Comunicati Stampa

Bosa, monumenti aperti il 25 ed il 26 maggio

Sono sette i luoghi della cultura aperti nel Comune in provincia di Oristano, che ha meritato il
riconoscimento di secondo borgo più bello d’Italia. Bosa è adagiata sul fondovalle lungo il quale scorre il
fiume Temo (unico fiume navigabile della Sardegna per circa sei kilomentri), poco distante dalle acque
cristalline del mare occidentale. La cittadina è dominata dal castello dei Malaspina sul colle di Serravalle,
intorno al quale si stringono le alte case del Borgo medioevale che scendono fino alla sponda del Temo, che con il suo corso sinuoso attraversa la città da est a ovest.
Aperto il Museo delle Conce, in via Delle Conce 62, un luogo che rappresenta uno degli aspetti più
caratteristici di Bosa: la sua tradizione conciaria, che risale all’antica Roma. Riscoperta nel Seicento, crebbe
sino a diventare attività floridissima dal secondo Ottocento a tutta la prima metà del Novecento.
Le Concerie sono un simbolo di archeologia proto-industriale della Sardegna. Alcuni edifici sorgono ancoralungo la sponda sinistra del Temo, in prossimità del Ponte Vecchio; l’allineamento a schiera degli opifici costituisce una delle immagini più famose di Bosa. Il Museo delle Conce è in uno degli edifici meglio conservati, risalente al 1700. Al piano terra si trovano il pozzo, la pressa e i vasconi dove le pelli venivano immerse. Le fasi della conciatura, colorazione e lavaggio al primo piano, mentre al piano superiore la fase della finitura da cui si ottenevano la suola e vacchetta, richiesti dai legatori di libri cagliaritani. Il visitatore può camminare sulla superficie vetrata che ricopre le vasche originali e immedesimarsi nella dura fatica giornaliera dei lavoranti immersi in acqua e calce, intenti a manipolare le pelli fresche, fino a ottenere le produzioni di altissima qualità che fecero, per quasi un secolo, della cittadina di Bosa la capitale delle concerie in Italia, apprezzate e vendute nella Penisola e all’Estero.
Aperti anche la Chiesa e Convento del Carmine, sorti dov’era un tempo una chiesa intitolata alla Beata
Vergine del Soccorso, concessa all’Ordine nel 1606, quando i Carmelitani abbandonarono il convento di
Sant’Antonio Abate, insalubre per la vicinanza del fiume Temo. Attorno al 1770 era stata presa l’iniziativa di demolire la vecchia chiesa del Soccorso, che versava in precarie condizioni e risultava insufficiente per le attività dei religiosi e della popolazione. Si costruì quindi l’attuale edificio, intitolato alla patrona
dell’Ordine, completato con la nuova facciata a ”retablo” nel 1779 e consacrato ufficialmente dal vescovo
Murro nel 1810. Le leggi del 1866-67 assegnarono la chiesa al Fondo per il Culto e il convento adiacente al Comune che vi istituì le scuole elementari e il Ginnasio. Nel 1872 l’edificio tornò in possesso dell’autorità ecclesiastica che accettò la permuta con la chiesa della Maddalena, demolita dal Municipio per consentire lo sviluppo urbano della città verso Ovest.
Altro edificio ecclesiastico da visitare è il Convento dei Cappuccini, in via Logudoro 2. Grazie a una lettera
indirizzata al Capitolo della Cattedrale da parte del Vescovo Gavino Manca de Cedrelles, si evince che i Frati posero la prima pietra del convento e della chiesa di Santa Maria degli Angeli l’8 dicembre 1608. L’edificio è su due livelli, con chiostro centrale cui si accede tramite un vestibolo affiancato alla facciata della chiesa e sopraelevato rispetto all’ampio piazzale prospiciente il complesso conventuale, cui si giunge dall’attuale via Garibaldi salendo una lunga e ampia scalinata. Il semplice chiostro porticato presenta al centro una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. I Cappuccini svolsero nel territorio la loro attività religiosa e sociale fino al 1867, cioè per oltre 250 anni, quando furono costretti ad andar via perché il convento e la chiesa vennero espropriati dallo Stato Sabaudo. Dal 1877 vi fu istituito un ricovero di mendicità, più tardi un ospizio e un ricovero per malati di mente. Il complesso ha poi subito un restauro generale che ne ha stravolto – anche nei materiali impiegati – l’impianto originario, tuttavia l’intervento ne consente il parziale utilizzo da parte dell’istituzione municipale.
