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Pegasus. Marocco innocente da accuse di Amnesty International e media ostili

Gli elementi tecnici forniti non consentono di identificare o localizzare l’utente del software, è necessaria la massima prudenza nei confronti del rapporto di Amnesty International (AI) che accusa il Marocco di aver utilizzato lo spyware Pegasus.
È quanto ha chiesto un esperto francese di informatica forense, mercoledì 8 febbraio a Rabat.

Dobbiamo essere estremamente cauti rispetto alle accuse mosse da questa ONG internazionale e riportate dai media. Lo ha sottolineato David Zenaty, analista dal 1985 presso la Corte di cassazione e la Corte penale internazionale, intervenendo nel corso di un convegno – dibattito tenutosi nel Parlamento di Rabat, dedicato agli attacchi di alcuni europarlamentari contro il Regno del Marocco.
Gli elementi tecnici pubblicati da AI, la cui integrità non può essere verificata, non consentono, in ogni caso, di identificare o localizzare tecnicamente l’utente di Pegasus e l’emittente, tantomeno di definire che sia stato il Marocco. Lo ha sottolineato Zenaty, citando le conclusioni di una relazione da lui redatta nell’agosto 2021 in collaborazione con altri tre esperti della Corte d’appello e della Corte di cassazione di Parigi.
Su richiesta degli avvocati del Regno del Marocco, il collegio di esperti aveva il compito di analizzare gli elementi che apparivano nel rapporto di AI e in che misura fossero conclusivi, tecnicamente parlando, ha precisato Zenaty.
Per svolgere questa analisi forense, processo per indagare su un sistema informativo dopo un attacco informatico, i quattro hanno vagliato i documenti su cui si basava il rapporto di AI, tra cui il manuale utente Pegasus e il “transparency e rapporto di responsabilità 2020-2021” di NSO Group, la società che commercializza il software.
Dopo essersi soffermato a lungo sulle modalità di funzionamento del malware, Zenaty ha affermato che nel caso di un atto di spionaggio con Pegasus, è molto difficile trovare l’emittente perché il software utilizza una tecnica particolare per nascondere la provenienza, come per il Dark net.
Quindi, se vuoi sapere se questo o quel Paese ha violato questo o quel telefono, l’unico posto in cui puoi ottenere tali informazioni è dove esiste il server NSO.
Invece di fornire prove concrete a sostegno di ciò che diceva, AI ha semplicemente consegnato un elenco di indirizzi e-mail e nomi di dominio la cui provenienza è difficile da stabilire, oltre ad un elenco di 600 nomi che nessuno conosce, ha evidenziato.
Dunque nessun elemento tecnico è stato in grado di far luce sulle “fantasiose” accuse mosse al Marocco per il presunto utilizzo del software Pegasus. A dirlo è stato Olivier Baratelli, avvocato del Regno del Marocco davanti ai tribunali francesi.
Il legale ha sottolineato: Il Marocco è evidentemente vittima, da tempo, di un tentativo di destabilizzazione internazionale, da 18 mesi stiamo aspettando la minima prova di queste fantasiose accuse.
Baratelli ha aggiunto che sono stati nominati due GIP su denunce di diverse persone, che accusano il Marocco di aver spiato i loro telefoni, ma, in merito, non emerge alcun elemento tecnico. Nessuno dei querelanti è stato in grado di fornire il proprio telefono e la prova che il software li avrebbe infettati.
Baratelli ha osservato che il Marocco ha costantemente denunciato le “accuse fantasiose, ingiuste e teleguidate” sull’uso dello spyware Pegasus e che il Regno ha avviato 10 procedimenti penali per diffamazione contro 10 giornali che hanno diffuso questa voce, senza fornire alcun pezzo, documento, certificato o testimonianza.
Il legale ha poi spiegato che il Regno del Marocco, sotto il controllo delle autorità giudiziarie francesi, ha fatto controllare lo “pseudo rapporto” informatico di Amnesty International da esperti informatici approvati dalla Corte d’appello di Parigi, dalla Corte di giustizia di Parigi e dalla Corte di cassazione e che nessuno di loro ha portato alla luce alcuna infiltrazione del software Pegasus nei telefoni delle persone presumibilmente prese di mira in Francia.
In Spagna, invece, le accuse sono state mosse da un giornalista che aveva detto, in maniera perentoria, che il suo telefono era stato infiltrato dal Marocco, però questa denuncia è stata archiviata dalla procura di Madrid che ha esaminato il telefono di questo giornalista in cui non c’era traccia dello spyware.
Queste false accuse sono state mosse ingiustamente con l’obiettivo di danneggiare la reputazione internazionale del Regno del Marocco da parte di un giornalista considerato nemico dichiarato del Marocco, ha sottolineato. In Spagna è stato legalmente escluso l’uso da parte del Marocco di questo software. Lo ha detto Baratelli, aggiungendo che le indagini europee non hanno potuto dimostrare nulla contro il Marocco. Abbiamo l’unica certezza nel fascicolo che il Marocco è esente da ogni addebito ma che invece altri Stati europei hanno utilizzato il software, ha concluso.

Yassine Belkassem

Yassine Belkassem, marocchino italiano, già pubblicista con www.stranieriinitalia.it, e Almaghrebiya, attualmente collabora con NotizieGeoplotiche.nete Ajialpress.com testata marocchina. Per Mediterranews cura aggiornamenti dal Marocco e non solo

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