Scienze e Tecnologia

Legambiente – Considerazioni riflessioni e proposte sul “Fosso della Noce” a Sassari

  • Il “Fosso della Noce” (residuo degli orti periurbani storici, un potenziale valore ambientale e culturale collettivo per la città) è zona valliva attualmente occupata da edifici con rispettive pertinenze – in parte costituite da aree verdi, parcheggi – e attraversata da alcune direttrici viarie come viale Trento e viale Trieste realizzate su terrapieni posti trasversalmente alla linea di naturale deflusso delle acque e prive di luci che ne consentano l’attraversamento in caso di piogge intense. Nel sedime in esame non è censito alcun elemento del reticolo idrografico ufficiale della Sardegna ma le condizioni sono tali che il settore è perimetrato come a pericolosità idraulica molto elevata (Hi4).

Il Fosso della Noce “Dovrebbe essere oggetto e primo attore sulla scena di un piano di ampia prospettiva volto a riqualificare e rinaturalizzare l’area, rendendola fruibile ai cittadini, in modo da recuperare e restituire alla città il suo pieno valore storico, paesaggistico ed ecosistemico di naturale via di ventilazione e fonte di biodiversità, ripristinando il naturale deflusso della acque cui peraltro contribuirebbe la permeabilità del suolo”. Nella sopra citata area quindi, secondo il Comitato Scientifico di Legambiente Sardegna che ha analizzato l’intervento congiuntamente al Circolo di Sassari, il recupero della funzione storica e paesaggistica coincide con i moderni principi delle Natural Based Solutions, strumenti più adatti alla trasformazione positiva delle aree urbane.  

Il problema Al presente, per evitare il rischio idraulico e mettere in sicurezza l’intera area e la sua porzione a valle – attraverso un intervento di messa in sicurezza idraulica che consenta la deperimetrazione come zona H14 -, sembra essere inevitabile la realizzazione di un intervento un paesaggio “rururbano” ben percepibile. Un problema (da risolvere) che è in realtà un invito alla lungimiranza nella tutela di zone ambientali e storiche, alla valorizzazione del patrimonio storico e paesaggistico a dispetto della sola ottimizzazione tecnica.

Cintura verde. Partendo dal fatto che il PUC assegna un ruolo importante alle cosiddette “Grandi aree ambientali” che definisce “le valli e i giardini ritrovati”, 5 estesi areali che coincidono con sistemi vallivi che interessano tessuto urbano e aree un tempo periurbane, fra cui lo stesso Fosso della Noce, Legambiente afferma che nel caso specifico si è in presenza di una vera “green belt”, una cintura verde. A maggior ragione si sostiene che gli interventi devono seguire al filosofa della riqualificazione urbana, rinaturalizzazione, esclusione  di nuova impermeabilizzazione dei suoli e, anzi, con contemporanea deimpermeabilizzazione ovunque possibile, e conservazione e recupero dei sistemi ecocosistemici. L’attuale progetto è invece concepito in modo da conservare integralmente l’attuale superficie carrabile e destinata a parcheggio, riducendo al minimo l’area da espropriare e le interferenze con le proprietà private.

No parking / No cemento. Legambiente sostiene che “il sistema delle valli presente a Sassari è stato fino ad oggi trascurato, lasciando ridurre le sue potenzialità di corridoio ecologico. Uno degli assi portanti del PUC è proprio il suo recupero e la sua esaltazione: il raccordo tra le valli, con il loro recupero e la loro immissione nel sistema urbano, assicurandone l’uso pedonale continuo”. L’attuale classificazione Hi4 ne impedirebbe l’uso come parcheggio e impone lo stop alla cementificazione, mentre eliminare la classificazione di rischio idrogeologico PAI rende possibile la nascita di nuovi parchi urbani nella zona più a valle.

Soluzione. Legambiente propone: la realizzazione di una fascia naturalizzata continua, con larghezza di almeno dieci metri, costituita da un alveo aperto naturalizzato integrato ad una pista ciclopedonale, che svolga il ruolo di corridoio ecologico e interconnessione pedonale continua delineati dal PUC per il Fosso della Noce; il verde attualmente presente va salvaguardato e, anzi, valorizzato; non deve essere prevista nessuna nuova impermeabilizzazione del suolo.

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