Marocchini d’Italia denunciano Algeria per l’investimento nel mercenariato nei campi militari di Tindouf
Nell’ambito delle loro diverse attività di sensibilizzazione circa le questioni del Marocco e dello scambio culturale in Italia, e in commemorazione del quarantasettesimo anniversario della Marcia Verde, l’Associazione Spazio Marocchino-Italiano per la Solidarietà (SMIS) e la Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI) hanno organizzato un incontro sullo sviluppo economico e sociale nel Sahara Marocchino e sulle gravissime violazioni dei diritti umani nei campi di Tindouf in Algeria.
All’evento, svoltosi presso il Palazzo Vittoria a Melegnano, provincia Milano il 6 novembre, hanno partecipato una quarantina di associazioni e attivisti della società civile italiana e hanno approvato il “Manifesto di Milano”. Ecco il testo:
“Manifesto di Milano 06 novembre 2022
È con un entusiasmo, orgoglio e un grande sentimento patriottico che noi, membri della comunità marocchina residente in Italia, commemorando il 47° anniversario della Marcia Verde che ci ha permesso di recuperare il nostro Sahara dall’occupazione spagnola e di completare la nostra integrità territoriale, che salutiamo l’opera del progettista della Marcia Verde, il defunto Sua Maestà Hassan II e ribadiamo la nostra costante mobilitazione dietro Sua Maestà il Re Mohammed VI per contrastare tutte le manovre volte a minare l’unità e la stabilità del Regno.
Apprezziamo con orgoglio il gigantesco sviluppo economico e sociale, e la partecipazione record alle elezioni locali, regionali e legislative nella regione del Sahara Marocchino negli ultimi 47 anni.
Parallelamente, ci teniamo a precisare che siamo preoccupati delle condizioni catastrofiche di vita nei campi di Tindouf in Algeria. Le popolazioni di questi campi militari restano le uniche vittime della propaganda algerina. Intere generazioni continuano a soffrire per l’assenza di una vita dignitosa e vivono in condizioni climatiche e socio-economiche molto difficili, costrette a dipendere dagli aiuti umanitari internazionali per sopravvivere. Sono quindi esposti loro malgrado ai rischi e alle tentazioni delle bande della criminalità organizzata, del terrorismo e dell’immigrazione clandestina.
Ricordiamo che i saharawi deportati e impiantati nei campi militari a Tindouf in Algeria dall’Esercito algerino e dalle milizie armate del Polisario non hanno diritto di circolazione, lavoro, espressione, sanità, protezione umanitaria e il carta di rifugiato.
Chiediamo all’Algeria, paese responsabile della violazione dei diritti umani, di assumere pienamente le proprie responsabilità e di rispettare gli obblighi delle convenzioni internazionali relative ai profughi, a partire dal censimento come richiesta pressante della stessa popolazione dei campi di Tindouf e le richieste ripetute dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, compressa l’ultima del 27 ottobre 2022 e quella recente dell’Unione Europea.
Chiediamo alle Nazioni Unite a procedere alla sorveglianza del concesso degli aiuti umanitari ai residenti dei campi, poiché la deviazione dei fondi degli aiuti internazionali destinati alla popolazione sequestrata in questi campi è sistematica.
Denunciamo con forza la propagazione dell’ideologia dell’odio tra i bambini e il loro reclutamento militare in Algeria da parte delle milizie armate del gruppo Polisario. Ciò accade in flagrante violazione dei diritti fondamentali dei bambini e costituisce un crimine contro l’umanità.
Denunciamo i legami di elementi della milizia Polisario con le bande della criminalità organizzata e dei gruppi terroristici nel sud dell’Algeria e nel Sahel.
Sottolineiamo con orgoglio che il Marocco è nel suo Sahara e viceversa e che l’autonomia locale proposta dal nostro Paese per chiudere il conflitto algerino-marocchino attorno al Sahara è la migliore soluzione per la regione e per l’Algeria che finalmente potrà liberarsi di un pesante fardello, e che non sarà più obbligata a spendere miliardi di dollari per investire nel mercenariato intrattenendo una milizia armata sul suo territorio”.