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Giovanni Pascoli: #maturità2022 poetica la via ferrata

La via ferrata” fa parte del primo grande capolavoro dello scrittore di San Mauro di Romagna è “Myricae”. Inizio con dare uno sguardo generale alla poetica per poi passare al commento e analisi del La via ferrata

Il termine myricae, di origine greca,  ed indica le tamerici e fa riferimento alle Bucoliche di Virgilio. Gli argomenti fanno riferimento alla campagna, al mondo semplice ma anche al dolore.

La lirica “X agosto”, dedicata all’assassinio del padre, fa parte di questa raccolta.

 Fra le opere principali ci sono i “Canti di Castelvecchio”, pubblicati nel 1903.  Il nome è un chiaro riferimento all’amato ritiro di Castelvecchio, in Garfagnana, immerso nella natura incontaminata. La raccolta di poesie tocca i temi più cari al poeta come, l’amore familiare, il dolore per le persone perdute e la morte.

Pubblicata nel 1886 per le nozze dell’amico Severino Ferrari (che il Pascoli chiamava scherzosamente “Ridiverde” e con cui intrattenne per tanti anni un fitto rapporto epistolare), poi fu stampata su vari periodici, infine nella seconda edizione di Myricae (1892).

La via ferrata , Giovanni Pascoli

La lirica si apre con un paesaggio campestre dominato dalla figura di mucche al pascolo, spettatrici indifferenti del passaggio del treno evocato dall’immagine della via ferrata che si estende in linea retta, “si difila”, brillando in lontananza.

Metrica: 3 strofe (due terzine e una quartina) di endecasillabi. Le rime seguono lo schema: ABA CBC DEDE
La lirica si apre con un paesaggio campestre dominato dalla figura di mucche al pascolo, spettatrici indifferenti del passaggio del treno evocato dall’immagine della via ferrata che si estende in linea retta, “si difila”, brillando in lontananza.Nella seconda terzina compare un’altra moderna invenzione, il telegrafo; non a caso la poesia, in una prima stesura, aveva il titolo “Il telegrafo”. I pali del telegrafo si stagliano nel cielo grigio con l’insieme dei loro fili sospesi e digradano a mano a mano che si allontanano dalla vista.
La quartina si arricchisce di immagini sonore che superano la realtà per assumere un significato simbolico: i rumori del treno, che sopraggiunge e si allontana, si trasformano in un “femminil lamento” (con un accento non troppo vagamente maschilista); i sottili suoni prodotti dai fili del telegrafo mossi dal vento, diventano la melodia di “un’arpa sonora”. 
La ripetizione della “r” e della “s” richiamano lo stridio e il sibilo di un treno in movimento; l’ultima strofa contiene le parole: ”gemiti”, “ululi”, “rombando”, “lamento”,“squillano” che sottolineano l’universo sonoro che il poeta vuole evocare. 

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