Sassari, Tipografia Chiarella, la sfida è un grande distretto culturale multimediale. Mascia: «Una lunga storia che dal 1998 attende di essere restituita alla città»
«Una grande tela bianca, oltre 2400 metri quadrati distribuiti su più livelli, per disegnare il futuro
di Sassari attorno all’idea di dare vita a un grande distretto culturale. Partendo dalla
rigenerazione di uno spazio monumentale, che appartiene all’identità socio-economica e alla
memoria collettiva, per trasformare il centro urbano. Facendo della città vecchia lo spazio
votato all’ideazione, alla produzione e alla fruizione di cultura, arte, socialità e aggregazione.
Innescando un processo virtuoso che investa il resto della città attraverso la programmazione
di iniziative in grado di attrarre nuovi residenti e far crescere il numero dei visitatori. Puntando
sulla rinnovata consapevolezza di avere un ruolo non marginale da giocare all’interno di un
segmento specifico del mercato turistico: quello culturale». Il sindaco di Sassari, Giuseppe
Mascia, presenta l’ambiziosissimo progetto di riqualificazione dell’ex Tipografia Chiarella.
L’annuncio
Il primo cittadino ha scoperto le carte per la prima volta partecipando a “Urban Re-Start –
Ridisegniamo il futuro”, iniziativa andata in scena il 6 febbraio nella sala stampa della Camera
dei Deputati, a Roma. Mascia era accompagnato dal suo capo di gabinetto, Fabio Pinna, e
dall’assessore comunale alla Programmazione, Giuseppe Masala. Ma soprattutto, a
testimonianza del fatto che Palazzo Ducale sta già attivando i vari livelli istituzionali per vincere
questa scommessa ritenuta fondamentale per la città e per il territorio, al suo fianco c’era il
deputato sassarese Silvio Lai.
La visione
Selezionato con altri cinque casi studio per il focus promosso dai parlamentari Marco Simiani e
Ubaldo Pagano e dedicato ad azioni di riqualificazione urbanistica ad alto tasso di innovazione
e di rigenerazione sociale, economica e culturale, quello del complesso che prima della
Tipografia Chiarella ha ospitato l’azienda di falegnameria dei Fratelli Clemente e prima ancora,
per cinquecento anni, le carceri cittadine, è un progetto che ha tutte le carte in regola per
cambiare l’aspetto di Sassari e deviare il corso accidentato della storia più recente di un’area che ha avuto un ruolo centrale in tutte le fasi più vitali e prolifiche vissute dalla città negli ultimi
due secoli.
Il modello
Una scelta simbolica, ma fondata su riflessioni ponderate e senza temere di ispirarsi a una eccellenza: la Salaborsa, la biblioteca civica multimediale di informazione generale di Bologna.
«Immaginiamo il complesso come il nucleo centrale di un nuovo distretto della cultura e del sapere diffuso innovativo e inclusivo, integrato con le politiche di sviluppo e con il contesto urbano», ha spiegato il sindaco di Sassari nell’illustrare l’ipotesi progettuale che candida a varie fonti di finanziamento comunitarie, nazionali e regionali. «Sarà un centro di aggregazione dinamico, favorirà il coinvolgimento della comunità ai processi e alle iniziative culturali», ha detto parlando di quella che per ora è un’idea da definire attraverso percorsi di partecipazione e il coinvolgimento dei tanti soggetti interessati dal progetto e dai suoi risvolti potenziali.
I servizi
Spazi multimediali, nuove tecnologie dell’informazione, libri e quotidiani digitali, allestimenti smart, totem informativi in modalità touch screen. Servizi culturali di prossimità, manifestazioni aperte a tutti, attività espositive, presentazioni di libri, performance musicali, recital, laboratori di scrittura creativa e cinematografica, congressi, mostre, corsi di formazione. La volontà, anche simbolica, è che lo spazio «mantenga la sua identità di “luogo del fare”, trasformandosi da falegnameria e tipografia in una fabbrica della creatività, un incubatore di nuova imprenditoria culturale, di associazionismo artistico, di fornitore di servizi ed economie indotte – è l’ambizione non più nascosta – sarà l’epicentro di un più ampio spazio, fisico e politico, su cui innestare un
processo di sviluppo del turismo culturale e del marketing territoriale».
Il contesto A rendere l’ex tipografia strategica sono vari elementi, ma uno in particolare stimola
l’immaginazione dell’attuale amministrazione. «Il complesso è direttamente collegato alla Biblioteca comunale di Palazzo d’Usini, che si affaccia su piazza Tola – ricorda Mascia – a sua volta piazza Tola nelle nostre intenzioni dovrà diventare il primo salotto culturale urbano della città, luogo per eccellenza di performance culturali, artistiche, musicali e teatrali».
Lo stato attuale
I lavori di riqualificazione sono iniziati nel novembre 2007 con un investimento da 3 milioni e 13mila euro. Dieci anni dopo si sono avviati la sistemazione delle coperture, l’adeguamento edilizio dell’ingresso di via Carmelo e l’abbattimento delle barriere architettoniche. L’intervento da 1 milione di euro finanziato dalla Programmazione Territoriale della Regione Sardegna, in fase di progettazione, non basterà per rendere fruibile l’intero fabbricato: eco perché serve accedere a più strumenti finanziari, a iniziare dalla programmazione europea 2021-2027.
Il completamento Al di là della revisione di tutti gli impianti, degli elementi strutturali, della risistemazione di
intonaci, pavimentazioni e altri elementi che valorizzino il complesso, le risorse serviranno per l’allestimento degli spazi in base alla nuova funzione che la struttura dovrà assolvere, con l’acquisizione di dotazioni tecnologiche sofisticate ma di facile fruizione. Sarà poi fondamentale, per far sì che la riqualificazione si traduca in un’azione di complessa rigenerazione urbanistica, sociale e culturale dell’intera area circostante, che il collegamento con Palazzo d’Usini si concretizzi in base a principi di accessibilità, funzionalità, sicurezza, fruibilità e in armonia tra i
due blocchi, sia sul piano strutturale che estetico. Altrettanto importante sarà l’intervento che servirà per trasformare la parte inferiore dell’ex tipografia, dove nel tempo sono stati trovati numerosi reperti archeologici, in uno spazio museale visitabile e intellegibile anche attraverso il ricorso a strumenti multimediali che consentano di ripercorrere vicende che appartengono alla storia di tutta la comunità.