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Sudan, un anno di guerra dimenticata

Continui blackout elettrici e interruzione delle connessioni internet e telefoniche; prezzo del carburante aumentato esponenzialmente e scarsità di beni di prima necessitàdifficoltà di reperimento di farmaci e attrezzaturee nella comunicazione: l’intervento in Sudan di EMERGENCY, a un anno dallo scoppio della guerra, fa i conti con enormi difficoltà che mettono ogni giorno a repentaglio la sopravvivenza della popolazione e dei suoi progetti nel Paese.

Mentre il mondo sembra dimenticarsi del Sudan, a un anno dall’inizio del conflitto qui siconta il maggior numero di sfollati interni al mondooltre 6.5 milioni [1], e si calcola che nel 2024 saranno 24.8 milioni le persone bisognose di assistenza umanitaria. Circa il 65 % della popolazione non ha accesso ad assistenza sanitaria e il 70% delle strutture ospedaliere nelle aree coinvolte nei combattimenti non è più funzionante[2]

Un anno fa, il 15 aprile 2023Sudanese Armed Forces (SAF) e Rapid Support Forces (RSF) hanno iniziato a combattere per le strade di Khartoum. EMERGENCY, presente nel Paese dal 2003, non ha abbandonato il campo e, seppure con difficoltà, continua a portare avanti le sue attività con uno staff di 586 persone in tutto il Paese (20 internazionali, 566 sudanesi) per cercare di garantire l’assistenza medica.

L’associazione ha proseguito le sue attività nella capitale Khartoum con il Centro Salam di cardiochirurgia e con un ambulatorio pediatrico e ha continuato a tenere aperto un altro centro pediatrico nello stato del Mar Rosso, a Port Sudan, dove stanno affluendo migliaia di profughi. A Nyala, in Sud Darfur, ha dovuto chiudere il centro pediatricoma continua ad assistere i pazienti cardiaci. Ha aperto, inoltre, una clinica per pazienti cardiaci ad Atbara nel nord-est del Paese.

Fin dai primi giorni di conflitto le difficoltà, soprattutto a Khartoum, fortemente colpita dagli scontri, sono state molte, ma oggi i blackout elettrici sempre più frequenti, l’interruzione della linea internet, la difficoltà ad ottenere nuovi visti per il personale internazionale, anche quello sanitario, provocano gravi conseguenze sull’accesso ai servizi da parte della popolazione e sull’operatività di EMERGENCY.

L’interruzione delle linee ha rallentato le comunicazioni tra Khartoum e gli altri ospedali, e con gli Uffici di coordinamento in Italia– racconta Franco Masini, coordinatore medico del Centro Salam di cardiochirurgia –. Questa restrizione ha compromesso anche il contatto da remoto con i pazienti del Centro Salam. Basti pensare che nel corso di un anno di guerra abbiamo perso i contatti con oltre 1.000 dei nostri pazienti cardiaci che devono ricevere cure e assumere terapie a vita. Non riescono a raggiungerciné a contattarci. L’assenza di rete ha reso anche molto difficile effettuare trasferimenti bancari online impedendo l’approvvigionamento di materiali e farmaci e il pagamento dei salari per il personale sudanese”.

Ancora, l’estrema difficoltà nelfar entrare nel Paese altro staff internazionale e la crisi del carburante che ha raggiunto prezzi stellari minacciano ogni giorno la prosecuzione delle attività di EMERGENCY.

“Siamo ormai al ventitreesimo giorno di blackout– racconta Andrea Canneva, coordinatore logistico di EMERGENCY in Sudan –, i nostri generatori supportano 24 ore su 24 l’attività dell’ospedale. Con l’intensificarsi degli scontri trovare diesel è sempre più complicato e il prezzo del carburante è salito alle stelle”.

“Il carburante è fondamentale per alimentare i generatori che garantiscono la continuazione delle attività dell’ospedale, un esempio, le sale operatorie – continua Manahel Bader, capo infermiera del Centro Salam –, ma il costo è passato da circa 1 a 7 euro al litroQuesto incide sui costi di gestione del Centro Salam oltre che sulle effettive possibilità di spostamento da parte dei pazienti che non possono permettersi di coprire i costi di viaggio necessari a raggiungerci da altre aree del Paese”.

In un contesto in cui l’attività umanitaria ha così tanti ostacoli, la situazione della popolazione peggiora di giorno in giorno.

Mentre Khartoum è una città fantasmaPort Sudan ha le sembianze di un enorme campo profughi– riferisce Masini –. Negli ultimi mesi, la zona est del Paese ha accolto circa 500.000 sfollati, di cui almeno 270.000 si sono fermati a Port Sudan. Le famiglie che non si possono permettere un alloggio vivono in strada, senza acqua e in condizioni igieniche pessime, che favoriscono anche la diffusione di malattie come il colera. Nel nostro Centro pediatrico vediamo bambini malnutriti, con patologie del tratto respiratorio e gastro-enterico. Gli ingressi sono quasi raddoppiati rispetto alla media pre-guerra”.

EMERGENCY continua a operare nel Paese restando accanto alla popolazione per assicurare che il diritto alle cure venga sempre garantito, nella speranza che la guerra possa finire al più presto.

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