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Usaid, Coface: Africa subsahariana prima vittima dei tagli

‘Africa subsahariana è il secondo beneficiario mondiale dell’USAID (dopo l’Ucraina), nel 2023 aveva ottenuto il 40% del budget.

 

Nel 2023, Somalia, Repubblica Centrafricana, Liberia, Malawi e Mozambico sono i cinque Paesi dell’Africa subsahariana che hanno beneficiato maggiormente degli aiuti allo sviluppo di USAID. Per tutti i Paesi dell’Africa subsahariana, le sovvenzioni dell’agenzia statunitense sono destinate a diversi settori essenziali per il continente, con tre grandi priorità: aiuti umanitari (47%), sanità (38%) e sviluppo economico (8%).

L’improvvisa interruzione dei programmi USAID in Africa avrà conseguenze significative per il continente in tutti gli ambiti della società. In ambito salute, i programmi USAID sono stati fondamentali nella lotta alle pandemie regionali, dall’HIV nell’Africa meridionale al virus Ebola in Uganda. L’interruzione di questi programmi sanitari favorirà una recrudescenza di queste malattie letali per le popolazioni locali.

Dopo un anno record di elezioni nel 2024, la fine di USAID indebolirà il processo democratico in Africa. Il vuoto lasciato dall’agenzia statunitense favorirà le organizzazioni violente, che potrebbero prendere il potere attraverso dei colpi di stato.

In quanto a pace e sicurezza, la fine di USAID segnerà il ritorno di conflitti armati che colpiscono le popolazioni civili: la minaccia jihadista in Somalia e la diffusione del traffico di droga sono fenomeni la cui influenza distruttiva è stata rallentata dall’azione dell’agenzia americana.

  

 

 

 

 

 

 

 

“America First”: una leva di influenza commerciale e politica

 

Donald Trump giustifica lo smantellamento dell’USAID con la sua politica “America First”, che mira a privilegiare gli interessi nazionali diretti a scapito dei partenariati internazionali strategici. La dottrina “America First” viene applicata non solo attraverso la revoca di USAID, ma anche con la potenziale rinegoziazione degli accordi strategici con i Paesi africani. Una revisione di tali accordi consentirebbe all’amministrazione statunitense di ottenere vantaggi commerciali, in particolare nell’industria mineraria. Anche l’annuncio di dazi reciproci potrebbe essere un’occasione per affermare gli interessi americani. Sei Paesi dell’Africa subsahariana (Sudafrica, Nigeria, Ghana, Niger, Liberia e Togo) esportano significativamente negli Stati Uniti e quindi vulnerabili a dazi reciproci. Ma questo approccio transazionale rischia di compromettere la posizione strategica statunitense rispetto a concorrenti come la Cina.

 

 

Verso una riconfigurazione degli equilibri regionali a favore della Cina

 

Il caso del Sudafrica mostra il nuovo approccio degli Stati Uniti in Africa. La clamorosa assenza del Segretario di Stato Marco Rubio in occasione della riunione ministeriale del G20 a Johannesburg (19-20 febbraio) si è rivelato un forte segnale diplomatico in un contesto di crescenti tensioni commerciali e politiche. La riduzione dell’influenza americana lascia la strada libera alla Cina: finora concentrata sullo sfruttamento delle risorse minerarie africane, Pechino può ora proporsi come alternativa per lo sviluppo economico. L’annuncio di Pechino di un ingente investimento di 50 miliardi di dollari, a margine del vertice Cina-Africa del settembre 2024, testimonia questo cambio di prospettiva. L’offensiva cinese potrebbe quindi costringere l’amministrazione Trump a rivedere la propria posizione, con il rischio di perdere l’influenza sul continente africano nel lungo periodo.

La drastica riduzione degli aiuti USAID segna un punto di svolta nel panorama diplomatico africano e non solo, con implicazioni che trascendono l’aspetto economico – commenta Ernesto De Martinis, CEO Regione Mediterraneo & Africa Coface. Assistiamo a un riallineamento strategico del continente, dove l’influenza cinese, testimoniata dall’investimento di 50 miliardi di dollari, acquisisce una dimensione determinante. Questo fenomeno modificherà progressivamente gli assetti di potere regionali, favorendo l’emergere di nuove dinamiche politiche e commerciali.

I tagli agli aiuti USAID influenzeranno direttamente l’economia di molti paesi africani, aumentando il livello generale di incertezza nell’area – conclude Pietro Vargiu, Country Manager Coface Italia. Per le aziende italiane con interessi commerciali in Africa subsahariana, questo si può tradurre in un potenziale aumento dei rischi. In Coface aggiorniamo costantemente i nostri modelli di valutazione del rischio per supportare i clienti nell’identificare tempestivamente le criticità emergenti in tutto il mondo e proteggere il loro business in questo nuovo scenario.

 

 

 

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