Due Chiese di frontiera: la Chiesa Cattolica in Algeria e quella in Marocco
La recente beatificazione di Charles Eugène de Foucauld ci permette di parlare delle Chiese di frontiere, di una chiesa di “periferia ” per usare le parole di Papa Francesco Anzi ci permette di far conoscere due comunità cattoliche impegnate in Paesi a maggioranza mussulmana facendola conoscere agli italiani . La diocesi di Algeri (oggi arcidiocesi) venne eretta nel 1838, all’inizio della dominazione coloniale francese. Nel periodo coloniale, la chiesa era formata da più di un milione di cattolici.
Nel 1868 Charles Lavigerie fondò due importanti movimenti: i Missionari d’Africa (detti “Padri Bianchi”) e, nel 1869, le Suore missionarie di Nostra Signora d’Africa (dette “Suore Bianche”). Scopi di Lavigerie erano favorire l’incontro con le popolazioni musulmane ed evangelizzare l’Africa subsahariana. Agli inizi del Novecento si distinse per la sua opera di evangelizzazione Charles de Foucauld. Giunto in Algeria nel 1901, fondò un romitorio a Béni Abbès ed un eremo a Tamanrasset. Delineò quella che divenne la regola dell’«Associazione dei fratelli e delle sorelle del Sacro Cuore di Gesù», congregazione di carità tuttora attiva nel Paese. In seguito all’indipendenza nel 1962, la maggioranza dei francesi, e degli europei in generale, ha dovuto lasciare il Paese. In pochi decenni il numero dei cattolici è sceso da un milione alle poche migliaia di oggi. A partire dagli anni ottanta del XX secolo si sono formate nuove comunità cristiane composte da nativi, provenienti dall’islam, soprattutto in Cabilia. Dal punto di vista giudico la Costituzione sancisce all’articolo 36 la piena libertà di culto . Lo studio ” I cattolici d’Algeria: minoranze di ieri e di oggi” (cfr https://journals.openedition.org/emam/2434) ci informa che ” fino all’ordinanza del 28 febbraio 2006, lo statuto giuridico della Chiesa non ha subito cambiamenti significativi. Prima di questa Ordinanza n. 06-03 (…) non esisteva alcun testo che stabilisse le condizioni e le regole per l’esercizio delle religioni diverse da quella musulmana. Infatti, al tempo dell’indipendenza, la Chiesa cattolica (…) continuava ad essere governata dalla legislazione in vigore durante il periodo coloniale, perché la legge del 31 dicembre 1962 ha rinnovato la legislazione francese. Quest’ultima è stata abrogata con ordinanza 3 luglio 1973, applicabile nel 1975 .Da questo momento la fede cattolica entrerà progressivamente a far parte della legislazione sulle associazioni, che ha subito diverse modifiche (…..) Dal febbraio 2006 è in vigore un nuovo quadro giuridico specifico per le religioni non musulmane. Le autorità lo giustificavano, da un lato, con l’attività di missionari di persuasione neoevangelica e di presunte o reali conversioni tra le popolazioni e, dall’altro, con il desiderio di conferire al culto non musulmano uno statuto reale che distinguerli dalle altre associazioni (….) Occorre pertanto dichiarare tutti i luoghi in cui si può celebrare il culto, mentre l’articolo 7 indica che “l’esercizio del culto avviene esclusivamente in edifici destinati a tale scopo, aperti al pubblico e individuabili dall’esterno”. Per questo è vietata qualsiasi attività nei luoghi destinati all’esercizio del culto contraria alla loro natura e alle finalità cui sono destinati». Questa legge lascia quindi alle autorità amministrative un grande potere nella direzione di tutti i gruppi religiosi”
L’altra chiesa accumanata dalla spiritulaità di Charles Eugène de Foucauld è la Chiesa Cattolca in Marocco . L’Arcidiocesi di Rabat, trae le sue origini dal vicariato apostolico di Rabat, eretto nel 1923 dal PIO XI con la breve ” Quae catholico nomini” , nel 2017 contava 20.000 battezzati. Quindi una piccola presenza, ma sufficiente per dimostrare la vivacità di questa comunità in un paese a maggioranza mussulmana ma come ha detto lo stesso Mons Romero , prima della visita del Santo Padre Papa Francesco ” Noi, i cristiani cattolici in Marocco (Chiesa cattolica), esprimiamo la nostra soddisfazione per avere tutta la libertà di culto, tutta la libertà di praticare la nostra religione. Ringraziamo Sua Maestà il Re, Comandante dei credenti e il popolo marocchino che ci accoglie .