Racconta uno spaccato della vita in una casa nobiliare nel cuore della Città di Bosa il Museo Casa Deriu, con l’annessa Pinacoteca Atza (in Corso Vittorio Emanuele II ai numeri 59 – 72). La Casa conserva gli arredi
originali, gli spazi destinati alla servitù e la biancheria con i ricami e il filet, vanto delle artigiane di Bosa.
Casa Deriu è uno degli edifici più belli del lato destro del corso, precedente al progetto urbanistico di Pietro Cadolini, risistemata nel 1838, come testimonia la scritta sul lato del portone.
L’abitazione si sviluppa su tre livelli: le due stanze di maggiori dimensioni con affaccio sul corso. Il primo
piano è riservato alle mostre temporanee. Il piano nobile, che era riservato ad abitazione padronale, è un
esempio intatto di abitazione ottocentesca per famiglie di ceto elevato, in uso fino a un passato recente
con arredi in gran parte originali. Temporaneamente in mostra al Museo anche 18 opere provenienti dal
Convento dei Cappuccini di Bosa e appartenenti al Fondo edifici di culto (Fec). La Pinacoteca Atza si trova
nel corso Vittorio Emanuele II 72 di fronte alla Casa Deriu, nei locali della ex Biblioteca comunale. Al suo
interno si trovano le opere donate dal pittore Antonio Atza alla Città di Bosa. Il museo permette la
conoscenza di un artista annoverato tra i maestri dell’arte sarda del secondo Novecento. I suoi dipinti sono infatti presenti nei principali musei dell’isola e sono ricercati e ambiti dai collezionisti. Uno spazio è
dedicato alle opere dei vari artisti con i quali Antonio Atza aveva stretto rapporti di amicizia: Stanis Dessy,
Giovanni Thermes e Giovanni Pisano.
Un altro monumento simbolo di Bosa è, nel colle di Serravalle, il Castello Malaspina, aperto nel fine
settimana insieme alla Cappella di Nostra Signora de Sos Regnos Altos (in via Canonico Nino).
Appartenente negli anni intorno al Mille al giudicato di Torres, il sito alla fine Duecento risulta nelle mani
dei marchesi Malaspina (provenienti dalla Lunigiana). Il maniero attuale subì numerosi interventi di
ristrutturazione operati dai diversi proprietari (Turrritani, Malaspina, Arborea, Aragonesi). Nel 1317 il
castello di Bosa era passato ai giudici di Arborea, alleati inquieti della Corona d’Aragona, nelle cui mani
rimase sino alla fine del Quattrocento quando la loro resistenza fu fiaccata dagli Aragonesi e Bosa fu
destinata in feudo a loro fedeli castellani, quasi mai in pace con la fiorente e fiera ‘città regia’ bosana (con
statuti di tipo comunale). La sua decadenza iniziò nella seconda metà del Cinquecento a favore della vicina Alghero, popolata da Catalani. Sul colle di Serravalle, all’interno delle mura del castello detto dei
Malaspina, è situata, in posizione decentrata, la chiesetta dedicata a fine Ottocento a Nostra Signora de
Sos Regnos Altos. Di origini romaniche, conservò i suoi caratteri medievali (poche e insignificanti le
modifiche apportate nei secoli successivi) sino a fine Ottocento, quando subì un allungamento verso est,
che distrusse l’antica abside. Nel corso di lavori di consolidamento, venne alla luce un ciclo di affreschi
trecenteschi di cui si era persa memoria. Tutte le pareti del blocco medievale ne erano ricoperte, opera
unica in Sardegna.
Infine, è aperta alle visite la Chiesa Madonna del Rosario, che sorge circa alla metà del Corso Vittorio
Emanuele, principale arteria del nucleo storico della città ottocentesca. Si ignora la data della sua
fondazione, ma probabilmente l’edificio oggi esistente, ampiamente rimaneggiato nel XIX secolo, sorge nel sito di una chiesa più antica.

