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Le trattative per la liberazione degli ostaggi nell’agosto 1944

 Don Icardi - esenzione militare
Don Icardi – esenzione militare

L’incontro con don Virginio Icardi – Italicus. Relazione di mons. Giovanni Galliano

La cattura dei tre ufficiali della Todt sul ponte [che attraversa il fiume Erro]tra Cartosio e Malvicino, avvenuto il 18 agosto 1944, suscitò in tutti uno stato d’animo di apprensione e di paura per le possibili gravi conseguenze. Così avvenne. Il mattino dopo una rabbiosa rappresaglia  da parte di militari tedeschi  dei contingenti delle SS di stanza in Acqui e militari della Repubblica di Salò dalla caserma di Acqui effettuarono una dura rappresaglia a Malvicino e Roboaro sequestrando circa cinquanta ostaggi.

Del gruppo degli ostaggi alcuni furono liberati: ne rimasero 42. L’atteggiamento del capitano delle SS verso di loro si dimostrò duro e intransigente. Anche nel corso delle difficili trattative, il sottoscritto ebbe la convinzione che da parte tedesca si volesse dare una dura e drastica lezione ai partigiani e alla popolazione.

Il parroco di Malvicino si fece premura di informare il Vescovo della situazione. Anche i parenti chiesero con insistenza l’intervento di Mons. Dell’Omo. Grazie all’opera del tenente medico del reggimento e del comandante tedesco della piazza potemmo avere sempre notizie e ragguagli sul trattamento e sulle condizioni degli ostaggi.

Si pensò subito di ricorrere all’intervento di don Icardi [il prete partigiano Italicus della parrocchia di Squaneto] per il rilascio dei tre ufficiali tedeschi. Su incarico del Vescovo mi recai due volte a Pareto, tramite la collaborazione del parroco don Lesina potei incontrare don Icardi in canonica. Con determinazione don Icardi affermò che non ne sapeva nulla e che non avrebbe potuto intervenire. Mantenne tuttavia un atteggiamento cordiale.

Ebbi l’impressione che egli si dichiarava capo di un piccolo gruppo di patrioti, ma in realtà trovasse difficoltà a tenere in pugno la situazione. Nell’ultimo incontro con il comandante tedesco la situazione sembrava stesse precipitando. L’impressione fu quella che i tedeschi avessero l’intenzione di fucilare gli ostaggi per dare un segnale forte e decisivo. L’espressione “caput“ risuonò glaciale nella villa dell’ambasciatore Giardini.

Don Ricci, parroco di Malvicino e don Ivaldi Pier Luigi, parroco di Roboaro di continuo e con accorata insistenza pregavano il vescovo di adoperarsi per la liberazione dei loro parrocchiani.

Ricordo la profonda emozione di don Ivaldi di Roboaro:”Se posso andare io al posto dei miei parrocchiani portati via,sono pronto…” Ad un certo punto ebbi l’impressione che da parte dei repubblichini della Caserma di Acqui maturasse la volontà di rilasciare gli ostaggi. Ma il Capitano delle SS rimase inflessibile sulle sue decisioni.

A questo punto don Icardi (Italicus), constatato che la situazione era sul punto di precipitare intervenne con decisione: fece sottoscrivere ai tre ufficiali tedeschi, sotto giuramento, che mai avrebbero rivelato i luoghi e i passaggi della loro prigionia.

A questo giuramento vennero meno, ed il loro comandante a capo di truppe tedesche invasero S. Giulia, ove ritenevano fossero nascosti contingenti di partigiani.

Lo stesso don Icardi accompagnò in Acqui i tre ufficiali liberati, ma mi confidò: ”Dì al tuo Vescovo che per liberare i prigionieri di Malvicino e Roboaro, mi sono impegnato, ma pagherò con la mia vita”.

Così accadde il 2 dicembre dello stesso anno.

Malvicino, a guerra finita

Relazione al vescovi di Acqui T. mons. Giuseppe Dell’Omo, fatta dal parroco don Guido Ricci, rettore della parrocchia di Malvicino – abitanti 300.

“ (…) Il fatto più grave avvenne il 18 agosto 1944 quando una formazione di partigiani delle Brigate Garibaldi attraversata la parrocchia scese al ponte detto di Malvicino sulla strada nazionale Acqui-Sassello, dove si lavorava alla riparazione del ponte e catturò due ingegneri tedeschi della TODT ed il loro autista e li portarono al loro comando partigiano che si trovava una ventina di km oltre Malvicino.

Il mattino seguente alle ore 6 il paese di Malvicino subì il primo rastrellamento e furono presi 42 uomini in ostaggio e portati dai tedeschi in caserma ad Acqui sotto minaccia di fucilazione se i catturati non venissero restituiti. A tutta prima il comandante tedesco avrebbe voluto fucilare subito sulla piazza cinque di quegli ostaggi.

Intervenne subito il parroco assumendosi il compito di ritrovare e restituire i tedeschi della TODT: così furono tutti, per il momento, risparmiati e portati via. Il parroco visto che non sarebbe riuscito a trovarli nel tempo stabilito e neppure sarebbe riuscito a strapparli ai partigiani, investì dell’impresa il Vescovo che si assunse ogni responsabilità e partì alla ricerca dei catturati.

Alle ore 17 del 24 agosto i tre tedeschi venivano riportati al vescovo che li consegnava al comando e riceveva e accompagnava fuori della caserma i 42 uomini-ostaggio liberati (ore 18).

Altre due volte, il parroco che aveva buoni rapporti coi partigiani potè trattare felicemente lo scambio dei prigionieri salvando molte vite. Molo ardua, difficile e pericolosa fu la vita di questi parroci sulle alte colline, esposti a due fuochi, ma seppero, la quasi totalità compiere con fedeltà, con carità e con zelo, talvolta eroici, il loro ufficio di pastori buoni.”

Da: L’ANCORA, “Le memorie di Mons. Giuseppe Dell’Omo nella lotta partigiana in Diocesi” a cura di Giacomo Rovera, 24 marzo 1991, p.6

Per approfondire la tematica, consultare il libro: “ITALICUS – don Virginio Icardi prete partigiano” : http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=639563

Bruno Chiarlone 


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