Sassari, la termoablazione con radiofrequenza per i noduli tiroidei benigni
Diversi interventi mirati e a bassa invasività che hanno permesso di conservare la funzionalità della tiroide e, nell’arco di 24 ore, hanno consentito ai pazienti di fare ritorno a casa. Sono stati realizzati per la prima volta nell’Aou di Sassari e hanno visto una forte sinergia tra le strutture dell’Azienda di viale San Pietro. La metodica utilizzata, considerata all’avanguardia, è la termoablazione con radiofrequenza dei noduli tiroidei benigni. I primi trattamenti, su pazienti con un’età media di 50 anni, sono stati effettuati nella sala angiografica, al secondo piano del Palazzo Clemente.
Le strutture coinvolte in questi interventi sono quelle di Scienze radiologiche d’urgenza e interventistica diretta dal professor Salvatore Masala, Radiologia vascolare e interventistica diretta dal dottor Aldo Pischedda, Endocrinologia e malattie della nutrizione e del ricambio diretta dal dottor Mario Palermo, Chirurgia generale e d’urgenza diretta dal professor Fabrizio Scognamillo e Anestesia, Medicina del dolore e cure palliative diretta dalla professoressa Sandra Magnoni.
Il percorso prevede che i pazienti vengano presi in carico e selezionati dalla équipe dell’Endocrinologia, in stretta collaborazione con la chirurga endocrinologica dottoressa Ilia Pisano. I pazienti, così, vanno incontro alla medesima preparazione prevista per l’intervento chirurgico. Dopo valutazione multidisciplinare con la Radiologia interventistica vengono prenotati per la procedura.
«Non richiede incisioni chirurgiche – spiega il dottor Francesco Pintus il radiologo interventista che ha effettuato gli interventi – ed è in grado di ridurre il volume dei noduli tiroidei». Il trattamento viene eseguito in anestesia locale, con leggera sedazione e la procedura, sotto guida ecografica, dura pochi minuti.
«In sostanza – spiega ancora lo specialista – il radiologo interventista introduce un ago elettrodo nel nodulo e, attraverso un generatore di radiofrequenza, produce sul tessuto un effetto termico che porta a necrosi il nodulo e ne riduce la dimensione». La parte che diventa necrotica quindi verrà sostituita nel tempo da tessuto fibroso-cicatriziale. In sostanza la tecnica consiste nella “bruciatura” del tessuto che compone il nodulo, sfruttando il calore sprigionato da una sorgente di energia.
La termoablazione è indicata per il trattamento dei noduli benigni solidi o parzialmente cistici della tiroide. Prima dell’intervento, però, è necessario avere la conferma della benignità del nodulo tiroideo. In via preliminare, infatti, viene eseguito dall’endocrinologo un esame citologico mediante ago aspirato o, in rari casi, una biopsia ecoguidata.
«È importante sottolineare che non tutti i pazienti quindi possono essere sottoposti a questo intervento – precisa ancora Pintus –. Si tratta, infatti, di pazienti sintomatici, cioè che presentano una sintomatologia locale come, a esempio, difficoltà nella deglutizione».
«Si tratta di una novità importante – aggiunge il professor Salvatore Masala – perché consente di ampliare l’offerta assistenziale per i nostri concittadini che, in precedenza, anche per questo tipo di intervento venivano operati chirurgicamente. Oppure, ancora, erano costretti a spostarsi oltre Tirreno. Grazie alla forte sinergia che abbiamo creato tra le varie strutture aziendali coinvolte, l’Aou di Sassari può garantire una nuova opzione terapeutica efficace e minimamente invasiva».