Sclerosi Multipla: sulla CCSVI una lettera dei ricercatori di Ferrara
E’ stata pubblicata sul sito della prestigiosa rivista scientifica American Journal of Neuroradiology (AJNR) un’interessante lettera intitolata ‘Commento su “Riproducibilità del flusso sanguigno venoso cerebrospinale e dell’anatomia dei vasi con l’uso della risonanza magnetica a contrasto di fase“‘.
Secondo alcuni ricercatori dell’Università di Ferrara, nell’introduzione dell’articolo “Riproducibilità del flusso sanguigno venoso cerebrospinale e dell’anatomia dei vasi con l’uso della risonanza magnetica a contrasto di fase” gli autori hanno sottolineato che l’ipotesi di Zamboni, nota come insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), “ha suscitato molto interesse per l’accuratezza e la riproducibilità delle misurazioni del flusso venoso cerebrospinale, che non sono state ancora stabilite”.
Gli autori hanno anche affermato che la diagnosi di CCSVI basata sull’ecodoppler (US) (grigio e colorDoppler) ha dei limiti ben noti che possono essere superati utilizzando la tecnica di risonanza magnetica (MR).
Sono d’accordo con gli autori sulla necessità di indagare le misurazioni del flusso cerebrospinale, e crediamo che la RM sia una tecnica promettente per questo compito. Tuttavia, la tecnica ECD è sicura, consente la visualizzazione in tempo reale delle strutture in movimento, ed è relativamente poco costosa rispetto alla RM. Pertanto, stiamo lavorando per migliorare la metodologia diagnostica dell’ECD utilizzando indici basati sulla quantificazione del flusso nelle vene cerebrospinali per estendere l’attuale approccio qualitativo.
Infatti, nel loro articolo, i ricercatori ferraresi hanno proposto un semplice modello che, assumendo il criterio di conservazione della massa, permette di lavorare sul flusso nelle vene giugulari interne (IJV) e nelle vene collaterali. Uno dei nostri risultati, confermati anche da Chambers e altri, è che il flusso aumenta come il sangue si avvicina al cuore.
D’altra parte, nella tabella 1 del loro articolo, Schrauben e altri hanno riportato che il flusso diminuisce leggermente avvicinandosi al cuore, considerando le vene giugulari interne come separate o come una. Lo scopo della lettera è anche di confrontare il potenziale delle due modalità di valutazione del flusso cerebrospinale. Inoltre, il numero dei soggetti utilizzati in entrambi gli studi è troppo basso per tracciare risultati conclusivi. In conclusione, riteniamo che allo stato attuale, il potenziale dell’ECD non si limita ad una valutazione qualitativa delle vene cerebrospinali, e consigliamo sempre di confrontare i risultati della RM con quelli dell’ECD.
Questo confronto permetterà di migliorare la conoscenza del flusso cerebrospinale che, come hanno detto gli autori, è ancora incompleta.