Comunicati Stampa

Aicpe Errore medico e responsabilità professionale

«Inaccettabile il ddl. Il libero professionista è discriminato. Chiediamo che l’Italia si allinei all’Europa»

«Il disegno di legge (ddl) sulla Sanità, di cui si parla tanto in questo periodo, è incompleto e mostra preoccupanti incoerenze». È l’opinione dell’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe) sul ddl approvato dalla Commissione Affari Sociali sulla responsabilità professionale. «Il ddl riduce a 5 anni il periodo di prescrizione e attribuisce al paziente l’onere della prova – prosegue Aicpe -. Ciò significa che i pazienti, che non abbiano ragioni sostenibili per intentare una causa o che abbiano finalità risarcitorie non giustificate, non chiederanno, con la stessa frequenza e facilità, di iniziare un processo risarcitorio che, con le nuove misure legislative, probabilmente, darà loro torto e li assoggetterà a spese legali. Il minor numero di processi che seguirà l’applicazione di tali nuove regole dovrebbe anche diminuire il lavoro dei giudici impegnati in questo campo e migliorare la funzionalità della giustizia nei processi per giusta causa».

Il punto è che «il Governo ha ritenuto opportuno che questi principi valgano solo in ambiente pubblico ed ha escluso tutti i liberi professionisti da queste regole”. «Perché? Perché un sanitario che esegue lo stesso intervento in un ospedale e in una clinica privata deve essere sottoposto a principi legislativi differenti? Perché lo stesso danno segue un percorso legislativo differente a seconda che accada in ambiente pubblico o libero-professionale?» si chiede Aicpe, che prosegue: «Il criterio di discriminazione fra pubblico e privato su cui si basa questo decreto è ingiusto e incomprensibile. Estendere a tutti i sanitari gli stessi principi non solo renderebbe equa la norma, ma aumenterebbe i benefici effetti di questo decreto sia in termini economici sia di funzionalità del sistema giudiziario. Quello che chiediamo è che la normativa italiana sia uniformata a quella del resto d’Europa, come peraltro la giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea raccomanda da quasi vent’anni».
Il ddl ribadisce l’obbligo di contrarre assicurazione per le strutture sanitarie e per ogni medico, ma non obbliga le assicurazioni a stipulare i contratti. Non si considera infatti che «la maggior parte delle compagnie assicurative non offrono più ai medici la possibilità di stipulare le polizze richieste dalla legge». Aicpe chiede quindi che «il Governo obblighi in qualche modo le compagnie assicurative a offrire ai medici contratti di copertura a cifre accettabili, sotto il controllo dello Stato, come è stato fatto per le auto all’epoca dell’introduzione dell’obbligo dell’assicurazione per gli autoveicoli».
Inoltre è ormai il momento di riformare il diritto civile in materia di responsabilità dei sanitari: «Servono norme chiare, che non si prestino a interpretazioni multiple che rendono il diritto in ambiente sanitario del tutto oscuro. Tale situazione rende problematico il rapporto medico-paziente che, invece di basarsi su fiducia interpersonale, si avvia sempre più a diventare un puro rapporto contrattuale, con tutti i lati negativi che tale situazione comporta, specialmente in ambito di medicina privata. La libera professione è una risorsa per lo Stato italiano, tutelata dalla Costituzione: un atteggiamento discriminatorio e punitivo nei confronti di tale risorsa non è giustificato e crea un susseguirsi di eventi che termina danneggiando il rapporto medico-paziente il quale è fondamentale per la funzionalità e il benessere della salute dei pazienti tutti. Proprio dall’ultima intervista a Quotidiano sanità del relatore del ddl, l’onorevole Federico Gelli, si evince come questo decreto sia stato costruito a vantaggio unicamente delle casse della sanità pubblica, ignorando totalmente le istanze dei singoli professionisti che continueranno a essere vessati, nell’ambito della libera professione, da un lato da un mercato assicurativo inesistente e dall’altro da una giurisprudenza senza regole certe ma piena di interpretazioni a volte perfettamente in contrasto tra di loro». «Il ddl poteva essere una buona occasione per far totale chiarezza in un settore che risente ancora di interpretazioni a volte sorprendentemente differenti: un’occasione, a nostro avviso, persa» conclude Aicpe.

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