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Giornata internazionale Droghe – il 15° Libro bianco: 34% detenuti (60.000, il doppio della media UE e mondiale), 220.000 procedimenti penali

È stata presentata alla Stampa alla Camera dei Deputati la quindicesima edizione del Libro Bianco  sulle droghe. Intitolato quest’anno “Il gioco si fa duro” il Libro Bianco è un rapporto indipendente sugli effetti del Testo Unico sugli stupefacenti (DPR 309/90) sistema penale, servizi, salute delle persone che usano sostanze e sulla società. È promosso da La Società della Ragione,  Forum Droghe, Antigone, CGIL, CNCA, Associazione Luca Coscioni, ARCI, LILA e Legacoopsociali con l’adesione di A Buon Diritto, Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica CGIL,  Gruppo Abele, ITARDD, ITANPUD, Meglio Legale e EUMANS.  

Ogni anno viene presentato in occasione del 26 giugno, Giornata mondiale sulle Droghe,  nell’ambito della campagna internazionale di mobilitazione Support! don’t Punish che chiede  politiche sulle droghe rispettose dei diritti umani e delle evidenze scientifiche e che quest’anno  coinvolgerà oltre 250 città in circa 100 paesi. 

A fronte del ritorno al passato di quanto proposto in materia di stupefacenti del Governo, e all’indomani del voto europeo e della presentazione delle firme della legge popolare IO COLTIVO” hanno dichiarato Marco Perduca dell’Associazione Luca Coscioni Lorenzo Mineo di Eumans “Oltre a fare il punto della ‘lotta alla droga’ in Italia sulla base dei dati elaborati dalle ricerche del Libro Bianco, riteniamo centrale guardare alle esperienze d’oltreoceano – importabili in Italia a legislazione vigente – e agli strumenti previsti dall’Ue e le Nazion unite. 

LE DROGHE E LA REPRESSIONE. I dati in pillole 

Dopo 34 anni di applicazione del Testo Unico sulle droghe e 15 anni di pubblicazione del Libro  Bianco sulle droghe, i dati purtroppo sono sempre gli stessi. Gli effetti penali (dell’art. 73 in  particolare) sono sempre devastanti e confermano come la Jervolino-Vassalli continui a essere  il principale veicolo di ingresso nel sistema della giustizia italiana e nelle carceri. 

LA LEGGE SULLE DROGHE È IL VOLANO DELLE POLITICHE REPRESSIVE E CARCERARIE.  SENZA DETENUTI PER ART. 73 O TOSSICODIPENDENTI NON SI AVREBBE  SOVRAFFOLLAMENTO NELLE CARCERI 

La legislazione sulle droghe e l’uso che ne viene fatto sono decisivi nella determinazione dei  saldi della repressione penale: la decarcerizzazione passa attraverso la decriminalizzazione  delle condotte legate alla circolazione delle sostanze stupefacenti così come le politiche di  tolleranza zero e di controllo sociale coattivo si fondano sulla loro criminalizzazione. Basti  pensare che in assenza di detenuti per art. 73. o di quelli dichiarati tossicodipendenti, non vi  sarebbe il problema del sovraffollamento carcerario, come indicato dalle simulazioni  prodotte. Dopo 34 anni di applicazione non possiamo più considerare questi come effetti  collaterali della legislazione antidroga, ma come effetti evidentemente voluti. 

OLTRE UN QUARTO DEI DETENUTI ENTRA IN CARCERE PER DROGHE 

A dimostrazione di questo dopo l’episodica diminuzione di persone segnalate all’autorità  giudiziaria nel 2022, tornano a salire gli ingressi in carcere per droghe: 10.697 dei 40.661 ingressi  in carcere nel 2023 sono stati causati dall’art. 73 del Testo unico, detenzione a fini di spaccio. Si  tratta del 26,3% degli ingressi (era il 26,1% nel 2022). 

IL 34% DEI DETENUTI È IN CARCERE PER LA LEGGE SULLE DROGHE. QUASI IL DOPPIO DELLA  MEDIA EU (18%) 

I detenuti in carcere sfondano quota 60mila (60.166 al 31 dicembre 2023). Di questi ben 12.946  lo erano a causa del solo art. 73 del Testo unico. Altri 6.575 in associazione con l’art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope), solo 994  esclusivamente per l’art. 74. Si tratta del 34,1% del totale. Sostanzialmente il doppio delle  media europea (18%) e molto di più di quella mondiale (22%). 

