Stefano Dal Corso: indagini aperte
E’ stato un dettaglio particolare a far aprire nuovamente le indagini sulla morte in carcere di Stefano dal Corso. Alcuni dettagli sono stati resi noti dal quotidiano La Repubblica. I familiari sin da subito non hanno creduto al suicidio in cella e chiedono l’autopsia ma ad Oristano il caso è stato chiuso.
Stefano Dal Corso: ecco perchè
La morte presso la struttura dententiva Soro, a Massama, Oristano ha insospettito la famiglia sin dal primo giorno. Dall’8 di marzo sembra vi sia una sorta di certezza. A casa della sorella è stata consegnata un libro e una coppia di finti fattorini Amazon. Un libro particolare ed inquietante: il volume era stato firmato da una mistica austriaca All’interno del libro due parole sottolineate: la prima è ”confessione”, e poi la seconda ”morte”. E’ bastato questo a far aprire nuovamente le indagini.
La sorella
Da rilevanti fonti stampa sappiamo che la sorella ha richiesto più volte gli esami autoptici. Marisa Dal Corso, la sorella, ha anche cercato di fare foundrising per poter pagare le indagini sul corpo di Stefano. Così si legge: “Mio fratello è morto nel carcere di Oristano, dove si trovava per un processo. E’ morto impiccato, mi hanno detto al telefono. Eppure lui non aveva alcun motivo di togliersi la vita, mai aveva manifestato l’intenzione di farlo e anzi aveva preso accordi per un lavoro in un ristorante appena sarebbe uscito, da lì a poco. Mi hanno mandato solo delle foto, poche e in cui tra l’altro era vestito, dalle quali si vedono segni come di presa su un braccio, uno alla testa e sugli occhi. Per ben due volte ci è stata negata la possibilità di fare l’esame autoptico, ma io chiedo che venga fatta chiarezza. Voglio capire come è morto Stefano”.