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Crisi d’impresa, De Lise (commercialisti): nuova figura ‘esperti’ strategica per prevenire fallimenti

ROMA – “Nei prossimi 18-24 mesi, tra gli effetti della pandemia e la guerra che ha peggiorato le prospettive di ripresa, ci troveremo di fronte ad una crisi strutturale del sistema dovuta soprattutto a scarsa liquidità e ripresa dei consumi, che toccherà da vicino le imprese. È necessario farsi trovare pronti per aiutare l’economia e in quest’ottica c’è una nuova opportunità per portare la crisi fuori dalle aule dei tribunali, presentata dalla norma che dà vita all’esperto in crisi d’impresa”. Lo ha detto Matteo De Lise, presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili, nel corso del webinar “La composizione negoziata della crisi: prime esperienze applicative e ruolo degli stakeholder istituzionali”, promosso da Università Mercatorum e Associazione Italiana Esperti Composizione Crisi, che si è tenuto presso l’auditorium del Palazzo delle Esposizioni di Roma. “Lo scopo dell’Associazione è formare gli esperti di crisi d’impresa – ha aggiunto – e dimostrare che la nuova figura può essere determinante per portare fuori dai tribunali la definizione delle crisi delle aziende”.Francesco Fimmanò (socio fondatore Aiecc e direttore scientifico Universitas Mercatorum) ha elogiato la nuova funzione dell’Esperto, che sarà introdotta a maggio. “Una figura che deve maturare la libertà della propria azione e l’indipendenza nelle scelte. In passato abbiamo assistito all’introduzione del concordato, decisamente fallimentare. Invece, la figura dell’Esperto è l’idea giusta, perché impone la terzietà e può diventare una professione a sé stante. Il senso dell’associazione – ha concluso Fimmanò – sarà quello di trasferire sensibilità ed esperienze”.Secondo Giovanni Battista Calì, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Roma, nella capitale “i numeri sulla formazione sono importanti. Ma bisogna fare attenzione ai requisiti, in particolare sulle esperienze qualificanti, che vanno certificate. C’è da sottolineare, poi, che l’88% degli esperti in Composizione della crisi d’impresa sono commercialisti, perché per questa figura servono competenze specifiche”.Sandro Pettinato, vice segretario generale di Unioncamere, ha spiegato che “andrebbe creato un meccanismo più selettivo per poter qualificare gli esperti, serve un elenco intelligente. Inoltre, tra ristori e blocco dei licenziamenti, dopo la pandemia temo che si possa generare un’onda lunga di crisi sommerse, acuita dalla problematica del reperimento delle materie prime a causa della guerra. Bisogna essere pronti ad affrontare questa eventualità”.Per Silvia Giacomelli, capo della Divisione Economia e Diritto Servizio Struttura economica della Banca d’Italia, “le imprese in crisi si trovano davanti numerose problematiche. La difficoltà di diagnosi, il timone dei manager di perdere la guida dell’azienda, le trattative non semplici con i creditori. Gli imprenditori, però, oggi possono farsi affiancare dagli esperti e sfruttare gli ultimi strumenti, che sono flessibili e permettono di orientarsi tra le tante difficoltà”.All’evento, moderato dal commercialista Giulio Pennisi, hanno partecipato anche Laura Martiniello, professore ordinario di Economia Aziendale presso Universitas Mercatorum; Paolo Florio, dottore commercialista e avvocato; Francesco Melidoni, partner di Mod – Management on Demand; Sergio Di Nola, partner Cdra e associati; Fabrizio Di Marzio, Professore ordinario di diritto privato presso l’Università di Chieti-Pescara; Paolo Ragni, responsabile Special Situations – Bnl gruppo Bnp Paribas; Daniele Patruno, Investment Director e responsabile degli investimenti nelle operazioni di acquisto di crediti Npls in Europa Investimenti S.p.A. – Arrow Capital; Tommaso Nigro, commercialista ed esperto incaricato e Giovanni Capo, avvocato e Ordinario di diritto commerciale presso l’Università degli studi di Salerno. 

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