INFORMAZIONI UTILI
I monumenti saranno visitabili gratuitamente, sabato e domenica sulla base degli orari indicati in ciascun
sito. Per la visita ai siti si consigliano abbigliamento e scarpe comode. È facoltà dei responsabili della

manifestazione limitare o sospendere in qualsiasi momento, per l’incolumità dei visitatori o dei beni, le
visite ai monumenti. In alcuni siti la visita potrà essere parziale per ragioni organizzative o di afflusso.
Eventuali altre indicazioni per i visitatori: Info Point: presso Casa Deriu – Corso Vittorio Emanuele tel. 0785
377043; e mail protocollo@comune.bosa.or.it.
Nelle due giornate saranno attivi (con costi definiti dai gestori): Il trenino turistico partenza angolo Piazza
Monumento, Chiesa del Carmelo, Castello Malaspina, Convento Cappuccini, Chiesa Bosa Marina, le Conce,
chiesa San Pietro, Cattedrale e corso Vittorio Emanuele. Orari di partenza: 10, 11,12, 12.40; 15, 16, 17, 18,
19, 19.40; il battello: un’ora di escursione lungo il fiume Temo partenza banchina vicino Ponte Vecchio.
5X1000. Anche quest’anno Imago Mundi è tra i beneficiari del 5X1000 del Ministero della Cultura
che_headingh.lu6narru8oo1 prevede il finanziamento delle attività di tutela, promozione e valorizzazione
dei beni culturali e paesaggistici (soggetti di cui all’art. 2, comma 2, del D.P.C.M. 28 luglio 2016).
Per questo è possibile sostenere il progetto Monumenti Aperti devolvendo a Imago Mundi sui moduli delladichiarazione dei redditi il proprio 5 per mille del gettito Irpef comunque dovuto, senza nessuna spesa.
LA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE 2024: Spazi per i sogni
Con il tema di questa edizione vogliamo proporre e sostenere la necessità (e la capacità delle comunità) di creare spazi, fisici e virtuali, per il perseguimento e la realizzazione di sogni, siano essi già concretizzati –
quindi memoria – che da realizzare – quindi evoluzione/futuro. L’eredità, la memoria del patrimonio narrato (la realizzazione del sogno), viene qui riconosciuta come uno strumento, uno spazio condiviso dove agire insieme per lo sviluppo culturale, sociale, economico e ambientale di un territorio e all’interno del quale rispettare quei principi di sostenibilità e benessere che sono al centro dell’impegno contemporaneo. È la realizzazione del «sogno» di qualcuno che è diventato il «patrimonio» di qualcun altro.  Ogni comunità si alimenta di storie proprie, che ha creato, conservato e tramandato. Storie che spesso ruotano attorno a un oggetto, a un segno che proviene dal passato e racchiude qualcosa da scoprire. Quando visitiamo un museo, un sito archeologico, un giardino storico, una villa del secolo scorso, un palazzo moderno, un’architettura contemporanea e, in generale, quando entriamo in contatto con il patrimonio culturale, esso ci parla di processi, di ricerca, di lavoro, di passaggi, di attraversamenti e di vite più o meno note: di sogni, appunto, realizzati che formano memoria ed eredità culturale, quindi, patrimonio di comunità. Per il visual, a cura di Daniele Pani, è stata scelta una foto del Teatro Comunale di Ferrara scattata da Giacomo Brini. Il teatro, gremito di volontari di Monumenti Aperti che insieme celebrano la loro capacità di narrazione, diventa un luogo di luce e colori caldi che accoglie e nel contempo dichiara con potente immediatezza, profonda e autorevole, il suo ruolo di generatore di sogni e di portatore di memoria. Diventa la casa (per questa edizione) del marchio di Monumenti Aperti che si presenta già dal sipario, della cui trama di tessuto sembra essere parte integrante, fino ad arrivare ai cappellini rossi in sala e sui palchetti laterali, promuovendo un’esperienza di cultura e saldando ogni nuova conoscenza alla memoria.
LE ISTITUZIONI ADERENTI
Come avviene ininterrottamente dal 2008, il progetto Monumenti Aperti anche quest’anno ha ricevuto la
Medaglia di Rappresentanza della Presidenza della Repubblica Italiana.
L’edizione 2024 si tiene con i prestigiosi patrocini del Senato della Repubblica, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Camera dei Deputati, del Ministero della Cultura, del Ministero del Turismo.
Particolarmente importante è anche il patrocinio del Parlamento Europeo, ricevuto lo scorso anno per la
seconda volta e ora rinnovato.
Monumenti Aperti è realizzata su base nazionale da Imago Mundi OdV con il contributo di Ministero della
Cultura, della Regione Autonoma della Sardegna (Assessorato dei Beni Culturali e Assessorato del Turismo), dei 78 Comuni aderenti; con il finanziamento della Città Metropolitana, che con la Determinazione n. 2336 del 9.8.2006 della Direzione Generale dell’Assessorato ai Beni Culturali della Regione Sardegna, assunta per un rafforzamento della promozione e commercializzazione e della logistica infrastrutturale di Monumenti Aperti, ha assicurato al progetto un’importante dotazione di beni e strutture atte a raggiungere standard di qualità e obiettivi; e con il contributo di Fondazione di Sardegna.

