Save the Children, un bambino sfollato su 3 ancora senza casa in Turchia, mentre salgono a livelli record i bisogni in Siria per quasi il 90% della popolazione
In Turchia un bambino su tre che ha perso la casa a causa del terremoto di un anno fa vive ancora in rifugi temporanei, mentre sia in Turchia che in Siria i più piccoli lottano con l’ansia e altri problemi di salute mentale legati al trauma provocato dal sisma. Lo afferma Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro.
Nel febbraio del 2022 due fortissimi terremoti e le numerose successive scosse di assestamento in Turchia e in Siria hanno ucciso oltre 56.000[1] persone e hanno provocato milioni di sfollati, tra questi circa 6,2 milioni di bambini.
In Turchia circa 2,4 milioni di persone[2], tra cui 660.000 bambini, sono stati costretti a lasciare le loro case per trasferirsi in insediamenti temporanei, vivendo in tende e container metallici stretti quanto un posto auto. Un anno dopo, oltre 761.000 persone, tra cui 205.000 bambini, sono ancora senza casa[3].
Le autorità turche stanno cercando di trasferire le persone in aree abitative formali, ma ancora quasi la metà (355.000) degli sfollati si trova in siti informali e non regolamentati[4], spesso costituiti da piccole tende o container di metallo, alcuni piccoli, di poco più di 3 metri.
In Siria i bambini sopravvissuti al terremoto hanno dovuto affrontare una crescente crisi economica e una nuova escalation del conflitto, che ha danneggiato ulteriormente scuole e centri sanitari. Migliaia di persone sono ora senza accesso ad un riparo e senza cibo, mentre gran parte dell’assistenza da parte del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite nelle aree colpite dal terremoto è stata sospesa.
I bambini hanno difficoltà a elaborare e affrontare tutto ciò che hanno subito. In particolare, all’indomani del terremoto, in Siria, l’85% dei minori con disabilità che hanno parlato con i partner di Save the Children nel Paese hanno riferito di avere difficoltà nell’interagire con le loro famiglie, amici, insegnanti e altre persone a causa delle loro esperienze durante i terremoti[5]. Inoltre, secondo una recente ricerca di Save the Children[6], quasi il 70% degli intervistati in cinque aree della Siria controllate dal governo ha evidenziato che dopo il terremoto i bambini vivono in uno stato di “tristezza”, e circa il 30% ha dichiarato che hanno incubi e/o difficoltà a dormire.
Dalle risposte delle famiglie intervistate in quattro aree colpite dal terremoto in Turchia, emerge che in seguito al sisma la metà di esse (51%) ha riferito cambiamenti nello stato psicologico o nel comportamento dei propri figli, il 49% ha mostrato segni di ansia e il 21% un comportamento aggressivo[7].
“Ho 9 anni. Vivo in una tenda con mia mamma e mio papà. C’è stato il terremoto e la nostra casa è stata distrutta… A volte la tenda diventa molto calda o molto fredda… Ecco perché è brutto viverci. Le docce sono fuori. Mi piacerebbe riavere la nostra casa e vorrei che mio nonno e mia nonna non fossero morti” ha detto Asli*, 9 anni, che vive con i suoi genitori in una tenda vicino ad Adıyaman, in Turchia.
La valutazione multisettoriale dei bisogni effettuata da Save the Children sulle famiglie che vivono in strutture formali e informali in Turchia ha rilevato che il 60% di esse aveva difficoltà a procurarsi prodotti per l’igiene di base. Secondo l’ONU, le persone che vivono in un’area informale su 4 affermano di non avere sufficiente accesso all’acqua.
La maggior parte delle famiglie sfollate ha potuto rimandare i propri figli a scuola in Turchia, ma il 30% dei genitori ha dovuto far fronte ai costi.
