Sudan: Save the Children, record di violenze nell’ultimo mese, il numero più alto da febbraio
In Sudan nell’ultimo mese sono stati registrati 422 episodi di violenza politica, il numero più alto in un singolo periodo di quattro settimane negli ultimi sette mesi, con un aumento del 33% rispetto alle quattro settimane precedenti. Lo dichiara Save the Children, sulla base di un’analisi condotta sui casi di violenza attestati dall’Armed Conflict Location and Event Data Project (ACLED) tra il 6 gennaio e il 13 settembre[1].
Gli episodi violenti includono attacchi aerei, bombardamenti di artiglieria, uso di esplosivi e violenza a distanza in diverse regioni. La maggiore intensità – pari a oltre due terzi degli episodi – è stata registrata nello stato di Khartoum e nel Darfur settentrionale[2], dove più di 1,6 milioni di persone sono state sfollate, tra cui oltre 850.000 bambini, dall’inizio della guerra 17 mesi fa.
A Khartoum, nel solo mese di agosto sono stati registrati almeno 110 episodi distinti di bombardamenti di artiglieria, il numero più alto di bombardamenti registrato nella capitale dal gennaio di quest’anno.
La portata del conflitto è rimasta comunque elevata per tutto l’anno, con almeno 300 incidenti violenti riportati ogni mese.
A subire questa escalation con esiti devastanti sono stati in particolare i bambini e le strutture su cui fanno affidamento. L’8 agosto, un bombardamento di artiglieria nell’area di Wd Al Bhakit a Khartoum ha ferito due bambini, mentre un centro di assistenza all’infanzia è stato colpito due giorni dopo in un’area vicina. Il 27 agosto, un numero imprecisato di bambini è stato rapito a scopo di riscatto a Um Marrahi Masaid, nello stato di Al Jazirah. Altri episodi di violenza evidenziati dai dati disponibili hanno causato la distruzione di scuole, ospedali pediatrici e centri per il trattamento della malnutrizione.
Nel Darfur settentrionale, i combattimenti in corso nella città di El Fasher stanno mettendo in grave pericolo oltre 2,8 milioni di civili – tra cui più di 750.000 bambini – all’interno e nei dintorni della città.
Nel campo di sfollamento di Zamzam, a 15 km a sud di El Fasher, dove vivono circa 260.000 bambini, i tassi di malnutrizione sono fuori controllo. Almeno il 34% dei bambini è attualmente malnutrito, il 10% gravemente malnutrito[3].
Questi dati giungono mentre il forum delle organizzazioni non governative internazionali del Sudan – di cui fa parte anche Save the Children – pubblica una dichiarazione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in cui si chiede alla comunità internazionale di aumentare la pressione sulle parti in conflitto per facilitare l’accesso umanitario immediato attraverso tutte le possibili rotte transfrontaliere e transnazionali; di stabilire meccanismi per proteggere i civili e le infrastrutture essenziali da attacchi indiscriminati; e di aumentare i finanziamenti e le iniziative per sostenere le comunità che rispondono a questa crisi.
Oltre 10 milioni di persone sono fuggite dalle loro case da quando il conflitto è scoppiato nell’aprile del 2023. Si tratta della più grande crisi di sfollamento interno del mondo, con oltre 5 milioni di bambini e più di 2 milioni di persone che hanno attraversato i Paesi vicini. Dall’inizio del conflitto sono state uccise più di 20.171 persone[4], compresi i bambini.
Con oltre 25,6 milioni di persone in tutto il Paese che necessitano di aiuti, l’aumento dei combattimenti, unito alle diffuse inondazioni e all’insorgere di malattie, ha aggravato la scarsità di cibo. A Khartoum, ad esempio, oltre l’80% delle persone costrette a lasciare le proprie case e che vivono in rifugi ha urgente bisogno di assistenza, secondo una recente valutazione condotta dal World Food Programme.
“Siamo sgomenti nel constatare che regioni che un tempo erano il granaio del Paese, come il Darfur e Khartoum, siano state trasformate in campi di battaglia, lasciando milioni di persone a un passo dalla carestia”, ha dichiarato Mohamed Abdiladif, Direttore nazionale ad interim di Save the Children in Sudan.
“Con la carestia ora confermata nel campo di Zamzam, nel Nord Darfur, e le condizioni disastrose riportate in tutto il Paese, abbiamo bisogno di un accesso umanitario urgente e senza restrizioni per salvare vite umane. Il conflitto incessante, gli sfollamenti e gli impedimenti alla consegna degli aiuti hanno portato la situazione a proporzioni catastrofiche, minacciando la vita di centinaia di migliaia di persone in 13 stati del Sudan. Per frenare un’ulteriore escalation e soddisfare i bisogni urgenti di coloro che si trovano nelle zone di conflitto, è essenziale che tutte le parti eliminino le restrizioni e facilitino l’accesso umanitario senza ostacoli”.
A Khartoum, Save the Children sta sostenendo due strutture sanitarie con medicinali e operatori sanitari. Stiamo inoltre fornendo assistenza in denaro alle famiglie, affinché possano acquistare cibo per i loro figli. L’Organizzazione sta anche implementando progetti di protezione dell’infanzia, salute e nutrizione e assistenza in denaro nel Darfur settentrionale, sia direttamente che attraverso i partner.
Save the Children opera in Sudan dal 1983 e attualmente sostiene i bambini e le loro famiglie in tutto il Paese fornendo assistenza sanitaria, nutrizionale, educativa, di protezione dell’infanzia, di sicurezza alimentare e di sostentamento. Save the Children sostiene anche i rifugiati sudanesi in Egitto e nel Sud Sudan.