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Innovazione e welfare L’Agorà del sociale propone un progetto per il futuro di Torino

Serve più innovazione. E serve più welfare. Anzi: innovazione e
welfare devono trovare il modo di «camminare insieme» perché, per il
territorio torinese, rappresentano le due facce del medesimo problema
e della medesima sfida, quella di inventare un diverso modello di
sviluppo, che allontani lo spettro di un declino che oggi, complice la
crisi globale, è nei fatti e nei numeri delle statistiche.

Per tre ore oggi pomeriggio al santuario della Consolata i lavori
dell’«Agorà del sociale» voluta dall’arcivescovo di Torino mons.
Cesare Nosiglia hanno compiuto un passo avanti importante, mettendo a
confronto le voci e l’esperienza di molti esponenti della società
civile, delle istituzioni pubbliche, del terzo settore. Nella sua
introduzione l’arcivescovo ha richiamato, in particolare, la gravità
della condizione giovanile, riferendosi ai dati pubblicati in questi
giorni sull’assenza di lavoro per i giovani. Questa è, per mons.
Nosiglia, la questione fondamentale, su cui si gioca il destino di due
generazioni.

La piattaforma ecclesiale – Punto di partenza del lavoro la
«piattaforma» che sintetizza le indicazioni emerse dalla consultazione
dei gruppi ecclesiali. C’è bisogno, prima di tutto, di un recupero
della «politica», che non significa andare a occupare lo spazio dei
partiti ma richiamare con forza la corresponsabilità dei cittadini
nella «polis», nella gestione della cosa pubblica. In essa sono
indicati alcuni criteri guida importanti: la «fraternità» come
condizione indispensabile del procedere. Non si tratta infatti di
costruire una società di eccellenze, ma di valorizzare la presenza e
il contributo di tutti i cittadini. E poi, la necessità di lavorare in
rete, superando le burocrazie e gli «orti chiusi» delle competenze,
della pubblica amministrazione e non solo; ancora, un nuovo patto
sociale e generazionale, che coinvolga realmente i giovani in una
«cosa pubblica» che oggi invece sembra rispecchiare soprattutto
l’invecchiamento progressivo della popolazione torinese.

Il prof. Profumo – Il prof. Francesco Profumo, già ministro del
governo Monti e rettore del Politecnico torinese, ha orientato la
riflessione proponendo una lettura dell’attuale realtà, che ha urgente
bisogno di trovare un nuovo indirizzo, conclusa una certa fase
dell’industria manifatturiera. Le priorità sono: costruire la
«fabbrica del futuro», che sarà fatta di conoscenza e formazione dei
lavoratori, prima che di «prodotti»; incentivare i processi di governo
coordinato e le sinergie. Un’opportunità di grande importanza è quella
fornita attualmente dalla costituzione delle aree metropolitane;
valorizzare l’esperienza dei «santi sociali», cioè non perdere di
vista quell’obiettivo e quel metodo di «fraternità» che è al cuore
dello sviluppo.

Il dibattito – Intorno a questi temi si è sviluppato un ampio
dibattito che ha visto gli interventi, fra gli altri, dell’ex sindaco
Castellani, del vicesindaco Elide Tisi, del presidente della Compagnia
di San Paolo Remmert e del segretario generale della Fondazione CRT
Lapucci; sono intervenuti anche l’ex ministro Elsa Fornero,
sindacalisti come Dealessandri e Nanni Tosco, Grazia Breda del
Coordinamento Sanità e Assistenza e altri esponenti del terzo settore.
Altre istituzioni, come la Regione Piemonte, hanno fatto pervenire
contributi scritti.

Le indicazioni – Le principali indicazioni emerse ribadiscono questa
convinzione: il nuovo sviluppo ha bisogno di innovazione, e dunque
investimenti in ricerca; ma va realizzato partendo da un recupero di
risparmio ed efficienza nei processi attuali, che vedono l’Italia, ma
anche Torino, perdere opportunità e denaro perché non si riesce a
mettersi nelle condizioni giuste per sfruttare i pur enormi sostegni
messi a disposizione dall’Unione Europea. Inoltre lo sviluppo che si
prefigura è da perseguire appunto con il criterio della fraternità,
cioè con un’attenzione non assistenziale anche alle fasce deboli. Non
si tratta soltanto di «aiutare» gli svantaggiati, ma di provarsi a
costruire un tipo di società che offra reali opportunità a tutti i
suoi cittadini. In questo senso i cammini di formazione di base e di
aggiornamento permanente rimangono un punto qualificante di qualunque
progetto.

Ci sono due punti irrinunciabili che ben riassumono il cammino
compiuto finora: rispondere efficacemente all’emergenza occupazionale
e «fare sistema», cioè condividere conoscenze, risorse, progetti. E in
questo lavoro si ritrova anche il senso principale dell’«Agorà»,
voluta dall’arcivescovo come momento impegnativo, e non solo
accademico, di confronto.

Come si procede – Il cammino dell’Agorà continua ora con la
riflessione sui documenti presentati e sui contributi al dibattito con
la società civile. Per il prossimo mese di settembre l’arcivescovo ha
annunciato la convocazione di un grande incontro pubblico dove
verranno messi in circolo i contenuti emersi e le indicazioni
operative per il futuro. Alcuni dei temi affrontati dall’Agorà saranno
ripresi da mons. Nosiglia anche nella sua Lettera pastorale, la cui
pubblicazione è ugualmente prevista per settembre.

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