Mediterranews

Sventata deportazione dell’ex detenuta politica Bouraoui da Tunisi ad Algeri

Felice esito per il caso dell’attivista e oppositrice algerina Amira Bouraoui. Dopo essere stata respinta una prima volta dall’aeroporto internazionale di Tunisi, poi arrestata il venerdì 3 febbraio prima di essere rilasciata da un giudice tunisino per ritrovarsi per la terza volta al centro di un rapimento e un sequestro manu militari orchestrato da agenti in borghese che lo hanno trasferita prima ad un luogo segreto poi agli uffici della polizia di frontiera tunisina, l’incubo di Amira Bouraoui è finito grazie all’intervento delle autorità consolari francesi avvenuto dopo mobilitazioni internazionali a tappeto.
Impiantata in detenzione provvisoria, l’attivista algerina, avendo a mano suo passaporto francese, è stata rilasciata lunedì mattina 6 febbraio in regime di libertà provvisoria con assurdo obbligo di fornire la denuncia di smarrimento del suo passaporto algerino e di comparire davanti al tribunale il 23 febbraio per fatti relativi al reato di ingresso illegale in territorio tunisino.
Ma Algeri vuole la sua testa con tutti mezzi, è proprio in questo contesto che il consolato generale di Francia a Tunisi sotto pressione è entrato in azione lunedì pomeriggio per impedire la sua deportazione in Algeria chiedendo alle autorità tunisine il rilascio immediato dell’attivista Amira Bouraoui, titolare di nazionalità e passaporto francesi. Quest’ultima è stata subito consegnata ai rappresentanti del consolato che si sono occupati di offrirla tutela consolare in quanto “cittadina francese in situazione di pericolo”. Grazie a questo supporto logistico e legale dell’Ambasciata di Francia a Tunisi, Bouraoui accompagnata da agenti del consolato francese a Tunisi, ha potuto imbarcarsi “senza disturbo” sull’aereo a destinazione Francia alle ore 21:00 del 6 febbraio, mentre all’inizio del pomeriggio del 6 febbraio era oggetto di una fallita operazione di deportazione forzata ad Algeri su insistenza di quel paese che insegue una donna, ex detenuta per il suo attivismo pacifico a favore del cambiamento democratico e delle sue posizioni per uno “Stato civile non militare” e che da settembre 2022, l’attivista conduce un programma politico settimanale, “Le Café politique presse” (“il PCC”), trasmesso dalla Radio M, il cui direttore Ihsane El Kadi imprigionato il 29 dicembre 2022.
Ora, Amira Bouraoui che ha tentato invano più volte negli ultimi mesi di lasciare il territorio algerino per far visita al figlio stabilitosi in Francia, potrà finalmente ritrovare in Francia tutte le libertà pubbliche e individuali di cui era stata privata nel suo paese natale, l’Algeria.
L’intervento del consolato francese è arrivato dopo una massiccia campagna di mobilitazione dei media internazionali, dei Social e delle organizzazioni per i diritti umani, che hanno avvertito che Bouraoui sarebbe stato sottoposto a torture e maltrattamenti se deportata in Algeria. Contattato dai parenti della giornalista, François Zimeray, l’ex ambasciatore in Danimarca e avvocato presso la Corte d’appello di Parigi, aveva denunciato che Amira Bouraoui, nella sua qualità di cittadina francese, era stata “vittima di un sequestro e ora di una detenzione arbitraria commessa da agenti delle forze dell’ordine”. “Se non verrà rilasciata immediatamente, non esiterò a sporgere denuncia contro gli agenti tunisini per il reato di detenzione arbitraria davanti a un tribunale francese”, aveva precisato.
Per garantire la sua sicurezza, la sua vita, la sua liberazione e l’autorizzazione a farla raggiungere la Francia, invece della sua deportazione ad Algeri, sono state ore di serrate trattative tra le autorità francesi e le massime autorità tunisine compressi molteplici interventi di Parigi presso il presidente tunisino, Kais Saied.
Infatti, senza questo rapido ed efficace intervento coordinato, l’ex detenuta politica, sarebbe stata deportata dalla Tunisia in Algeria dove avrebbe potuto essere detenuta per un lungo periodo un’altra volta, allungando così la lista dei prigionieri politici che languono nelle prigioni algerine.

Exit mobile version