Vela giovanile, intervista a Lisa Vucetti e Vittorio Bonifacio e rispettivi genitori dopo i tre titoli consecutivi vinti
Tre titoli conquistati in 28 gg sono praticamente un tour de force. Ma Lisa Vucetti e Vittorio Bonifacio, portacolori della Società Velica di Barcola e Grignano ce l’hanno fatta, diventando un grande esempio non solo per tutta la XIII Zona FIV, ma per tutta l’attività giovanile. Con il proprio 420 trasformato in modalità “caterpillar”, una volta iniziato a vincere il primo titolo europeo di classe a Portorose, non si sono più fermati, conquistando il prestigioso titolo mondiale giovanile World Sailing sul Garda, nonchè quello Europeo Junior categoria Mixed, a Salonicco. Un risultato incredibile che merita oltre che i complimenti, una riflessione per capire come ragazzi e famiglie hanno affrontato queste settimane a dir poco impegnative. Abbiamo così chiesto ai due giovani velisti, nonchè ai rispettivi genitori di raccontare come hanno vissuto questo intenso mese e cosa ne hanno tratto di positivo, oltre alla vittoria in sé.
Lisa e Vittorio:
E’ stata più la preoccupazione, lo stress, di non riuscire a fare tutti questi eventi consecutivamente o la soddisfazione per poi com’è andata?
In certe giornate lo stress è stato più alto di altre, soprattutto durante gli ultimi giorni di campionato, però dobbiamo essere allenati anche a reggere questo tipo di pressione quindi possiamo dire che è stata certamente maggiore la soddisfazione delle vittorie consecutive, davvero un’emozione indescrivibile.
E’ stato più difficile affrontare i tre campionati consecutivamente dal punto di vista fisico o mentale?
Certamente affrontare questi tre campionati internazionali senza sosta non è stato per niente facile, soprattutto dal punto di vista fisico. Una volta arrivati a Salonicco (terzo campionato in ordine cronologico) eravamo entrambi fisicamente sfiniti. I giorni precedenti le gare e i primi due giorni di regata stavamo entrambi male tant’è che non abbiamo neanche provato il campo prima di iniziare il campionato. Abbiamo cercato di riposare il più possibile per risparmiare quelle poche energie che ci erano rimaste. Dal punto di vista mentale, il primo campionato a Portorose è stato, probabilmente, più difficile da affrontare perché dovevamo ancora “ingranare” la marcia. Già al Garda (Youth Sailing World Championship) eravamo più “abituati” alla pressione e allo stress dei campionati e dunque non c’era quasi più quella difficoltà mentale, che inizialmente sentivamo.
Trovate giusto che il programma sportivo abbia così tanti campionati uno vicino all’altro? Può essere un vantaggio?
Per nostra opinione è stato tutto lievemente troppo vicino, però questo ha sicuramente avvantaggiato quelli che erano mentalmente più allenati a reggere lo stress fisico e mentale, che si è rivelato un punto di forza per noi; quindi alla fine bisogna essere pronti ad affrontare un campionato solo, esattamente come lo si farebbe con tre di seguito, se si vuole restare tra i migliori in qualsiasi circostanza.
Quale dei tre titoli vi sta più a cuore e perché?
Tra questi tre titoli quello che ci sta più a cuore è lo Youth Sailing World Championship. Questo perché, dopo la mancata qualifica all’edizione dello scorso anno in Brasile, quest’anno ci siamo riscattati riuscendo a dare il massimo e vincere anche con un bel margine di vantaggio dal secondo e con un primo nell’ultima prova. È proprio negli ultimi metri che, vedendo dietro di noi “il vuoto” ci siamo guardati ridendo, perchè quel titolo era nostro!
Cos’è che ha fatto la differenza rispetto agli avversari per ciascun appuntamento?
Più si andava avanti con le giornate di regata e più contava la testa: la chiave era certamente restare concentrati senza perdere un secondo di vista l’ obiettivo, cosa che a parer nostro abbiamo gestito molto bene, e che credo abbia fatto la differenza.
Rifareste un mese del genere?
Conoscendo i risultati di questo mese molto intenso sicuramente rifaremmo un mese del genere. Ma anche se non avessimo vinto, lo rifaremmo comunque perché sono nuove esperienze di vita e nuove conoscenze. Che il risultato sia positivo o negativo non importa, si impara sempre qualcosa di nuovo. Quindi si, certamente lo rifaremmo.
Come vi ha supportato il Circolo e la famiglia?
Certamente il circolo insieme all’allenatore hanno fornito una logistica non indifferente, che ha fatto la sua parte; poi certamente le famiglie hanno svolto un ruolo fondamentale nella motivazione durante tutti i campionati!
Dopo aver vinto praticamente tutto avete intenzione di cambiare classe? Programmi a breve e lungo termine?
