Genova porto: fino a 10.000 nuovi posti di lavoro con il rientro nella via della seta, trasparenza subito sulle concessioni

“Siamo in attesa dei risultati della Commissione ministeriale sulle procedure di rilascio delle concessioni demaniali da parte dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure occidentale.
Doveva concludere i suoi lavori dopo 4 mesi dal suo insediamento, ovvero il 22 settembre scorso,
mentre il viceministro Rixi aveva promesso che questa scadenza sarebbe stata il 12 ottobre.
Questi risultati, insieme alla nomina del nuovo Presidente, sono la base per il rilancio del Porto di
Genova. Nessun grande investitore si avvicinerà a questo porto se non avrà la certezza che siano
stati estirpati gli influssi del vecchio sistema clientelare che ha attraversato tutte le gestioni politiche, di centrosinistra e di centrodestra, della Regione Liguria. Per questo noi di Indipendenza chiediamo che le azioni ministeriali non abbiano nessuna compiacenza verso le vecchie gestioni, mentre ci impegniamo a portare aria nuova a livello regionale: il porto di Genova è il principale motore di sviluppo della Liguria e non può più essere tradito per giochi di potere e connivenza con i vecchi poteri economici.
Un altro tradimento contro il Porto di Genova è stata la scelta del Governo di centrodestra si uscire
dalla Via della Seta.
La Via Della Seta è un accordo firmato tra Italia e Cina che offriva alle aziende italiane l’opportunità, ma non l’obbligo, di cooperare con aziende cinesi per progetti di sviluppo, principalmente in infrastrutture di trasporti, e fare dei porti italiani, al centro del Mediterraneo, i terminali naturali per le merci che transitano da e per l’Asia e l’Africa. Il governo Meloni, pensando forse che si trattasse di un accordo di libero scambio che avrebbe facilitato l’invasione di mercicinesi nel nostro mercato, alla fine del 2023 ha deciso di uscire da questo accordo, tagliando così le gambe ai nostri porti a favore degli altri approdi europei.
I vantaggi della Via della Seta sono evidenti nel settore portuale. Dove sono presenti investimenti
cinesi, i porti europei hanno registrato una crescita del traffico tre volte superiore rispetto alla
media, con un notevole aumento dei posti di lavoro. Il Pireo, grazie a Cosco, è passato da 800.000
container nel 2010 a oltre 5 milioni nel 2022, con un incremento del 25% dei posti di lavoro e ricavi
più che triplicati a quasi €300 milioni. Anche in Italia, il porto di Vado Ligure, dove operano Cosco e
Qingdao Ports, ha visto il traffico container crescere del 55% tra il 2021 e il 2023, mentre porti
come Genova e La Spezia hanno registrato rispettivamente cali del 6,4% e del 17%.
I cinesi sono già presenti in tutti gli altri porti europei e del Mediterraneo e quindi l’alternativa è
semplice: o noi facciamo in modo che loro merci arrivino da noi creando Pil e occupazione in
Liguria, o loro le faranno arrivare negli altri porti europei, creando Pil e occupazione negli altri
paesi. Con il vantaggio aggiuntivo che saremmo noi e non gli altri ad eseguire i controlli sugli
standard di qualità e sanitari. Ricordiamo che non esiste alcun rischio di “svendere I nostri asset
strategici” perché i porti sono enti pubblici e non possono essere venduti, mentre le concessioni
possono revocate.
Stimiamo che rientrare nella Via della Seta porterà nel Porto di Genova il traffico di container a
circa 5milioni (alla pari col Pireo) e creerà da un minimo di 5,000 a un massimo di 10,000 nuovi
posti di lavoro. Per questo noi di Indipendenza chiediamo al Governo Meloni di rientrare
immediatamente nella Via della Seta, riaprendo così queste opportunità per i nostri porti, che sono
quelli di gran lunga i più vantaggiosi per arrivare ai mercati europei.”
Cosi hanno dichiarato Gianni Alemanno, Segretario nazionale del Movimento Indipendenza,
Michele Geraci, professore della New York University e responsabile esteri del Movimento,
e Alessandro Rosson, candidato alla Presidenza della Regione Liguria.