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Successo per Sauro Cavallini a Firenze

FIRENZE- L’ orrore della guerra e dei campi di detenzione italiani al centro della stupenda retrospettiva dedicata al grande scultore toscano Sauro Cavallini. La mostra ha suscitato grande ammirazione nel pubblico e riacceso ancor più l’interesse della critica per uno degli scultori italiani più validi della seconda metà del secolo scorso. A Sauro Cavallini, scomparso nel 2016, è stato dedicato ampio spazio nello storico Palazzo Strozzi Sacrati: la mostra era intitolata: “Sauro Cavallini. L’opera di un internato”.                                   Esposte 16 opere, realizzate tra il 1961 ed il 1963, in ferro ed ottone, a testimonianza della sua terribile esperienza: nel settembre del 1943, all’età di 16 anni, Sauro fu arrestato dalla polizia fascista e recluso nel campo di Gradaro a Mantova, dove rimase per circa un anno.                                                                                La mostra ideata dal Centro Studi Cavallini è stata curata dalla direttrice Maria Anna Di Pede, ed organizzata con la collaborazione della Fondazione Fossoli, del Museo della Deportazione di Prato ed il contributo di Regione Toscana, Unicoop Firenze.                                                                   Nato a La Spezia nel 1927, Cavallini era discendente di una famiglia ligure originaria di Savona. Dopo molti anni trascorsi in Marina, il padre divenne impiegato delle Ferrovie nazionali italiane e venne trasferito a Firenze. Fin dagli esordi, a causa della sua ispirazione ed amore per l’arte, Sauro è stato letteralmente adottato dalla città di Firenze. Artista autodidatta, nel 1957 espose alcune sue sculture in una mostra collettiva e nel 1958 avvenne sua prima personale a Livorno. In poco tempo la fama crebbe. Negli anni Sessanta realizzò importanti personali a Caserta, Milano, Bari, Roma, Pistoia, Firenze, Bonn e Legnano. Negli anni Settanta altri appuntamenti di rilievo a Firenze, Padova, Cortina, Viareggio, Prato e Parigi. Da quel momento la sua fama iniziò ad essere di livello europeo. Nel 1982, spronato nell’impegno dallo storico d’arte Carlo Ludovico Ragghianti, diede vita al bozzetto di un’opera unica in scultura a “tutto tondo” nella storia delle arti: “L’Ultima Cena”. Cavallini realizzerà quest’opera in grande solo nel 1999. Ancora mostre di rilievo negli anni Ottanta a Lucca, Diano Marina, dove nel 1983 il Comune gli commissiona il “Monumento ai Caduti” per la piazza principale. L’inaugurazione rappresenta una partecipazione notevole della cittadinanza e delle autorità che concedono all’artista la cittadinanza onoraria. Iniziarono a giungere premi: Fronda d’ Oro 1968, Valentino d’oro 1984, premio Firenze 1965 e 1994,  Premio Columbus 1996 e proseguirono le grandi mostre a Zurigo, Firenze, Fiesole, Detroit e Londra, Neuchatel, Pietrasanta, Ravenna e Dubai. A Lastra di Signa nel 1987 realizzò la famosa Ultima Cena di 16 metri di lunghezza per 6, 50 di altezza. Nel 1991 al Palazzo del Consiglio d’ Europa di Strasburgo venne posto il suo famoso: “Inno alla vita”, mentre nel 1992 per l’EXPO di Genova realizzò Il Monumento a Colombo un bronzo di 6 metri di altezza. Sempre nel 1992 realizzò un monumento per Il Giardino delle Rose nel Principato di Monaco. Nel 2000 la scultura per l’ingresso della Stazione del Principato di Monaco. Nel 2017 per volontà degli eredi è nato nel suo studio il Centro Studi Sauro Cavallini. Attualmente in centro a Firenze sono visibili in alcune delle piazze principali le sue più significative sculture.

                                                             CLAUDIO ALMANZI

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