Al Moncalieri Jazz 2013, lo Swing Italiano a confronto con il Jazz Cubano
Per la sua terza serata il Moncalieri Jazz festival propone un autentico viaggio nel tempo che farà dialogare le atmosfere di una stagione mitica dello swing italiano con quelle del jazz cubano. Al Castello Reale, infatti, si esibiranno dapprima l’ensemble italiano Voci di Corridoio, in un repertorio arrangiato per 4 voci e 3 strumenti che spazia dagli anni Quaranta ai Sessanta e, nella seconda parte della serata, il quartetto capitanato dalla cantante e violinista cubana Yilian Canizares con un programma ricco di contaminazioni afro e ritmi cha cha cha tipici degli anni Sessanta.
Voci di Corridoio
Le Voci di Corridoio amano definire il loro repertorio “un piccolo viaggio nel tempo”, poiché il loro progetto è incentrato da sempre sulla rivisitazione di celebri brani che hanno fatto parte della vita e del costume italiano dagli anni ’40 agli anni ’60: è su questo periodo che si concentra la loro attenzione, gli anni dello swing, del ballo, della voglia di tornare a divertirsi dopo le sofferenze della guerra, quando la musica italiana subisce inevitabilmente l’influenza di quella americana, per molti anni bandita dal regime.
Sono gli anni dello swing: di Natalino Otto, Alberto Rabagliati, il Quartetto Cetra, Gorni Kramer. Nella metà degli anni ’50 nuovi ritmi approdano nel nostro paese. Il 1960 sarà l’anno del furore del cha cha cha, ritmo cubano con cui si cimentano tutti i nostri migliori autori: ed ecco la riscoperta da parte delle Voci del divertente brano di Fabor “La moglie di mio marito”, del 1961.
Una parte importante del concerto vede protagonista la musica di Lelio Luttazzi, maestro indiscusso dello swing e dell’intrattenimento in Italia, a cui il gruppo ha dedicato un cd di prossima uscita. Un repertorio trascinante, con partiture vocali originali e l’accompagnamento di un affiatato trio di jazzisti.
Yilian Canizares quartet
Yilian è un’affascinante ragazza capace di suonare il suo archetto e contemporaneamente cantare inni africani. Sa passare da Chopin a Chucho Valdés, al jazz di New York. Ed è proprio la sua grazia virtuosa a caratterizzare OCHUMARE. Yilian Canizares nasce a La Avana ed impara, molto presto, sulle pelle di tamburo, i ritmi complessi e gli spazi onirici. Yilian è il frutto di storie diverse: può suonare al violino le sonate di Bach, sa produrre swings della Nuova Orléans e risvegliare la divinità Yoruba. E’ soprattutto la dea Oshun, anima delle acque dolci, che meglio corrisponde alla sua natura. Yilian, bambina prodigio, ha studiato nel suo Paese, poi è partita per Caracas per arrivare infine in Svizzera dove, al centro dell’Europa protestante, ha fondato un quartetto in nome della divinità Yoruba: Ochumare. I componenti, un percussionista di Losanna, un pianista cubano, Abel Marcal, un contrabbassista venezuelano, David Brito, cercano di riattivare la potenza meticcia del jazz latino, mescolando tutto ciò che, da vicino o da lontano, è passato dalle loro mani. Tra loro Yilian Canizares che non si accontenta di prodigare la sua dolcezza, ma accende i fuochi della foresta e i marubo incandescenti; è la maestra assoluta di un repertorio che prende da tutti senza dare a nessuno.
Lei canta “Oshun Ede“, in omaggio alla sua dea personale, crea in “Pirulisme”degli angeli cascatori che volano a grande velocità, in “Papito” produce pulsazioni che sembrano provenire da vecchi cabaret nel tempo in cui La Avana non era invasa dai turisti, in “Aso Kara Luwe” sussurra ritornelli sacri. In questo album si viene calati in un labirinto euforico di cultura. Yilian si serve di tutto: dal jazz moderno alle controdanze francesi del XIX secolo, dai ritmi del suono cubano alle preghiere degli schiavi bambini. Ochumare è un dio arcobaleno, un serpente mitico che fa da cordone ombelicale al mondo che lo circonda. In questo album Yilian tradisce una ricerca intima: la ricerca delle origini per ritrovare la propria strada.