreto che gli acquisti online siano ormai parte delle nostre vite, e di certo non sorprende che questa tendenza abbia coinvolto anche il mercato del libro: a tutti i lettori piace fare un giro in libreria, ma quando si hanno già le idee chiare su cosa acquistare potrebbe essere più semplice e veloce muoversi online. Fin qui nulla di nuovo, il dato rilevante riguarda l’impennata che le vendite online hanno subito nel periodo della pandemia. L’emergenza sanitaria ha sancito il controllo assoluto di Amazon e degli store online, basta ricordare che il 22 marzo 2020 il colosso di Jeff Bezos ha interrotto la distribuzione di libri, probabilmente perché era intasato dai troppi acquisti. E da lì non si è tornati indietro: i dati sulla vendita di libri attraverso i canali online sono in costante crescita.
Un’opportunità per le piccole case editrici
Sono stati in diversi a esprimere preoccupazione nei confronti di questo monopolio assoluto degli store online. Di certo è vero che bisognerebbe incentivare la circolazione della cultura e riprendere a svolgere regolarmente eventi e presentazioni dal vivo, per non smarrire il tessuto umano e fisico del mestiere editoriale. Ma questo non significa demonizzare gli acquisti online, che possono essere invece un grande aiuto proprio alle case editrici. Oltre alle grandi società come Mondadori e Feltrinelli, esistono infatti piccole case editrici prive di una distribuzione nazionale, che senza lo store online sarebbero in grande difficoltà. In questo senso, si potrebbe dire che il mercato online pone tutti gli editori sullo stesso piano: se in una libreria potrebbe essere difficile trovare il titolo di una piccola casa editrice indipendente, su piattaforme come Ibs.it sono disponibili i cataloghi di tutti gli editori, senza alcuna differenza tra grandi e piccoli. È questo il motivo per cui la nascita di nuovi store online dedicati ai libri, alla quale si sta assistendo sempre più frequentemente negli ultimi anni, può essere una vera e propria boccata d’aria fresca per il mondo del libro. Si tratta di un piccolo passo verso una sorta di democrazia del mercato editoriale, in cui le disparità fra grandi e piccole case editrici potrebbero essere attenuate.