Guida al contributo Resto al Sud 2024: cosa prevede per le imprese del mezzogiorno
In Italia, i contributi a fondo perduto rappresentano un’importante opportunità per chi desidera avviare o espandere un’attività imprenditoriale, offrendo un sostegno economico che non richiede restituzione. Tra le iniziative più significative spicca Resto al Sud, pensata per incentivare lo sviluppo imprenditoriale nel Mezzogiorno. Questo programma, attivo da diversi anni, mira a favorire la nascita di nuove imprese nel Sud e nel Centro Italia, garantendo finanziamenti che possono raggiungere i 200.000 €. In questo articolo esploreremo i dettagli dell’incentivo, i vantaggi che offre e i requisiti necessari per accedervi.
Che cos’è l’agevolazione Resto al Sud?
Introdotta con il Decreto Legge del 20 giugno 2017, n. 91, Resto al Sud si inserisce tra le politiche mirate a favorire il rilancio economico e la crescita di nuove imprese e professioni nelle regioni del Mezzogiorno italiano. La gestione del programma è affidata a Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, che ha il compito di supportare le nuove iniziative imprenditoriali. Nel tempo, il programma ha visto un ampliamento dei destinatari, includendo anche le aree colpite dal terremoto nel Centro Italia e alcune isole marine, lagunari e lacustri del Centro-Nord, per rispondere alle esigenze di queste aree in difficoltà.
I territori coperti dall’agevolazione sono:
- Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia;
- le aree del Centro Italia colpite dal sisma: Lazio, Marche, Umbria;
- le isole marine, lagunari e lacustri del Centro-Nord.
Dalla sua istituzione, il programma ha sostenuto la nascita di oltre 14.000 imprese, creando più di 51.000 posti di lavoro. Con più di 400.000 richieste ricevute da Invitalia, sono stati attivati investimenti per quasi un miliardo di euro e distribuite agevolazioni per 766 milioni di euro. La Campania guida la classifica delle regioni con 7.042 nuove imprese finanziate, seguita dalla Sicilia con 2.192, e a chiudere la Calabria con 1.960 attività avviate.
Considerazioni fiscali nelle aree metropolitane
Dopo aver ottenuto il contributo, è cruciale tener conto degli aspetti fiscali collegati all’agevolazione. Una gestione attenta delle risorse è indispensabile per evitare complicazioni con l’Agenzia delle Entrate e sfruttare al meglio i vantaggi del programma. Nelle grandi città metropolitane come Roma, dove il panorama economico è più articolato e gli obblighi amministrativi possono essere più complessi, l’organizzazione fiscale richiede particolare attenzione. In tali contesti, rivolgersi a un commercialista esperto in tax planning a Roma rappresenta una mossa strategica, consentendo agli imprenditori di ottimizzare l’uso del contributo e garantire una gestione conforme alla normativa vigente.
Chi può richiedere il contributo?
Inizialmente, l’agevolazione era rivolta esclusivamente ai giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Successivamente, l’età massima è stata estesa a 55 anni. Tuttavia, nei 24 comuni del cratere sismico del Centro Italia, dove il 50% degli edifici è stato dichiarato inagibile, non ci sono limiti d’età.
Requisiti per accedere ai contributi
Per richiedere l’agevolazione è necessario soddisfare i seguenti criteri:
- Avere un’età compresa tra i 18 e i 55 anni.
- Risiedere nelle aree coperte dalla misura o trasferirsi entro 60 giorni dall’approvazione della domanda (120 giorni per chi risiede all’estero).
- Non avere un contratto di lavoro a tempo indeterminato durante la durata del finanziamento.
- Non essere titolari di un’attività d’impresa operativa a partire dal 21 giugno 2017.
- Non aver ricevuto altre agevolazioni nazionali per l’autoimprenditorialità negli ultimi 3 anni.
- Essere titolari o intenzionati a costituire imprese individuali o società (incluse cooperative) con sede legale nelle aree ammesse. Per le aziende già attive, la data di costituzione deve essere successiva al 21 giugno 2017. Nel caso di nuove imprese, l’avvio dell’attività deve avvenire entro 60 giorni dalla presentazione della domanda, con una proroga a 120 giorni per i residenti all’estero. Questa sezione dell’incentivo è conosciuta come #PiùForti.
Anche i liberi professionisti possono accedere a ‘Resto al Sud’, purché non abbiano aperto una partita IVA nei 12 mesi precedenti per attività simili. Inoltre, il codice Ateco della nuova attività deve essere differente, almeno fino alla terza cifra, rispetto a quello delle attività precedenti.
Quant’è l’importo del Fondo Perduto?
Il programma Resto al Sud prevede un finanziamento che copre l’intero importo delle spese, suddiviso in due parti: il 50% viene erogato tramite un finanziamento agevolato e il restante 50% come contributo a fondo perduto.
Le condizioni del finanziamento sono le seguenti:
- Fino a 50.000 € per le imprese individuali;
- Fino a 60.000 € per le attività professionali individuali;
- Fino a 200.000 € per le società con 4 soci.
In aggiunta, viene previsto un contributo a fondo perduto, che varia in base alla tipologia di impresa: per le ditte individuali e le attività professionali è di 15.000 €, mentre per le società può arrivare fino a un massimo di 40.000 €. Il contributo viene erogato al termine del programma di spesa, previa presentazione di due Stati di Avanzamento Lavori (SAL) o di un SAL unico, a seconda del caso.
Come presentare la domanda
Per accedere al contributo, è necessario seguire alcuni passaggi fondamentali:
- Disporre di un’identità digitale (SPID, CNS o CIE) per accedere alla piattaforma dedicata.
- Compilare la domanda online tramite l’area riservata di Invitalia, allegando il business plan e tutti i documenti richiesti.
- Possedere una firma digitale e un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC).
Una volta completata la domanda e caricati gli allegati, il sistema assegnerà un protocollo elettronico come conferma. Inoltre, le domande vengono valutate in ordine cronologico entro 60 giorni dalla presentazione e non sono previsti bandi, scadenze o graduatorie.