Dopo questi importanti risultati ottenuti abbiamo più consapevolezza delle nostre capacità e siamo fiduciosi che potremmo continuare a fare bene nella classe olimpica 470 mixed. Abbiamo qualche idea di cambiare classe ma non sappiamo ancora bene quando e come; dobbiamo ancora discutere sul futuro. Come programma a breve termine, abbiamo il campionato italiano dal 5 all’8 settembre e daremo il massimo come sempre, cercando di arrivare ai vertici della classifica.
La famiglia, insieme al Circolo, ha un ruolo sicuramente importante. Scopriamo come hanno vissuto queste giornate le rispettive famiglie
Qual è stato, se vi é stato – il momento più difficile di questo mese?
Bonifacio:
Durante i campionati Vittorio non ci ha espresso una particolare difficoltà, anzi, da sempre vive il suo percorso in modo estremamente autonomo ed equilibrato.
Probabilmente l’aspetto della tenuta fisica complessiva sul lungo periodo avrebbe potuto essere il più delicato da gestire, con temperature sempre elevate, tre location diverse in rapida successione e tutto ciò che questo comporta su alimentazione, riposo, ecc., tutti elementi che possono essere molto delicati nell’equilibrio di un atleta – e ancora di più di un equipaggio – che persegue il suo miglior risultato.
In questo sicuramente i tecnici Matjaz Antonaz della SVBG e Fabio Zeni della FIV hanno avuto un ruolo equilibratore molto importante durante tutto questo periodo. Di fatto dai risultati emerge che massima concentrazione, orientamento al risultato e prestazioni, sono rimasti intatti al massimo livello per tutti i tre Campionati.
Vucetti: Dal punto di vista agonistico non abbiamo sentito momenti difficili. Lisa, al telefono, era sempre serena e tranquilla. Il suo sano agonismo le ha sempre permesso di affrontare le gare con serenità.
Cosa “vi ha insegnato” come genitori questo susseguirsi di impegni agonistici internazionali e di successi?
Bonifacio: Vittorio e Lisa navigano in equipaggio già da lungo tempo in modo solido, con amicizia, serietà e comunione di intenti e obiettivi, impegnando grandi energie nella vela, sempre cercando di armonizzare il tutto al meglio con gli impegni scolastici e con le normali dinamiche dei ragazzi della loro età: direi nessun insegnamento particolare se non la conferma di come la programmazione e il sacrificio che hanno imparato fin dai tempi dell’Optimist, e che li caratterizza entrambi ,siano gli ingredienti fondamentali per raggiungere questi obiettivi.
Vucetti: Ci ha insegnato, ancora una volta, a credere sempre in Lisa, nella sua determinazione e nella sua volontà. E questo, ovviamente, vale anche per il suo compagno Vittorio.
Come fa un genitore a supportare il proprio figlio senza interferire troppo?
Bonifacio: La scelta della nostra famiglia è sempre stata chiara e costante nel tempo, fin dall’Optimist: lasciare che il percorso agonistico di Vittorio sia il più possibile “suo”, indipendente e indirizzato fondamentalmente dai suoi due Coach, Dragan prima e Matjaz oggi. Loro godono della massima e meritata fiducia sia della Società che nostra.
Trasmettere sempre e principalmente serenità, stando uno o anche due passi indietro rispetto all’atleta, pur nella sua consapevolezza di essere supportato in ogni eventuale necessità è il nostro modo di vivere da genitori il suo percorso.
Mi piace anche aggiungere che questo approccio accomuna le nostre due famiglie, Vucetti e Bonifacio, penso che questo sia uno dei fattori fondanti della grande armonia rispetto al comune percorso dei nostri figli.
Vucetti: Io e mio marito abbiamo sempre pensato che un genitore non dovrebbe interferire quasi mai nella vita agonistica del figlio e, se c’è bisogno di farlo, l’aiuto deve essere sempre dato con misura e discrezione. Perchè un genitore, per un figlio agonista, può certamente essere un grande aiuto, ma può anche diventare un grandissimo problema. Un genitore può essere senz’altro un grande aiuto se si mette a fianco del figlio nei momenti difficili – perché ci sono sempre dei momenti difficili da superare – e lo aiuta e lo supporta lasciando comunque svolgere il proprio compito agli allenatori ed alla Società. Ma un genitore può anche diventare un grandissimo problema, se riflette sul proprio figlio le proprie passate sconfitte e frustrazioni agonistiche e interferisce con società e allenatori, non lasciando loro svolgere il proprio lavoro con serenità. Sotto questo profilo, non posso far a meno di aggiungere che noi, alla Svbg, siamo sempre stati particolarmente fortunati ad aver trovato, prima di due grandi allenatori, due grandissimi uomini ed educatori come Dragan Gašič e Matjaž Antonaz.