Il presidente della Ong, Mohamed Vall Barka, ha interpellato il Consiglio per i diritti umani sulle intimidazioni e la repressione subite dai difensori dei diritti umani nei campi di Tindouf ma anche sullo sfruttamento e il reclutamento militare dei bambini nei campi.
Infine, una comunicazione scritta è stata dedicata all’attuale situazione nel Sahara.
Sulle repressione e intimidazioni nei campi di Tindouf si evidenzia che “non solo in Algeria” che giornalisti, blogger, attivisti dei social media, i difensori dei diritti umani contro la corruzione sono sistematicamente presi di mira dalle autorità. Lo stesso succede nei campi Tindouf: Moulay Bouzid Abba, Fadel El Mahdi, Breica e Mahmoud Zeidane sono incarcerati nella famigerata prigione “Dheibiya” per “aver denunciato la deviazione degli aiuti alimentari umanitari internazionali concessi alla popolazione dei campi, deviate dai capi del gruppo polisario e da alcuni alti ufficiali militari algerini e la vendita di tali aiuti nei mercati africani”.
l’ONG Rete Unità per lo Sviluppo raccomanda che “la pratica della corruzione da parte di agenti statali in Algeria deve essere riconosciuta al più alto livello e consentire il perseguimento dei colpevoli”; la rimozione di tutte le restrizioni che limitano la libertà di espressione”; rendere pubblici tutti i risultati delle indagini sui casi di corruzione.
Sulla situazione attuale del conflitto sul Sahara Marocchino, l’ONG é convinta dell’importanza dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e del ruolo fondamentale nel consolidamento della pace e del benessere dei popoli e nel rispetto dei diritti umani in tutto il mondo. Nella sua comunicazione ha scritto: “Come sapete, questo conflitto di lunga durata è una minaccia alla pace e alla stabilità sia in Nord Africa che nella regione del Sahel e del Sahara”. I residenti dei campi sono alla ricerca di una soluzione pacifica che li protegga dall’isolamento e dalla divisione che stanno vivendo dal 1976.
L’Algeria non ha rispettato ai suoi obblighi internazionali in quanto responsabile della protezione dei profughi nei campi di Tindouf sul suo territorio dalle violazioni dei diritti umani commesse dal gruppo polisario nonché da gruppi terroristici e criminali”. Questi campi sono diventati strutture di incubazione che sostengono e alimentano il terrorismo e la criminalità organizzata nel Sahel e Sahara. Questi gruppi sfruttano i giovani che cercano di migliorare le proprie condizioni economiche con tutti i mezzi. Soprattutto i campi forniscono giovani addestrati al maneggio di armi fin da bambini.
Secondo l’ONG, il “contesto politico generale in Sahara, oltre al desiderio crescente della popolazione della regione di porre fine al conflitto, aiuta notevolmente a prendere misure efficaci da parte dell’Algeria ad accettare una soluzione pacifica e realistica, che vediamo che il Marocco ha interagito positivamente per risolvere il conflitto proponendo autonomia alla negoziazione dal 2007″, aggiungendo che il riconoscimento americano della sovranità del Marocco sul Sahara occidentale è un segnale forte accettato con soddisfazione dalla popolazione deve essere sfruttato per spingere all’adozione di un’autonomia basata sul rispetto dei diritti umani e per consentire ai sahrawi di godere i loro pieni diritti economici, civili e politici, preservare la loro cultura e beneficiare delle risorse naturali della regione del Sahara”. “Riteniamo che le Nazioni Unite siano direttamente responsabili di esercitare pressioni sull’Algeria per revocare l’assedio ai campi e di interagire positivamente con gli sforzi internazionali per realizzare un processo di pace serio e realistico e che l’autonomia rappresenti un’importante opportunità per i sahrawi di godere di una vita dignitosa e pacifica”, puntualizza l’organizzazione.
In un’altra comunicazione, si legge: “Attiriamo la vostra attenzione e l’opinione pubblica internazionale sull’implicazione dello Stato algerino come responsabile di quanto accade nei campi di Tindouf, insieme al gruppo Polisario, nel crimine di reclutamento militare e sfruttamento dei bambini nel conflitto del Sahara occidentale.
Come ci è stato dimostrato da prove conclusive che i bambini sono continuamente e obbligatoriamente sottoposti ad addestramento militare all’interno dei campi di Tindouf e sono usati come soldati all’interno di questi campi, il che li rende vulnerabili a tutte le forme di violazione legate a questo crimine, e in totale silenzio dello Stato algerino in quanto primo responsabile dinanzi alle Nazioni Unite per ogni violazioni commesse all’interno o all’esterno dei campi di Tindouf, che si trovano sul suo territorio.
Chiediamo alla comunità internazionale di non tacere sulla condanna dell’Algeria e del Polisario, e di fare in modo che i responsabili del reclutamento di bambini nei campi non rimangano impuniti; Chiediamo allo Stato algerino di rispettare tutti i suoi obblighi internazionali nei confronti dei residenti dei campi e di garantire che i bambini godano del loro diritto all’istruzione e a una vita familiare dignitosa; Chiediamo all’HCR di adottare tutte le misure preventive per proteggere i bambini saharawi dallo sfruttamento e dalle attività militari di reclutamento nei campi di Tindouf”, conclude il documento.