Editoriali

Serve un accordo con l’Africa per evitare le tragedie dell’immigrazione

I problemi legati ad una corretta gestione dei flussi migratori passa, necessariamente, attraverso il dialogo costruttivo dei paesi del Nord Africa. Il problema è che spesso , come europei, non sappiamo distinguere in modo corretto il giusto interlocutore e spesso questa mancanza di dialogo genera situazioni di dramma.
E’ quello che alcuni siti di informazione stanno denunciando in questi giorni. ” Ahmed ha 15 anni. Il guineano è stato arrestato a settembre in Algeria mentre era privo di documenti nel paese. Prima imprigionato, fu poi deportato in Niger.

Con centinaia di persone, è stato abbandonato nel deserto, a una quindicina di chilometri dalla città nigerina di Assamaka. Una pratica che è diventata sempre più comune negli ultimi mesi. La sua testimonianza è straziante” ma quello che i siti africani riportano è che la ” Queste operazioni di deportazione degli stranieri che vivono in Algeria verso il Niger sono aumentate negli ultimi mesi. Causano problemi organizzativi in Niger, soprattutto nella piccola città di Assamaka, a volte sopraffatta dagli arrivi.”
Ora la questione è doppiamente drammatica . In primo luogo sarebbe opportuno che le istituzioni internazionali, sempre così pronte ad accusare l’Italia di essere insensibile alla questione migratoria ,non mostrino nessun interesse verso le pratiche di alcuni paesi del Nord Africa. In particolare nei confronti dell’ Algeria si potrebbe avere maggiore influenza . Infatti, essendo l’Italia la maggior Nazione in termini di scambi commerciali potrebbe , in funzione di questo suo peso economico, chiedere alle autorità algerine trattamenti più umani verso gli immigrati dell’africa centrale.
La seconda riflessione riguarda la politica migratoria nel suo complesso. L’ Italia può cambiare radicalmente il proprio approccio studiando accordi con Paesi del Nord Africa più affidabili e sicuri per gestire in loco le pratiche relative all’immigrazione da parte dei paesi dell’Africa.
Se, a puro titolo di esempio basterebbe un ufficio del Governo italiano nel sud del Marocco e nel Sud dell’Egitto dove coloro che vengono dall’Africa centrale e meridionale possano gestire , in modo rapito ed efficace non solo le pratiche per entrare legalmente in Italia ma anche ricevere , uno stage formativo riguardante la lingua ed diritti dei lavoratori nella penisola. Nella mia mente ho degli delle vere e proprie agenzie governative per l’immigrazione che non solo aiutino una immigrazione legale ma anche preparino il nuovo arrivato al paese che lo ospita.
Si tratterebbe di un piccolo investimento ma che permetterebbe il non ripetersi del dramma dei tanti Ahemed.

Marco Baratto

Marco Baratto

Nato a Milano , Laureato in Legge. Si interessa di storia dei rapporti tra l'Europa e il Mediterraneo.

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