QUASI IL 40% DI CHI ENTRA IN CARCERE USA DROGHE. AL 31.12 OLTRE 17.400 IN CARCERE,  RECORD IN TERMINI ASSOLUTI NEGLI ULTIMI 18 ANNI. 

Restano catastrofici, pur in leggera diminuzione, i dati sugli ingressi e le presenze di detenuti  definiti “tossicodipendenti”: lo sono il 38,1% di coloro che entrano in carcere, mentre al 

31/12/2023 erano presenti nelle carceri italiane 17.405 detenuti “certificati”, il 28,9% del  totale. Questa presenza record in termini assoluti (dal 2006 ad oggi) è alimentata dal continuo  ingresso in carcere di persone “tossicodipendenti”, che dopo i due anni di pandemia ha ripreso  ad aumentare (+ 18,4% rispetto al 2021). 

LE CONSEGUENZE SULLA GIUSTIZIA 

Il Dipartimento delle politiche antidroga continua a negarci dati pubblici, per cui rimaniamo  fermi al 2022. Questi raccontano un paese in cui le persone coinvolte in procedimenti penali  pendenti per violazione dell’articolo 73 e 74 sono rispettivamente 180.621 e 46.003. 

LE MISURE ALTERNATIVE 

LE MISURE ALTERNATIVE FINISCONO PER AMPLIARE L’AREA DEL CONTROLLO CHE COINVOLGE A  FINE 2023 OLTRE 143.000 PERSONE IN ITALIA.  

Continua l’impetuosa crescita delle misure alternative (+1.037,7% sul 2006), che sono diventate  in realtà una alternativa alla libertà invece che alla detenzione. In un contesto di forte domanda  di controllo sociale istituzionale, gli strumenti di diversion e quelli di probation consentono di  ampliare l’area del controllo, piuttosto che di limitare quello coattivo-penitenziario. Ne è segno  il fatto che oltre agli oltre 60.000 detenuti al 31/12/2023 erano in carico per misure alternative  e sanzioni di comunità (Messa alla Prova) ulteriori 83.703 soggetti

LE SEGNALAZIONI E LE SANZIONI AMMINISTRATIVE  – PER IL CONSUMO DI DROGHE ILLEGALI 

LA REPRESSIONE DEL CONSUMO SI ABBATTE SUI MINORI: IN COSTANTE AUMENTO QUELLI  SEGNALATI CHE ENTRANO COSÌ IN UN PERCORSO SANZIONATORIO E STIGMATIZZANTE. LA QUASI  TOTALITÀ DEI MINORI È SEGNALATO PER CANNABINOIDI (97%). IL 38% DELLE SEGNALAZIONI  FINISCE CON UNA SANZIONE. OLTRE IL 97% È PER CANNABIS. DAL 1990 AD OGGI UN MILIONE DI  PERSONE È STATO SEGNALATO PER USO DEI DERIVATI DELLA CANAPA 

Il consolidamento molto lento dei dati dei dati ci fa essere cauti sul definire trend. Si può però  affermare che dal 2020 in poi, il numero di persone segnalate rimarrebbe piuttosto stabile,  aggirandosi da dopo il Covid intorno alle 40mila. Il 38% delle segnalazioni finisce con una  sanzioni amministrativa, le più comuni la sospensione della patente (o il divieto di conseguirla)  e del passaporto. Questo anche in assenza di un qualsiasi comportamento pericoloso messo in  atto dalla persona sanzionata. La repressione continua ad abbattersi sui minori, già in aumento  rispetto al 2022 anche senza avere a disposizione dati consolidati. Questi entrano così in un  percorso sanzionatorio stigmatizzante e alla fine dei conti desocializzante e controproducente.  Il 97,3% dei minori è segnalato per cannabis. Risulta irrilevante la vocazione “terapeutica” della segnalazione al Prefetto: solo 327 sono state sollecitate a presentare un programma di  trattamento socio-sanitario; nel 2007 erano 3.008. Anche gli inviti a presentarsi al SERD sono in  diminuzione (4.108). La repressione colpisce principalmente persone che usano cannabis  (76%), seguono a distanza cocaina (16,7%) eroina (3,7%) e, in maniera irrilevante, le altre  sostanze. Dal 1990 oltre un milione di persone sono state segnalate per possesso di derivati  della cannabis

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