Questione Energas Manfredonia, Gianni Lannes scrive a Michele Emiliano
Di seguito pubblichiamo la lettera che Gianni Lannes, già giornalista Rai e nazionale che da anni si occupa di inchieste principalmente del territorio di Capitanata, ha inviato al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Il testo integrale, di seguito riportato, è stato pubblicato sul blog di Lannes al link http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2017/01/gianni-lannes-scrive-al-presidente.html#more.
[*lettera inviata per posta elettronica giovedì 26 gennaio 2017, alle ore 17,04, presso la Redazione giornalistica di Stato Quotidiano].
”Al presidente della regione Puglia Michele Emiliano*
Le scrivo, innanzitutto, per richiamare la sua doverosa attenzione umana ed istituzionale, sulla necessità di stimolare un serio processo di sensibilizzazione riguardo all’improprio sfruttamento delle risorse ambientali, al degrado, all’inquinamento ed ai rischi ad essi associati per la salute umana. La tutela concreta dell’ambiente chiama in causa valori e beni fondamentali come la qualità della vita, il rispetto per la comunità biotica, la tutela effettiva della salute umana. La politica in uno Stato di diritto ha e deve mantenere un ruolo prioritario in quanto la sua ragion d’essere è data proprio dalla tutela dei diritti e valori umani, per i quali non è ammissibile alcuna forma di negoziazione. Il diritto ad un ambiente non inquinato va considerato ormai parte integrante del diritto alla salute in quanto quest’ultimo è evidentemente pregiudicato dalla violazione sistematica dell’equilibrio ambientale.
Colgo l’occasione per metterla al corrente se ancora non lo sapesse, della mancata bonifica dell’area di Manfredonia dall’inquinamento provocato dall’Eni – come si evince dai documenti ufficiali – che seguita ad avere gravissime ripercussioni sulla salute dell’ignara popolazione, in particolare di nascituri, neonati, bambini e adolescenti. Il 10 gennaio 2000 il ministro dell’ambiente con apposito decreto ha perimetrato le aree inquinate sulla terraferma e in mare, in particolare una zona marina prospiciente l’ex petrolchimico che ingloba il porto industriale di 8,5 chilometri quadrati, dove l’Ispra nel 2008 tra gli altri micidiali veleni sedimentati, ha rinvenuto sui fondali anche il mercurio, proprio dove è in atto da anni un impianto di maricoltura (finanziato dalla Regione) e dove l’Energas/Kuwait Petroleum intende far attraccare le navi gasiere.
Mi rivolgo a Lei, dopo aver ascoltato la registrazione di alcuni incontri pubblici a Manfredonia, dopo aver sentito la sua reiterata promessa (novembre 2016), per chiederle di revocare in autotutela la delibera di giunta regionale numero 1361 datata 5 giugno 2015, azione da lei stesso annunciata, a firma del governatore uscente Nichi Vendola. Un atto che ha espresso notoriamente la compatibilità dell’operazione speculativa targata Energas/Kuwait Petroleum, su cui, peraltro, è basato il decreto ministeriale numero 295 del 22 dicembre 2015, sottoscritto dai ministri Galletti e Franceschini. Recentemente, il 22 e 29 dicembre 2016, numerosi tra i cittadini e le cittadine più sensibili della città fondata da re Manfredi, hanno indirizzato al presidente della Repubblica, all’attuale presidente del Consiglio nonché ai ministri Calenda e Delrio, la motivata richiesta di arrestare l’iter autorizzativo per l’impianto del suddetto impianto di gas a petrolio liquefatto, definito dalle direttive Seveso, “a rischio di incidente rilevante”.
Nel congedarmi fiducioso da Lei per il suo fattivo interessamento, e nel comunicarle di essere a disposizione per qualsivoglia chiarimento, prendo a PRESTITO le parole di don Tonino Bello, mio maestro di etica, incastonate nel libro Sud a caro prezzo (La Meridiana, Molfetta, 2003, pagina 55):
«Nel Meridione d’Italia si vive ancora l’età degli schiavi. Prima di tutto è impazzita la legge (nomos) che regola la conduzione della casa (oikia). E’ saltata, cioè, l’eco-nomia. Si è stravolta l’eco-torah. Le regole di condotta, indispensabili in ogni ordinata società, sono state soppiantate da altre regole che privilegiano la forza sulla giustizia, l’arbitrio sul diritto, il “faidate” sugli articoli di legge, il “self-service” normativo sulle istanze del bene comune legittimamente codificate. Assistiamo, insomma, all’eclisse della legalità».
Cordiali saluti!
Gianni Lannes
Nico Baratta