Tale affermazione ci permette di comprendere come in Marocco , seppur nella difficoltà numerica di essere minoranza religiosa, le religioni abramitiche , le religioni del Libro posso trovare il loro punto di coesistenza
Una convivenza che potrebbe essere un modello vincente non solo per altre nazioni arabe o magari anche per i luoghi santi comuni alle tre grandi religioni.
I rapporti tra Santa Sede e Marocco non sono ascrivibile solamente al XX secolo ma anche in passato le relazioni tra Marocco e Santa Sede furono improntate a reciproche visite di cortesia. Nel 1888 il Sultano del Marocco Mulay Hassan, volle mandare una delegazione di alto livello per portare i suoi omaggi al Pontefice Leone XIII . Una missione quella marocchina del 1888 che fu salutata dalla stampa cattolica italiana con particolare gioia ed enfasi . Infatti, il mondo cattolico sottolineò il fatto che Sua Maestà Mulay Hassan ribadì , tramite i suoi inviati ” le franchige e la libertà di cui gode l’ordine francescano in Marocco” permise, tra l’altro di avviare e consolidare , a detta della stampa dell’epoca, un dialogo franco e diretto tra le parti . I rapporti giuridici sono regolati dalle lettere tra il Santo Padre Giovanni Paolo II e Sua Maestà Hassan II del febbraio del 1984 . Con questi atti il Sovrano riconosceva lo statuto giuridico della Chiesa Cattolica in Marocco avvenuto il 30 dicembre dell’anno precedente . In questo documento Sua Maestà Hassan II stabiliva per la Chiesa Cattolica in Marocco la libertà di “esercitare pubblicamente e liberamente nel Regno del Marocco le proprie attività ed in particolare quelle relative al culto, al magistero, alla giurisdizione interna, alla carità dei suoi fedeli e all’insegnamento religioso.” Come ha scritto il cardinale Cristobal Lopez Romero nell’ottobre 2020: «È a questo che vi chiamo: vivere la vita cristiana, secondo il progetto del Vangelo, in questa Chiesa che è in Marocco e che vuole essere marocchina del Marocco”. Questo si traduce in diversi modi. Attraverso l’Educazione Cattolica in Marocco (ECAM) composta da dodici scuole, 20.000 studenti, di cui oltre il 98% degli studenti e quasi tutti gli insegnanti e dirigenti sono marocchini di fede musulmana. Il progetto educativo sottolinea la dignità della persona umana, imparando a vivere nella società basata sui valori di giustizia, pace e altruismo e, infine sullo sviluppo di un metodo pedagogico attivo che permetta al bambino di essere artefice della propria educazione. Da segnalare anche altre forme di servizi rivolti alla popolazione marocchina. A Meknes, nel mezzo della medina, una piccola confraternita di francescani accoglie centinaia di giovani marocchini per il sostegno scolastico. Tutti gli insegnanti sono volontari marocchini. In diverse località, le suore sono infermiere negli ospedali (Tétouan, Midelt, ecc.) a Temara, Figlie della Carità hanno un centro di assistenza specializzato per gravi ustioni. Tutti gli insegnanti sono volontari marocchini. In diverse località, le suore sono infermiere negli ospedali (Tétouan, Midelt, ecc.) a Temara, Figlie della Carità hanno un centro di assistenza specializzato per gravi ustioni. Tutti gli insegnanti sono volontari marocchini. In diverse località, le suore sono infermiere negli ospedali (Tétouan, Midelt, ecc.) a Temara, Figlie della Carità hanno un centro di assistenza specializzato per gravi ustioni”
La Chiesa cattolica in Algeria e la Chiesa cattolica in Marocco sono due chiese di frontiera ma il loro rapporto in un Paese a maggioranza mussulmana potrebbe essere un esempio per costruire in Europa un vero dialogo tra mondo mussulmano e mondo cristiano
Marco Baratto