Comunicati Stampa

Diritti Umani, Non c’è Pace senza giustizia compie 30 anni

Non c’è pace senza giustizia, associazione fondata da Marco Pannella e Emma Bonino nel maggio 1994, ha festeggiato il suo 30esimo compleanno. L’incontro si è tenuto in Campidoglio e ha visto la partecipazione di oltre 100 persone presenti e una quarantina di interventi (qui la registrazione di Radio Radicale). 

“Non c’è pace senza giustizia non si è mai lasciata trascinare nella polemica delle proteste, quando si assunta la responsabilità di interessarsi di qualcosa lo ha fatto con delle proposte specifiche. Questo modo di operare ha portato i suoi frutti”. Con queste parole, Tara O’ Grady, presidente dell’Associazione che ha inaugurato la conferenza internazionale per affrontare le manchevolezze del diritto internazionale e come rafforzare i meccanismi esistenti per il suo rispetto. 

Tra gli intervenuti il leader indigeno dell’Amazzonia Chief Raoni, la ex-presidente della Corte Penale Internazionale Silvia Fernandez de Gurmendi, gli ex giudici della CPI Mauro Politi e dei tribunali ad hoc Flavia Lattanzi, l’attuale vice-presidente e giudice italiano Rosario Aitala, e la vice Procuratore Nazhat Kahn,  gli special rapporteur dell’Onu Francesca Albanese (Palestina) e Richard Bennett (Afghanistan); il vice ministro della giustizia della Sierra Leone Alpha Sesay e Hatice Cengiz, vedova del giornalista saudita Jamal Khashoggi brutalmente assassinato nel consolato del suo paese a Istanbul nel 2018. Oltre che decine di persone da sempre mobilitate per il rispetto dei diritti umani come la fondatrice Emma Bonino, la senegalese Khady Koita, Barbara Ibrahim, l’afgano Nader Nadery, il libico Nasser Algheitta, l’ugandese Victor Ochen e i professori David Donat-Cattin e Salvatore Zappalà

“Il successo della conferenza ci conforta perché sappiamo di poter contare su partner vecchi e nuovi” ha detto il segretario dell’Associazione Niccolò Figà-Talamanca“amici ed esperti che non hanno mai dubitato dell’integrità dell’associazione e che non hanno esitato a venire a Roma. Oltre alla gratitudine per il sostegno siamo ulteriormente rafforzati dal fatto che i discorsi non sono stati di circostanza ma interventi densi di analisi molto critiche del presente e ricchi di proposte tecniche e politiche per il futuro”. 

Guardando all’immediato futuro, alla luce della conferenza stampa del Procuratore della Corte Penale Internazionale delle scorse ore sul conflitto tra Hamas e Israele Non c’è pace senza giustizia sta preparando un documento che ricorda il funzionamento della corte e cosa può accadere nei prossimi giorni.

Al centro del dibattito dell’evento in Campidoglio la crisi delle istituzioni internazionali dal Consiglio di Sicurezza che adotta risoluzioni ritenute non vincolanti alla Corte Penale Internazionale, la quale soffre della mancanza di cooperazione dei paesi o del carico di lavoro crescente o degli altri meccanismi delle Nazioni Unite portati avanti quasi su base volontaria per la mancanza di fondi. 

“L’Italia, che fu centrale per cogliere l’attimo politico e creare i Tribunali ad hoc e poi istituire la CPI non solo deve far di tutto per rafforzare i contributi nazionale ed europei, ma anche portare a termine l’adeguamento del proprio ordinamento in particolare nella definizione dei crimini contro l’umanità” ha detto Marco Perduca, del board di Non c’è pace senza giustizia che per 10 anni ne ha coordinato le attività all’Onu “ci sono scadenze anche internazionali che devono vederci attivi dal fronte istituzionale quanto non-governativo. La conferenza ci ha dato anche l’opportunità di condividere coi presenti gli ultimi due impegni di Non c’è pace senza giustizia per il rafforzamento delle istituzioni in Libia, un lavoro portato avanti in un paese dove pochi riescono a operare, e a favore dei diritti umani e prerogative indigene dei popoli ancestrali dell’Amazzonia che, come ci hanno ricordato a Roma, ogni giorno subiscono l’amputazione della più grande riserva di biodiversità del pianeta”. 

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