Amnesty International: Le autorità algerine reprimono ogni forma di dissenso
Amnesty International ha denunciato, nel suo rapporto 2022/2023 sullo stato dei diritti umani in Algeria, la grave situazione di almeno 280 attivisti e manifestanti che sono ancora detenuti alla fine del 2022 e che durante lo scorso anno le autorità hanno intensificato la repressione generalizzata della libertà di espressione, di riunione pacifica: “Hanno schiacciato ogni forma di dissenso”, ha allertato Amnesty International (AI).
Il rapporto annuale della ONG mette in guardia contro la nuova legge sulle associazioni che l’Algeria sta preparando; Condanna la sospensione di almeno un partito politico, la minaccia di scioglimento di altre due organizzazioni, nonché le “inventate accuse di terrorismo” nei confronti di esponenti dell’opposizione.
Amnesty ha evidenziato la decisione del governo algerino di rinviare a settembre la prevista visita del Relatore Speciale dell’ONU sulla libertà di riunione pacifica e di associazione. Ciò avviene per l’ottava volta dal 2011. Tra gli esempi citati nel rapporto c’è la condanna di cinque giovani dell’Hirak, movimento di protesta antigovernativo per aver pubblicato un video in cui una ragazza accusava la polizia di violenza sessuale.
Il rapporto evidenzia anche la condanna a tre anni di reclusione dell’attivista ambientalista Mohad Gasmi per scambi di email sullo sfruttamento del gas di scisto in Algeria.
La mancata libertà di movimento è segnalata come un’altra violazione dei diritti umani. Ci sono almeno cinque attivisti e giornalisti a cui è vietato lasciare il paese senza la decisione della giustizia.
A febbraio, Lazhar Zouaimia, cittadino canadese di origine algerina e membro d’Amnesty International Canada, è stato condannato di “terrorismo” a causa dei suoi presunti legami con il Movimento per l’autodeterminazione di Cabilia e Rachad. La ONG internazionale ritiene, inoltre, che il diritto ad un giusto processo è compromesso. Le autorità hanno arrestato arbitrariamente gli avvocati della difesa.
A maggio, gli avvocati Abdelkader Chohra e Yassine Khlifi sono stati arrestati per aver protestato contro la morte sospetta di un attivista in prigione.
Anche gli abusi contro la popolazione migrante fanno parte del rapporto. Si afferma che migliaia di persone – 14.000 tra gennaio e maggio – sono state “espulse violentemente” dall’Algeria al “punto zero” al confine con il Niger.
Da ricordare che è in corso una azione urgente d’Amnesty International per denunciare la detenzione arbitraria di Abderrahmane Zitout, che dura da 363 giorni nella prigione di El Harrach con false accuse in un caso relativo all’attività politica pacifica del suo fratello” Mohamed Larbi Zitout rifugiato a Londra.
“Le autorità devono far cadere le accuse infondate contro Abderrahmane Zitout e rilasciarlo immediatamente e senza alcuna condizione o restrizione”, chiede Amnesty International.