News sulle pensioni, le ultime ipotesi di riforma
Le ipotesi di riforma delle pensioni allo studio da parte del governo sono molteplici, e non tutte di facile attuazione: dopo la chiusura dell’Ape social e delle richieste di pensione anticipata per la quota 41 dei precoci, i tavoli del governo sono bollenti e dedicati in modo particolare al futuro dei giovani, facendo rientrare in questa categoria tutti coloro che al momento non hanno ancora compiuto 37 anni. Chi ricade completamente all’interno del meccanismo previdenziale contributivo, infatti, si deve attendere un futuro pensionistico a tinte fosche, ma lo stesso vale anche per coloro che hanno cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre del 1995. Nello scorso mese di luglio, tra l’altro, era stata presa in considerazione l’opportunità di assicurare un assegno mensile pari a 650 euro ai giovani con non meno di 20 anni di contributi alle spalle.
Una misura del genere potrebbe rappresentare un correttivo destinato a trovare un rimedio alle difficoltà e alle falle che caratterizzano il sistema contributivo: questo tipo di meccanismo non prevede l’integrazione al minimo di pensione, a differenza di quel che succedeva con i precedenti sistemi previdenziali. Ma non è questo il solo aspetto fonte di preoccupazione: un altro elemento da valutare è che la carriera professionale di quelli che sono nati dal 1980 in avanti è contraddistinta, secondo quanto rivelano i numeri, da periodi di vuoti lavorativi, dovuti alla precarietà dei contratti o alla disoccupazione.
I correttivi sulle pensioni: ultime news
Secondo le ultime news sulle pensioni, l’intervento sulla pensione di vecchiaia e anticipata, per quel che riguarda le generazioni che rientrano nel sistema contributivo, dovà essere compiuto in parallelo con la valutazione dei correttivi previsti per il mondo del lavoro, in modo tale che possa essere garantita una carriera sicura al maggior numero possibile di persone. Un contribuente che è nato nel 1980, per esempio, in base alle condizioni attuali avrà la possibilità di andare in pensione anticipata, con 20 anni di contributi, all’età di 66 anni e 5 mesi, nel 2047, ma solo a condizione che l’assegno di pensione che nel frattempo sarà maturato sia almeno 2.8 volte più elevato rispetto all’assegno sociale. Insomma, la pensione del futuro non potrà essere inferiore a un valore di 1.050 euro netti. Diverso il discorso relativo alla pensione di vecchiaia: in questo caso il parametro dell’età prevista per il 2050 sarà di 69 anni e 5 mesi, sempre tenendo conto di 20 anni di contributi pagati e ipotizzando una pensione futura che sia almeno 1.5 volte più alta della pensione sociale.
I limiti e le difficoltà della riforma sulle pensioni
Come si può ben immaginare, in sintesi, per le generazioni più giovani sarà molto più complicato raggiungere la pensione, anche e soprattutto per colpa della discontinuità lavorativa. A essere favoriti saranno, in maniera inevitabile, solo quei lavoratori che avranno potuto contare su una carriera lineare, tanto per il raggiungimento dei requisiti quanto per l’importo della pensione. Vale la pena di non dimenticare, in ogni caso, un’altra proposta che è stata avanzata per la riforma delle pensioni, in funzione della quale verrebbero rimossi i limiti minimi relativi alla pensione anticipata e alla pensione di vecchiaia in funzione dell’assegno sociale: limiti che sono pari a 2.8 volte e a 1.5 volte. Alla fine dell’anno e alla stesura della Legge di Stabilità definitiva, in ogni caso, manca ancora molto, e tutto lascia pensare che le prossime settimane saranno molto calde su questo fronte, anche a causa della pre-annunciata opposizione delle più importanti sigle sindacali del Paese.