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Mazara del Vallo precede un film su “Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli”, il libro di Marco Termenana

Firmato il contratto di distribuzione per il docufilm “Mazara – nelle scarpe di
mio padre”.
Il lungometraggio, di un’ora esatta, è stato realizzato dai romani: Carlo Benso, con la società Zoorama s. r. l. e Roberto Gambacorta, con la società Rio Film s. r. l. per la Produzione e Sarah Panatta per la
sceneggiatura.
La fase che inizia ora, invece, riguarda la distribuzione, cioè la proposta di visione della pellicola, dalle
piattaforme e nelle sale, e verrà condotta da DNA Film Distribution di Giovanni e Francesca De Santis
(padre e figlia di origine pugliese) di Milano. Ciò sia per l’Italia che per l’estero.
Fin qui, niente di trascendentale ed è una delle tante transazioni che popolano l’attuale mondo del cinema.
Questa pellicola, in realtà, dovrebbe essere quella che precede la realizzazione del film tratto da “Mio figlio.
L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli”, il libro di Marco Termenana che racconta del vero suicidio di
Giuseppe, il primo dei tre figli, quando, in una notte di marzo 2014, apre la finestra della sua camera,
all’ottavo piano di un palazzo a Milano, e si lancia nel vuoto.
La storia è una lucida testimonianza di un papà che scrive delle difficoltà della famiglia alle prese con il (mal) vivere di chi si è sentito sin dall’adolescenza intrappolato nel proprio corpo: la storia di Giuseppe è infatti anche la storia di Noemi, alter ego femminile.
Tragedia non solo di mancata transessualità, ma, anche e soprattutto, di mortale isolamento, al secolo
hikikomori (ricordiamo che hikikomori è un termine giapponese e letteralmente significa “stare in
disparte”).
Questo il pensiero di Carlo Benso:
“Ho accettato di produrre “Mazara – nelle scarpe di mio padre”, dove ho mantenuto la regia, perché cerco
di impegnare la società solo in produzioni di valore culturale. Confido di poter raggiungere, prima in Italia e poi in tutto il resto del mondo, quella buona distribuzione che è consentita a prodotti verticali come
questo, ma che principalmente permetta di aprire la strada – ancora lunga, dura e incerta! – a “Mio figlio”,
lavoro per il quale siamo impegnati nella definizione del budget ed in cui io ed i miei collaboratori crediamo fermamente, vista la toccante e commovente storia: ci farebbe piacere portare, in chiave planetaria, quel messaggio di grande amore paterno che, di fatto, al di là della sofferenza, l’autore rappresenta con quanto ha raccontato.”
Questo invece quanto dichiarato da Giovanni e Francesca De Santis:
“Stimiamo molto la Zoorama e siamo soddisfatti di quanto abbiamo contrattualizzato. Contiamo di
cominciare a lavorare subito con le principali piattaforme italiane. Certo, sarà un onore, quando sarà, se
verremo selezionati per poter distribuire anche “Mio figlio”, visto il contenuto etico che anche noi gli
riconosciamo.”
Qualche elemento in più invece su “Mazara”: in sessanta minuti, viene illustrata la vita in Mazara del Vallo,
una cittadina di circa cinquanta mila abitanti in provincia di Trapani, dove la comunità tunisina si è
perfettamente integrata con la comunità italiana, al punto, per esempio, da essere l’unica città di Italia
dove non solo è presente una moschea, ma c’è addirittura un muezzin in carne ed ossa, che, tutti i giorni,
invita alla preghiera, negli orari canonici.
Il tutto narrato da una voce fuori campo attribuita a “Il Satiro danzante”, cioè una statua di bronzo ritenuta prodotta dall’arte greca di epoca classica o ellenistica, e ritrovata in mare, nelle acque territoriali, nel 1998.
In sostanza, lo spettatore, ancora meglio se appassionato della cultura mediterranea o studente impegnato nello studio e nelle ricerche dei popoli, potrà apprendere velocemente come, mentre in altre parti del mondo, le etnie diverse si fanno guerra, qui, in Sicilia, gli italiani, i tunisini e gli slavi in misura minore, la guerra la fanno sì, ma non tra di loro bensì alla quotidianità ed alla fame, attraverso la pesca.

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