Catania, commercialisti puntano i riflettori sulla continuità d’impresa e Codice della Crisi
Garantire la continuità d’impresa attraverso l’adozione di specifiche azioni che facciano gli interessi della società stessa, dei dipendenti e dei creditori. Ad assicurare tutto questo spetta al sindaco unico o al collegio sindacale, che, a seguito del nuovo Codice della Crisi d’Impresa, assumono un ruolo di sempre maggiore importanza, con conseguenti obblighi e responsabilità civili e penali. Un tema che è stato oggetto di approfondimento nel corso dell’incontro organizzato dall’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti Contabili della provincia di Catania.
«Il focus punta i riflettori su un aspetto delicato, introdotto dal nuovo Codice della Crisi – spiega il presidente dell’Ordine etneo Salvatore Virgillito – sindaco amministrativo e collegio sindacale hanno assunto una posizione di spicco nella gestione della crisi, sia nella verifica degli assetti adeguati nella fase in bonis, sia nel ricorrere agli strumenti previsti dal legislatore in quella di crisi». Un convegno non solo per approfondire la norma, ma «un passo deciso nella formazione del professionista in questa evoluzione verso una nuova disciplina, così come auspicato dal Consiglio Nazionale», sottolinea il componente del Consiglio Nazionale dei Commercialisti Aldo Campo, in rappresentanza del presidente Elbano De Nuccio. L’argomento in questione rientra non solo nella sfera amministrativa, ma anche in quella giudiziaria, con conseguente coinvolgimento del Tribunale. «Il nuovo Codice affronta il tema in modo innovativo e con un approccio pragmatico, finalizzato a dare continuità all’azienda e decretandone il fallimento solo in casi estremi o di azioni illecite – commenta Giuseppe Ferreri, presidente della sezione Civile della Corte d’Appello del Tribunale etneo – in questo quadro, i commercialisti rivestono un ruolo di spicco per le loro competenze in materia». A confermare l’elevato interesse dell’argomento anche il presidente del Tribunale di Catania Saverio Maria Mannino, il cui intervento rimarca le «grandi responsabilità in campo amministrativo del sindaco unico e del collegio sindacale. Una gratificazione professionale, da cui derivano altrettanti obblighi sia in ambito civile, che penale». Un insieme di elementi normativi e professionali che, come evidenzia il prefetto di Catania Carmela Maria Librizzi, «offrono soluzioni innovative per la salvaguardia di aziende private e partecipate, il cui fallimento può essere solo negativo in termini economici e occupazionali». Parte attiva nell’iniziativa anche il Dipartimento di Economia dell’Università etnea, che, come sottolineato dal direttore Roberto Cellini, «dedica grande impegno nel terzo settore, quello che accompagna gli stakeholder del territorio nelle loro iniziative sociali e di formazione».
Tre – secondo il professore di Diritto Commerciale UniCT Concetto Costa – le fasi che caratterizzano la vita di un’impresa: quella in bonis, quella in cui emergono i fattori della crisi e quella in cui si mettono in campo le azioni necessarie per scongiurare il fallimento. Come emerso nel corso della sua relazione, il sindaco unico e il collegio sindacale sono decisivi in tutti i momenti. Sia quando l’azienda è in salute, verificando gli adeguati assetti, sia al sopraggiungere degli alert. È questo il caso in cui vengono meno le decisioni dei soci e in cui vanno adottate le soluzioni più efficaci per evitare il default aziendale. Il passo successivo – come emerso dalla relazione del giudice del Tribunale di Roma Lucia De Bernardin – prevede l’intervento del giudice, non più quale traghettatore verso la liquidazione finale, ma quale gestore ad interim. Una fase in cui l’obiettivo è la ristrutturazione aziendale delle imprese in crisi. In quest’ottica diventerebbe imprescindibile l’esistenza di una “carta di lavoro”, documento che lasci traccia della vita della società: dal patrimonio alle pendenze, fino agli atti di amministrazione straordinaria. A subire una metamorfosi anche il pubblico ministero, oggetto di studio del sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale etneo Fabio Regolo. Per il pm si prospetta un ruolo camaleontico, che in situazioni di crisi faccia da ago della bilancia per garantire gli interessi generali e di continuità aziendale, senza tralasciare le eventuali sanzioni penali e civili.
Al termine dell’incontro sono emerse tutte le complessità e i possibili risvolti positivi del nuovo Codice, oltre a un’evidente differenza rispetto alla vecchia normativa, incentrata sul fallimento e la liquidazione. La strada tracciata pone tutti gli attori sullo stesso piano, in un lavoro sinergico per scongiurare la crisi ed evitare le gravi ripercussioni sul tessuto economico e sociale del territorio.