Save the Children: non normalizzare femminicidio
Omicidio Giulia: Save the Children, sgomento di fronte all’ennesimo femminicidio, stavolta di una giovanissima laureanda. Rischio “normalizzazione” dei comportamenti violenti nelle relazioni di coppia anche tra adolescenti. Il 18% dei giovani in Italia ha assistito a un episodio in cui un’amica è stata vittima di una forma di violenza.
Due adolescenti su 5 tra i circa 1.000 consultati con un questionario online promosso dal Movimento Giovani per Save the Children si dicono a conoscenza di casi di violenza on-line nelle relazioni di coppia. Tra i comportamenti più frequenti il controllo di spostamenti, contatti e amicizie del/della partner, violazione della privacy e atteggiamenti sessuali aggressivi
L’Organizzazione ribadisce la necessità di intervenire sul fronte della prevenzione portando l’educazione alla affettività in tutte le scuole, e coinvolgendo attivamente i ragazzi e le ragazze nella promozione di relazioni affettive basate sul rispetto e sulla non violenza.
“Di fronte all’efferato atto di violenza che ha portato alla morte della giovane Giulia Cecchettin, non ci si può limitare al cordoglio ma è necessario intervenire in modo sistematico sul fronte della prevenzione di comportamenti violenti nelle relazioni sin dall’adolescenza, portando l’educazione alla affettività in tutte le scuole, e coinvolgendo attivamente i ragazzi e le ragazze nella promozione di relazioni affettive basate sul rispetto e sulla non violenza.”, ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice Programmi Italia- Europa di Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro.
Secondo un sondaggio IPSOS svolto per l’Organizzazione nel 2020, quasi un intervistato su 5 (18%) ha assistito a un episodio in cui un’amica è stata vittima di una forma di violenza e il 39% dei ragazzi e delle ragazze in Italia sono esposti online a contenuti che giustificano la violenza contro le donne, con una forbice che si allarga dal 31% dei maschi al 48% delle femmine. Tra le ragazze il 41% ha visto postare dai propri contatti social contenuti che l’hanno fatta sentire offesa e/o umiliata come donna[1] In un momento storico in cui la vita dei ragazzi è sempre più permeata dalla dimensione digitale, occorre anche cogliere i segnali che proprio in quella dimensione si sviluppano.
Come emerge da una recente consultazione online promossa dal Movimento Giovani per Save the Children, per esplorare questo tema – che ha coinvolto quasi 1.000 ragazzi e ragazze (902) tra i 14 e i 25 anni in Italia[2] – sebbene la gran parte dei partecipanti associ i rapporti di coppia a valori come comprensione, sincerità, complicità, rispetto e fiducia, il 42,2% del totale dei partecipanti riferisce di avere avuto un’amica/o che ha vissuto una qualche forma di violenza on-line nella relazione, soprattutto rispetto alla sfera del controllo personale. Tra i comportamenti ritenuti più frequenti ci sono la creazione di un profilo social fake per controllare il/la partner (73,4%), le telefonate/invio di messaggi insistenti per sapere dove si trova e con chi è (62,5%), il controllo degli spostamenti e delle persone con cui si trova (57%), l’impedire al/alla partner di accettare delle persone tra le amicizie sui social (56,2%), ma anche il fare pressioni affinché il/la partner invii sue foto sessualmente esplicite” (55,1%) o minacciare la diffusione di informazioni, foto o video imbarazzanti (40,6%).Sono queste forme di violenza che colpiscono soprattutto le ragazze.
“È necessario promuovere in tutte le scuole programmi volti ad educare alla parità di genere e al rispetto delle differenze, all’affettività e alla risoluzione non violenta dei conflitti. Occorre infatti aprire in modo sistematico spazi di confronto per riconoscere le varie forme di violenza di genere (fisica, sessuale, psicologica, economica, ecc.) e per riflettere sugli stereotipi e i pregiudizi che sono alla base della violenza. Troppo spesso i comportamenti violenti e abusanti sono tollerati e persino normalizzati, anche tra le generazioni più giovani. Informare, fornire gli strumenti per riconoscere la violenza, coinvolgere i ragazzi e le ragazze nella sensibilizzazione dei coetanei sono azioni essenziali per prevenire e far emergere tempestivamente le situazioni di rischio.” ha concluso Raffaela Milano.