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Sclerosi Multipla e CCSVI: il chirurgo vascolare Bavera risponde al neurologo Ghezzi

Copyright: avv. Luigi Dati
Copyright: avv. Luigi Dati

Interviene anche il Dr. Pietro Maria Bavera, chirurgo vascolare ed angiologo milanese, dopo la messa in onda della testata Gallarate 24 di un servizio intitolato “Sclerosi multipla: il metodo Zamboni? Un’illusione” con un’intervista al neurologo di Gallarate Angelo Ghezzi. http://gallarate24.com/2015/07/24/sclerosi-multipla-il-metodo-zamboni-unillusione/

Scrive il Dott. Bavera:

“E’ dato di fatto e riconosciuto in tutto il Mondo Scientifico che la Medicina spesso non è una realtà perfetta. Capita che ad alcuni problemi si prospettino molteplici soluzioni, alcune alternative tra loro, che talvolta si muovono in differenti direzioni.

Quello che ha o dovrebbe avere la priorità assoluta è “il fine” cioè la guarigione del Malato o quantomeno offrire dei benefici per migliorarne la “qualità della vita” quando le prospettive di guarigione sono dubbie.

Tra le malattie neurologiche progressive, la Sclerosi Multipla ha richiamato molta attenzione in questi ultimi cinque anni, dove il Malato ha il diritto sacrosanto di cercare la Cura passando attraverso più possibili Soluzioni, specie quando quelle esistenti, e magari applicate per anni, non hanno avuto gli esiti sperati.

Questo “esodo” di Malati affetti da Sclerosi Multipla verso possibili ulteriori terapie, oltre a quelle già sperimentate e con risultati alterni, è la chiara dimostrazione che il Malato in questo caso è “sovrano” e la Scienza si dovrebbe muovere solo in aiuto nella lotta alla malattia. Purtroppo non sempre è così.

Prima cosa, in una Scienza che non è mai esatta, si dovrebbe almeno utilizzare una terminologia esatta, cosa che in questo caso non avviene quasi mai.

Mi riferisco alla “Teoria Zamboni” che non è un “metodo Zamboni” anche se fa comodo definirlo come tale. La Teoria è andata molto oltre alla semplice teoria poiché è stata dimostrata, anche scientificamente, da centinaia di pubblicazioni ed immagini di AngioRisonanze. La presenza della ormai nota Insufficienza Venosa Cerebro Vascolare (CCSVI) è una realtà che affligge diverse tipologie di patologie neurologiche progressive, non solo la Sclerosi Multipla.

Parlare di “interventi di disostruzione venosa” significa ancora utilizzare termine inesatto. In genere si tende a “disostruire una arteria” mediante TEA (tromboendoarterectomia). Le procedure eseguite nelle vene, in questo caso le giugulari interne e la vena azygos, sono state di “angioplastica dilatativa”, nota come PTA. Una vena ostruita è chiusa, non si può aprire e basta mentre una vena “stenotica”, cioè stretta, viene dilatata se e quando esistono le condizioni, anche anatomiche, per cercare di farlo. Si è purtroppo visto che non è sempre possibile ma ciò non toglie che non si debba escludere questa possibilità.

E’ una procedura che, se eseguita da mani inesperte, ha un rischio ma, con questo stesso criterio, è rischiosa anche una appendicectomia o una safenectomia.

La CCSVI è stata riconosciuta come Patologia all’UIP (Unione Internazionale di Phlebologia) tenutosi a Boston nel 2013, (Lee BB, Baumgartner I, Berlien P, Bianchini G, Burrows P, Gloviczki P, Huang Y, Laredo J, Loose DA, Markovic J, Mattassi R, Parsi K, Rabe E, Rosenblatt M, Shortell C, Stillo F, Vaghi M, Villavicencio L, Zamboni P. International Angiology 2015;34(2):97-149 Diagnosis and Treatment of Venous Malformations Consensus Document of the International Union of Phlebology (IUP): updated 2013).

e tutti coloro che hanno confermato il Consensus Document sono dei validissimi Medici che si sono basati sui risultati di moltissimi lavori pubblicati.

Le pubblicazioni poi non hanno il solo valore di ciò che dimostrano o sostengono ma ha enorme importanza anche l’assenza da “conflitti d’interessi”. Più il lavoro è “indipendente” e maggiore sarà il suo “valore”.

Definire pertanto la “Teoria Zamboni” come un fallimento non ha senso.

Non ha senso perché moltissimi sono anche i Malati che hanno ricevuto dei benefici, che persistono nel tempo, dopo aver eseguito la PTA. Sarebbe offensivo verso di loro.

Ancora, non ha senso perché sarebbe sbagliato verso quei Malati che hanno voluto cercare “ulteriori” soluzioni alla loro malattia, nella giusta speranza di ottenere maggiori soddisfazioni rispetto alla medicina tradizionale.

Infine, non ha senso perché il primario obiettivo del Medico è di “curare” il Malato con tutte le possibili armi a disposizione.

I farmaci si sa sono utili ed importanti, così come la ricerca, ma questi talvolta non ottengono i risultati sperati. Nonostante ciò è la ricerca che deve andare avanti, proprio nell’interesse del Malato, e si deve poter muovere in tutte le direzioni, in questo caso anche vascolari.”

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Alessandro Rasman

Alessandro Rasman, 49 anni, triestino. Laureato in Scienze Politiche, indirizzo politico-economico presso l'Università di Trieste; è malato di sclerosi multipla, patologia gravemente invalidante, dal 2002. Per Mediterranews cura una speciale rubrica sulla sclerosi multipla.

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