Sclerosi multipla, per studio vena in placca e’ biomarcatore Associazione, ruolo vene già scoperto da Zamboni
(ANSA) – ROMA, 15 NOV – “Uno studio di ricercatori americani e canadesi appena pubblicato sulla rivista Nature Reviews Neurology afferma che la presenza di una vena all’interno di una placca rilevata con la risonanza magnetica è da considerare un biomarcatore per la diagnosi della sclerosi multipla. E’ esattamente ciò che ha evidenziato, dieci anni fa, Paolo Zamboni, dell’Università di Ferrara, il quale ha individuato l’Insufficienza Venosa Cronica Cerebrospinale (CCSVI) e il legame tra circolazione venosa cerebrale e la neurodegenerazione”. A evidenziarlo in una nota l’Associazione Ccsvi nella sclerosi multipla. “Secondo il gruppo di ricercatori, nel corso degli ultimi anni la risonanza magnetica è diventata uno strumento indispensabile per la diagnosi di sclerosi multipla. Tuttavia, sostengono gli studiosi, gli attuali criteri di RM per la diagnosi hanno sensibilità e specificità imperfette – evidenzia in una nota l’Associazione – e proprio il segno venoso centrale (CVS) è stato recentemente proposto come un nuovo biomarcatore della risonanza magnetica per migliorare la precisione e la velocità della diagnosi di sclerosi multipla. In pratica, in presenza di questo segno in risonanza magnetica, invece di parlare genericamente di lesioni demielinizzanti, ci si può spingere a fare diagnosi più specificatamente di sclerosi multipla”. “In un articolo di Zamboni del 2006 – conclude la nota – venivano pubblicate le foto delle prove istologiche della vena che attraversa la placca. Adesso, a dieci anni di distanza, Nature sottolinea come le evidenze indichino che la presenza del segno venoso centrale nelle singole lesioni può differenziare accuratamente la sclerosi multipla da altre malattie che imitano questa condizione”. (ANSA).