Sponsor: SardexPay e Val.dy / Sponsor tecnici: Arti Grafiche Pisano, CTM SpA / Media partner: Radio X e Eja TV in collaborazione con BES – Best Events Sardinia
RICONOSCIMENTI
Monumenti Aperti ha ricevuto nel 2018 il Premio dell’Unione europea per il Patrimonio Culturale/Europa
Nostra Awards, il massimo riconoscimento europeo nel settore, per la sezione Istruzione, Formazione e
Sensibilizzazione, consegnato in occasione del primo vertice europeo del patrimonio culturale a Berlino.
Imago Mundi OdV è entrata a far parte della rete pan-europea per il patrimonio culturale Europa Nostra nel 2017.
Nel 2023, sempre con il progetto Monumenti Aperti, Imago Mundi è stata finalista a Stoccolma del
prestigioso Social Innovation Tournament, la competizione della Banca di Investimento Europea dedicata ai migliori progetti di innovazione sociale d’Europa. La partecipazione ha fruttato la membership del SIT
Alumni, il network dedicato ai finalisti. Inoltre, è inserita nel recentissimo progetto “Il turismo delle radici”,
del Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, che intende sensibilizzare le comunità locali sul
tema dell’emigrazione italiana e dei viaggi delle radici. Infine, il MiC inserisce da anni Monumenti Aperti
nella propria programmazione annuale delle Giornate Europee del Patrimonio (GEP/EHD).
SITO WEB, UFFICIO STAMPA E SOCIAL MEDIA
I contenuti della manifestazione, corredati da informazioni sempre aggiornate, foto, comunicati stampa e
materiali video, sono ospitati nel sito ufficiale www.monumentiaperti.com, rinnovato quest’anno grazie
all’intervento della Città Metropolitana. Il racconto in diretta della XXVIII edizione di Monumenti Aperti si
svolgerà anche su Facebook (@monumentiapertiofficial), Instagram (@monumentiaperti) e Twitter
(@monumentiaperti), canali social nazionali della manifestazione. Il tag ufficiale è: #MonumentiAperti2024.

L’APP HEART OF SARDINIA
Heart of Sardinia è un’app gratuita per iOS e Android, che da sette anni promuove il patrimonio turistico
dell’Isola. Sarà l’app ufficiale dell’edizione 2024 di Monumenti Aperti e una guida digitale per tutti i
visitatori: al suo interno sarà possibile consultare la mappa dei monumenti visitabili e salvare gli itinerari in anticipo.
Heart of Sardinia si occuperà anche di raccogliere dati anonimizzati e aggregati sulle abitudini dei visitatori per misurare i risultati della manifestazione.

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