Comunicati Stampa

Omicidio Cerciello Rega, Fervicredo insorge dopo le motivazioni della Cassazione

“Restiamo basiti dall’annullamento con rinvio della sentenza di condanna dei due assassini di Mario Cerciello Rega pronunciato, fra l’altro, sul presupposto che gli imputati non conoscessero la parola ‘Carabiniere’! Intanto, ammazzare qualcuno per strada a coltellate resta una cosa di gravità
inaudita, e comunque è davvero difficile credere che non si possa distinguere l’agguato di un malvivente dall’intervento di chi sta svolgendo un servizio.
Rimane la triste, drammatica realtà che si possa pagare poco, troppo poco, per aver tolto la vita a un Servitore dello Stato, perché questo potrà accadere nel prossimo appello”.
Così Mirko Schio, Presidente di Fervicredo (Feriti e Vittime della criminalità e del Dovere), dopo che i media hanno reso note le motivazioni della sentenza con cui i giudici della Prima sezione penale della Cassazione, a marzo, hanno annullato con rinvio la condanna a 22 anni inflitta all’americano
Gabriel Natale Hjorth per l’omicidio del vicebrigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso con 11 coltellate a Roma nel luglio del 2019.
La Suprema Corte ha disposto un nuovo giudizio d’Appello per Hjorth e per il suo connazionale Finnegan Lee Elder, condannato a 24 anni, ordinando di rivalutare la sussistenza dell’aggravante dell’omicidio commesso “contro un ufficiale o agente di pubblica sicurezza, nell’atto o a causa dell’adempimento
delle funzioni o del servizio” e del reato di resistenza a pubblico ufficiale.
Per la Suprema Corte è “evidente, che se la parola carabiniere fosse conosciuta, ad esempio, in Spagna e in America latina, si tratterebbe, pur sempre, di un estero che non comprende gli Stati Uniti d’America dove vive l’imputato”.
“Tutto questo è aberrante – incalza Schio -, sembra quasi che si voglia far pensare che gli imputati abbiano ucciso Cerciello Rega per errore.
Ma undici coltellate inferte con quella ferocia dicono ben altro. Noi oggi vogliamo ribadire la nostra ferma vicinanza e solidarietà ai Familiari di Mario, destinati a un’altra lunga, dolorosa e pietosa battaglia nel nuovo processo, durante il quale certamente la difesa dei due americani si aggrapperà a questa
pronuncia per ottenere un significativo sconto di pena che, ci auguriamo, non debba mai arrivare. La vita di un uomo in divisa varrà pur qualcosa”.

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