Per quanto riguarda la situazione in Siria, quest’anno quasi 1,5 milioni di persone in più necessitano di assistenza umanitaria, il 45% dei quali sono bambini. Ciò significa che un totale di 16,7 milioni di persone – quasi il 90% della popolazione – hanno ora bisogno di aiuti, il numero più alto dall’inizio della guerra quasi 13 anni fa. Molti bambini in Siria hanno dovuto lasciare le loro case, spesso più di una volta e sono migliaia le persone che vivono in tende improvvisate e campi per sfollati con i genitori che lottano per procurare cibo a sufficienza, acqua pulita e vestiti caldi.
“Siamo fuggiti a causa dei bombardamenti, delle granate e dei terremoti. La scuola è stata danneggiata… sia dai terremoti che dai bombardamenti. Non c’era luce, era buio. Non riuscivamo a vedere la lavagna… Ogni volta che l’insegnante provava a scriverci sopra, cadeva. Era un posto orribile” ha spiegato Marah*, 12 anni, che vive in un campo nel nord della Siria, ed è stata sfollata prima a causa del conflitto e poi dei terremoti.
Dopo un anno senza lezioni, Marah ha potuto iscriversi a una scuola sostenuta dal partner di Save the Children. “La situazione ora è migliore perché studio, esco con i miei amici e ho accesso all’istruzione. Ma per il terremoto e i bombardamenti ho smesso di studiare e di andare a scuola per quasi un anno” ha raccontato.
“La Siria sta affrontando una crisi dopo l’altra. Il terremoto, il conflitto, l’economia: è sempre più alto il numero di persone bisognose di aiuto. Qui non ci sono ancora segnali di ripresa. Sono necessari urgentemente maggiori finanziamenti per soddisfare le esigenze dei bambini, ma i finanziamenti da soli non bastano più. Anno dopo anno, vediamo la situazione umanitaria deteriorarsi fino a raggiungere nuovi minimi. Dobbiamo concentrare nuovamente i nostri sforzi sul sostegno a loro e alle loro famiglie per ricostruire ciò che hanno perso, per vivere in pace e sicurezza” ha dichiarato Rasha Muhrez, Direttore di Save the Children per la Siria.
“Sebbene il terremoto non sia più una notizia in evidenza sui giornali, i suoi effetti si fanno ancora sentire qui in Turchia. Siamo sulla strada della ripresa, ma la realtà è che un bambino su tre colpito dal terremoto è ancora bloccato in minuscole tende e container: non sono state distrutte solo le abitazioni, ma la vita che questi bambini avevano una volta. Save the Children sta lavorando duramente in collaborazione con le autorità locali per aiutare i minori a riprendere gli studi e ad accedere ai servizi di base, ma i bisogni rimangono elevati. La comunità internazionale non deve dimenticare la Turchia” ha affermato Sasha Ekanayake, Direttore di Save the Children per la Turchia.
Le attività di Save the Children
Save the Children opera in Turchia dal 2013. Quando si è verificato il terremoto, è stata una delle prime organizzazioni a fornire vestiti, acqua e cibo alle famiglie colpite. Ha collaborato con otto organizzazioni partner turche per supportare oltre 317.000 persone. Inoltre, Save the Children ha fornito spazi di apprendimento sicuri, materiale scolastico e formazione agli insegnanti per aiutare i bambini a continuare la loro istruzione. Ha anche costruito case, garantito supporto per la salute mentale e distribuito beni di prima necessità.
Save the Children sostiene i bambini in Siria dal 2012, aiutando le famiglie sfollate a causa del conflitto in corso e della crisi economica. Questo le ha consentito di rispondere tempestivamente ai terremoti, entro 48 ore, iniziando con la fornitura di materassi, vestiti caldi, cibo e carburante per il riscaldamento in condizioni invernali rigide. Grazie alla rete di partner che lavorano nel nord-ovest della Siria, è stata rapidamente in grado di espandere il proprio intervento, per fornire alloggi sicuri, beni più essenziali e supporto per la salute mentale ai bambini più emarginati e vulnerabili, compresi i minori non accompagnati e separati. Ha aiutato 665.900 persone. In entrambi i Paesi Save the Children ha supportato più di 500.000 bambini.