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Guerra, cardinal Zuppi a Radio Cusano “Anche colui che combatte per ideali non aspetta altro che tutto questo finisca”

Non  sono ottimistama dobbiamo avere speranza. Si percorrono i sentieri non perché siano facili, belli, o chiari, ma bisogna trovare la pace creando sinergie, delle alleanze, delle collaborazioni perché soltanto insieme la si può raggiungere”.

Così ha dichiarato il cardinale Matteo Zuppi a “L’Italia s’è desta”, programma radiofonico di Radio Cusano Campus condotto da Gianluca Fabi, Roberta Feliziani e Fabio Salamida.

“La pace non è mai messa da parte – ha continuato il cardinale – chiunque combatte, anche colui che più è preso dalle passioni ideologiche, o soltanto anche dall’adrenalina della guerra, in realtà non aspetta altro che tutto questo finisca”.

In merito alle due guerre ravvicinate, prima in Ucraina, ora in Medio Oriente, il cardinale Zuppi ha aggiunto, “Penso che non ci sia mai una casualità, purtroppo. Il male, paradossalmente, è anche molto logico. Pensiamo alle delle due regioni contese in Ucraina e alla Terra Santa in Medio Oriente, se io non risolvo i problemi è molto più facile che ci possano essere degli episodi di violenza. Per cui, il male è imprevedibile? No. Prima o poi, se si rimandano i problemi, arriverà sempre il conguaglio”.

E sulle migrazioni, il cardinale Zuppi ha dichiarato, “La Chiesa si è sempre occupata dei migranti, perché il nostro Signore ci ha detto che quelli lì sono i suoi fratelli più piccoli e qualunque cosa facciamo a loro la facciamo a noi. Voler bene e accogliere significa anche dare delle risposte. Quindi, il problema del tutti dentro o tutti fuori, purtroppo, è una logica di quelle polarizzazioni per cui sembra che accogliere significhi per forza o uno o l’altro. Il vero problema – ha poi aggiunto Zuppi – è creare un sistema che dia sicurezza a chi viene e a chi accoglie, ed è proprio questo quello che manca”.

A seguito dell’incontro tra il cardinale e gli studenti dell’Università Niccolò Cusano, Zuppi ha dedicato anche alcune parole ai più giovani. “Loro rappresentano la speranza ma, qualche volta, questa gliel’abbiamo portata via. Perché il cinismo, il calcolo, con l’idea del prendi quello che c’è oggi e basta, non diamo loro gli strumenti per avere speranza”, ha concluso Zuppi.

Liliana Chiaramello

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